Il maggior numero di vittime dell'esercito, in rapporto al numero degli abitanti della singola zona, proviene dalle regioni più depresse della Federazione Russa. Aree che hanno in comune l’estrema povertà, l’isolamento e la scarsa densità abitativa
- Quella combattuta dai russi in Ucraina è una "guerra dei poveri". Il maggior numero di vittime dell'esercito, in rapporto al numero degli abitanti, proviene infatti dalle regioni più depresse della Federazione Russa. Lo ha riportato il Corriere della Sera
- Si tratta della Repubblica popolare di Tuva, del circondario autonomo del Nenec, abitato dall’omonima minoranza etnica, e della provincia della Cukotka, soggetto della Federazione russa con il minore reddito pro capite. Queste aree hanno in comune l’estrema povertà, l’isolamento e la scarsa densità abitativa. Oltre a queste zone, va considerata anche la Repubblica di Buriazia, i cui militari divennero "famosi" all’inizio del conflitto per il massacro compiuto nella città di Bucha
- A settembre le perdite della repubblica di Tuva e quella di Buriazia sono state di 57 e 55 caduti su 100.000 abitanti, quelle del Nenec e della regione di Magadan 44,9 e 43,6, seguite dal circondario di Chukotka (38) dalla Transbajkalia (Siberia meridionale: 36,9) e dalla regione di Sakhalin (36,1), nell’estremo Oriente russo
- I dati vengono raccolti ogni mese dal sito indipendente Mediazone e dalla fondazione FreeBuryatia (creata nel marzo del 2022 da membri della diaspora buriata) che forniscono un aggiornamento statistico calcolando il numero dei militari russi uccisi ogni centomila abitanti
- La tendenza di "pescare" militari dalle aree più povere non è però una novità: anche all’inizio dell’Operazione militare speciale le perdite maggiori, in percentuale rispetto alla popolazione, erano state registrate nelle autonomie etniche e nelle regioni depresse con un livello di retribuzione sostanzialmente inferiore a quello medio
- L’analisi progressiva dei dati di dimostra inoltre come lo sfruttamento umano delle zone più remote del Paese è ancora lontano dall'esaurirsi. Anzi, si fa sempre più intensivo, con percentuali di lutti crescenti nelle regioni citate
- Discorso molto diverso per le grandi città. A San Pietroburgo (nella foto il porto della città) la mortalità militare è dello 0,7% ogni centomila persone mentre stime di poco superiori riguardano Kazan e Niznij Novgorod, nella ricca e popolosa Russia centrale, dove il Cremlino non vuole avere problemi almeno fino alle elezioni presidenziali del prossimo 18 marzo
- Nella regione di Mosca si sfiora l’uno per cento, percentuale talvolta superata (come nei mesi di giugno e luglio), ma solo perché vi hanno sede le cinque più grandi guarnigioni del Paese
- L'obiettivo di questa strategia sarebbe quello di far "sentire" il meno possibile la guerra all'esterno ma soprattutto all'interno dei confini russi, cercando di far passare l'idea che il conflitto ucraino sia un evento lontano dalle conseguenze comunque tollerabili in termini di vite perdute. Quest'ultime, secondo stime non ufficiali riportate dal Corriere, avrebbero superato almeno le 120.000 unità
- Un gioco di prestigio che potrebbe diventare difficile da gestire nel lungo periodo ma che la Russia può ancora adottare avendo a disposizione uno spazio geografico molto grande e un patrimonio di risorse umane quasi sei volte superiore a quello del nemico