Timothy Garton Ash a Sky TG24: "L'Europa è più forte se guarda a Est”

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Nicola Veschi

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Per lo storico britannico "l’Unione attuale è la migliore che abbiamo mai avuto, eppure continua a essere minacciata". Le sfide più grandi? "Aiutare Kiev a vincere la guerra, imparare a gestire le migrazioni di massa e cercare di creare dei buoni posti di lavoro per le giovani generazioni"

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Il voto in Slovacchia che ha visto la vittoria del partito filo-putiniano di Robert Fico, il rafforzarsi dei partiti conservatori che si ispirano ad idee nazionaliste, le prossime elezioni in Polonia. Abbiamo parlato di tutto questo con il professore Timothy Garton Ash, storico della contemporaneità, figlio del sogno europeo che racconta in prima persona nel suo nuovo saggio Patrie. Una storia personale dell’Europanel quale ripercorre trionfi e tragedie del Vecchio Continente muovendosi tra analisi politica, reportage e memoria intima. Il racconto parte dalla storia di un giovane Timothy che, con il passaporto britannico in mano, parte la sua prima avventura in Europa. Meta: la Francia. Quel passaporto negli anni è rimasto a lungo nel cassetto perché non serviva più per spostarsi all’interno dell’Unione europea (che nel frattempo si espandeva). Oggi è tornato indispensabile.

Professor Garton Ash, crede che il movimento “national rejoin march” che chiede di fare rientrare la Gran Bretagna nell’Unione Europea avrà un seguito?

Io sono appassionatamente un europeo inglese, io mi sento in a casa in tutta Europa, per questo ho intitolato il mio libro Patrie: perché io mi sento a casa all’estero, in tutta Europa. E sono certo che se riusciremo a costruire un’Ue più ampia, più estesa e più forte e più attrattiva sotto il profilo economico, allora anche il mio Paese avrà voglia di rientrare nell’Unione e a quel punto non avrò più bisogno del passaporto per venire in Europa.

Un futuro governo laburista potrebbe spingere per un eventuale ritorno del Regno Unito nell’Ue?

Abbiamo superato il momento culminante della Brexit, anche il governo cnservatore attualmente in carica sta cominciando a compiere piccoli passi per il riavvicinamento. Sono convinto che un prossimo governo laburista intraprenderà passi più decisi, più concreti. Ma la questione vera e propria del ritorno del Regno Unito all’interno dell’Unione europea si porrà soltanto verso la fine di questo decennio.

L’Europa sta cambiando, negli ultimi anni i partiti che si rivedono in ideali nazionalistici stanno raccogliendo consensi crescenti. Sabato il voto in Slovacchia ha portato alla vittoria il partito del filo-putiniano Robert Fico. Fra meno di un anno ci saranno le elezioni in Europa. Che Unione uscirà secondo lei dalle urne?

L’Unione europea attuale è la migliore che abbiamo mai avuto e, tuttavia, questa Europa è minacciata. Il pericolo secondo me è che l’Europa sarà tirata molto bruscamente verso destra, aumenteranno i consensi di tutti quei movimenti e partiti, sentimenti che sono più nazionalistici, più populisti e più xenofobi.

Quali sono le sfide maggiori che dovrà affrontare?

Quali sono le sfide più grandi oggi? Attualmente in Europa abbiamo la guerra su maggior scala dal 1945, quindi secondo me le sfide sono queste: dobbiamo aiutare l’Ucraina a vincere la guerra; poi dobbiamo imparare a gestire l’altra grande sfida che è quella delle migrazioni di massa; infine dobbiamo cercare di creare dei buoni posti di lavoro per le giovani generazioni europee.

Non c’è il rischio che il sostegno di Bruxelles all’Ucraina possa portare ad uno sfaldamento dell’UE?

Al contrario, non sostenere l’Ucraina in questa guerra porterebbe a una crisi profonda dell’Unione Europea (GUERRA RUSSIA-UCRAINA, GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA). Ci sarebbe una crescente frattura fra la parte orientale del Continente. Avremmo da un lato gli Stati dell’Est che sarebbero terrorizzati dal vedere l’Ucraina abbandonata al suo destino. Dall’altro, invece, i Paesi occidentali. L’unico modo per tenere l’Europa unita è trovare una strategia comune per arrivare ad una fine della guerra.

Nel pieno del conflitto è stato avviato l’iter per l’adesione di Kiev all’Ue che ha irritato molto Mosca.  Come legge lei questo possibile ampliamento ad Est: una sfida riuscita? E se sì a chi?

L’allargamento dell’Unione Europea verso Est è una necessità, è un imperativo geostrategico. E in un certo senso il primo europeo che ha compreso questo fatto è stato il vostro Mario Draghi. È stato veramente un pioniere nel sostenere questo. Non abbiamo alternative. Il punto non è se l’Ucraina vincerà la guerra, ma come. Io sono convinto che se riusciremo ad accogliere l’Ucraina nell’Unione e a far terminare la guerra, fra 10 anni avremo un’UE più ampia e più forte e - mi permetta di dire - forse anche un’Ue alla quale il mio paese, la Gran Bretagna, potrebbe voler aderire di nuovo.

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