L'ultimo bilancio ufficiale di Rabat parla di 2.901 morti per il sisma che ha colpito il Paese nella notte tra l'8 e il 9 settembre. Intanto, mentre si continua a scavare tra le macerie, lentamente si prova a tornare alla normalità: i vicoli della Medina di Marrakech sono ormai quasi del tutto ripuliti. Restano però centinaia i piccoli villaggi in stato di necessità. E nel Paese arrivano i primi aiuti internazionali
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Sfiorano quota 3.000 le vittime del terremoto che ha colpito il Marocco nella notte tra l’8 e il 9 settembre: l’ultimo bilancio ufficiale rilasciato dal governo di Rabat parla di 2.901 morti e 5.530 feriti. E dopo giorni di silenzio il Re Muhammad VI è andato a Marrakech per fare visita ai terremotati feriti, ricoverati in un ospedale della città, e si è sottoposto a un prelievo di sangue per la raccolta di emergenza. Intanto, mentre in diverse parti del Paese si continua a scavare tra le macerie, lentamente si prova a tornare alla normalità. Sono ormai 18 le strade – tra nazionali, provinciali e regionali – che sono state riaperte alla circolazione dopo il sisma. Si tratta soprattutto delle vie che collegano le località più colpite sul massiccio dell’Atlante e il resto del Marocco, quelle che consentiranno poi ai soccorritori di arrivare anche nelle zone più impervie. E se a Marrakech la Medina sta riprendendo colore e i vicoli del centro storico sono ormai quasi sgombri dalle macerie, restano centinaia i centri, in particolare villaggi e piccoli agglomerati di abitazioni, che attendono di essere aiutati: per ora Rabat ha accettato squadre di soccorritori soltanto da quattro Stati esteri - Spagna, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti e Qatar - mentre tutte le altre persone che stanno aiutando sono volontarie. Secondo gli uffici regionali di Unicef, "ad oggi sono circa 100mila i bambini colpiti dal terremoto in Marocco" (IL REPORTAGE DI SKY TG24).
Croce Rossa: "Speranza di trovare vite tra le macerie sta svanendo"
La speranza di trovare sopravvissuti sotto le macerie del terremoto nelle aeree più remote delle montagne dell'Atlante sta svanendo secondo Moulay Hafid Alaoui, capo della Croce Rossa marocchina per Marrakech-Safi: "È chiaro che col passare del tempo, la possibilità sta diminuendo", ha riferito secondo quanto riporta il Guardian. Le squadre di ricerca e soccorso stanno ancora tentando di raggiungere le frazioni e i villaggi più piccoli della regione montuosa di Al Haouz, vicino all'epicentro del sisma, mentre le forze armate marocchine hanno allestito ospedali da campo nella zona terremotata e hanno sorvolato le vette con elicotteri nel tentativo di distribuire aiuti e trasportare i feriti.
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Gli aiuti esteri in Marocco
Sul discorso dei soccorsi è tornato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ancora oggi ha rimarcato la disponibilità di Roma a prendere parte alle operazioni di aiuto per il Marocco (così come a quelle per la Libia, dove il passaggio dell'uragano Daniel ha causato migliaia di morti). Nelle prossime ore il numero di Paesi coinvolti nei soccorsi potrebbe aumentare. "In questa fase specifica", aveva fatto sapere il Ministero dell’Interno marocchino, si è deciso di "rispondere favorevolmente" alle offerte di sostegno "di Paesi amici", tenendo conto che "la mancanza di coordinamento in tali situazioni potrebbe essere controproducente". Con l’avanzare degli interventi, però, “a valutazione dei possibili bisogni potrebbe evolversi, il che consentirebbe di sfruttare le offerte di sostegno presentate da altri Paesi amici, secondo le esigenze specifiche di ogni fase".
I primi soccorsi internazionali sul campo
Tra le prime squadre di soccorso internazionali arrivate in Marocco ci sono quelle spagnole, come quella del Samu (Servizio di assistenza medica urgente) di Siviglia, la prima a raggiungere il villaggio di Anerni, circa 500 abitanti, uno dei più vicini all'epicentro del sisma. Qui, negli scorsi giorni, i residenti hanno recuperato 37 cadaveri tra le macerie, ha riferito El País. In azione da ieri, d'intesa con le autorità di Rabat, e dislocato in due zone dell'area della catena dell'Atlante, è anche il team di specialisti britannici in ricerca e soccorso (UK International Search and Rescue).
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Il rientro degli italiani bloccati sull'Atlante
Intanto, nella serata di ieri, 11 settembre, è arrivata notizia che la famiglia di turisti italiani bloccata sui monti dell’Atlante ha iniziato il suo rientro verso casa. I tre - padre, madre e figlio di 15 anni – erano arrivati il 31 agosto in Marocco e hanno il volo di rientro da Fes programmato per il 14 settembre. In auto, incolonnati dietro le ambulanze, hanno iniziato a percorre la strada che arriva a Taroudant. Ad attenderli, al passo del Tiz'n Test, il console italiano di Agadir, Antonella Bertoncello.