Terremoto Marocco, perché per ora si accettano aiuti solo da quattro Paesi

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Luigi Casillo

Luigi Casillo

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Nelle scorse ore le autorità marocchine hanno fatto sapere che accetteranno aiuti internazionali solo da quattro Paesi: Spagna, Regno Unito, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Spiegazione ufficiale (fornita dal ministero degli Interni locale): la mancanza di coordinamento, in questa fase specifica, potrebbe essere controproducente. Conseguenza: dall’estero, nessuno è partito

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Il re Mohammed VI ha chiesto a tutte le moschee del regno di organizzare preghiere speciali per le vittime, i feriti e anche i sopravvissuti del terremoto che venerdì notte ha squassato il Marocco. Nei villaggi più isolati che punteggiano la catena montuosa dell’Atlante, a Sudest di Marrakech, dove il sisma ha provocato i danni più gravi e dove si conta il numero maggiore di vittime, mancano le ruspe e persino gli attrezzi più elementari per rimuovere le macerie e sperare di poter salvare gli ultimi sopravvissuti o almeno recuperare in fretta i corpi delle vittime (TUTTE LE NOTIZIE SUL SISMA).

Perché solo quattro Paesi possono inviare aiuti?

 

Eppure nelle scorse ore le autorità marocchine hanno fatto sapere che accetteranno aiuti internazionali solo da quattro Paesi: Spagna, Regno Unito, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Molti altri, compresi l’Italia e il resto dell’Unione europea, emersa la gravità della situazione, in poche ore, già quindi fra sabato e domenica, avevano messo a disposizione uomini, mezzi e competenze. Per quanto riguarda il nostro Paese, il ministero della Protezione Civile ha offerto 48 unità specializzate dei Vigili del Fuoco e mille posti letto. Ma il governo di Rabat ha declinato le offerte. Spiegazione ufficiale (fornita dal ministero degli Interni locale): la mancanza di coordinamento, in questa fase specifica, potrebbe essere controproducente. Conseguenza: dall’estero, nessuno è partito. In queste ore, che restano quelle decisive per salvare i sopravvissuti, nel Paese non c’è nemmeno una ong all’opera. I volontari stranieri presenti sul posto sono lì a titolo personale.

Pochi eventi come le grandi catastrofi naturali hanno la capacità di mettere a nudo la fragilità di un sistema politico. Lo si è visto in Turchia, a febbraio, quando il terremoto ha messo seriamente in crisi il blocco di potere costruito in 20 anni dal presidente Erdogan. In Marocco il re ha chiesto alle moschee di pregare. Ma oggi sono in molti nel Paese a osservare come Mohammed VI sia una figura sempre meno presente, colpevole negli ultimi anni di aver consentito a un sistema di potere di farsi largo all’ombra della monarchia. E a ricordare come l’anno scorso il re abbia trascorso più giorni all’estero che in patria.

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