Fa chiarezza la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna, secondo cui è ancora "possibile" riportare il presidente destituito Mohamed Bazoum alle sue funzioni. Il presidente Emmanuel Macron "segue attivamente la situazione in corso" e ha parlato con Bazoum e altri leader africani
La ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha smentito le accuse dei golpisti in Niger secondo cui la Francia vorrebbe "intervenire militarmente" nel Paese precipitato nei disordini dopo che un colpo di Stato ha rovesciato il governo del presidente Mohamed Bazoum, eletto due anni fa. Nella giornata di ieri, centinaia di manifestanti si erano riuniti davanti all’Ambasciata francese protestando contro Parigi. L’Eliseo aveva commentato: “Risponderemo immediatamente e senza esitazioni a chiunque attacchi i cittadini francesi, l'esercito, i diplomatici o le basi francesi. Sosteniamo tutte le iniziative regionali volte al ripristino dell'ordine costituzionale”.
Parigi: “Manifestazione violenta e pericolosa”
“È falso", ha dichiarato la ministra degli Esteri alla tv Bfm, ancora in riferimento alle accuse di intervenire sul campo: "Non bisogna cadere nella trappola", ha aggiunto sottolineando che è ancora "possibile" riportare il presidente destituito Mohamed Bazoum alle sue funzioni. “È necessario perché queste destabilizzazioni sono pericolose per il Niger e i suoi vicini", ha concluso ricordando che il presidente Emmanuel Macron "segue attivamente la situazione in corso" e ha parlato con Bazoum e altri leader africani. Commentando gli slogan anti-francesi durante la manifestazione dinanzi all'ambasciata di Francia a Niamey, Colonna ha dichiarato che "bisogna smontare i veleni e non cadere nella trappola". E ancora: "Abbiamo visto una manifestazione organizzata, non spontanea, violenta, estremamente pericolosa, con molotov, bandiere russe, slogan anti-francesi copiati e incollati da quelli già visti altrove". "Insomma - ha proseguito la capa della diplomazia francese intervenendo su Bfmtv - tutti i soliti ingredienti di destabilizzazione in stile russo-africano''. La ministra francese ha ribadito che la priorità assoluta della Francia è ora "la sicurezza dei suoi connazionali". Nelle scorse ore, Parigi ha annunciato il rafforzamento della sicurezza dinanzi all'ambasciata di Francia a Niamey.
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Il ruolo dell’Ecowas
Nel frattempo, la palla rimbalza sempre di più nel campo dell'Ecowas, la comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, deputata per vocazione e per indicazione compatta da parte delle cancellerie occidentali a dipanare l'intricata matassa del Niger, con la giunta militare golpista isolata da europei e americani e osservata con cautela perfino da Mosca che chiede moderazione nonostante l'entusiasmo filoputiniano che imperversa nelle strade di Niamey. Intanto il nuovo uomo forte Abdourahamane Tchiani va per la sua strada e ordina l'arresto di quattro ministri e di Fourmakoye Gado, leader del partito del presidente.
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Le richieste dell’Occidente
La richiesta del ripristino del governo legittimo arriva da tutti i fronti che guardano con apprensione alla deriva di uno degli ultimi partner dell'Occidente nella regione del Sahel. Tuttavia parzialmente rassicurati dalla prima foto post golpe diffusa online del deposto presidente Mohamed Bazoum, secondo alcune fonti detenuto nella sua residenza, ritratto sorridente e in buona salute con il presidente del vicino Ciad Mahamt Idriss Deby, arrivato in Niger "per esplorare tutte le strade e trovare una soluzione pacifica alla crisi." Gli Stati Uniti "sostengono l'Ecowas nel difendere l'ordine costituzionale in Niger. Il governo legittimo e democraticamente eletto deve essere immediatamente reintegrato", afferma il segretario di Stato americano Antony Blinken.
La posizione dell'Ue e dell'Italia
"L'attacco inaccettabile al governo democraticamente eletto mette a rischio" i "profondi legami" tra Ue e Niger, attacca la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La Germania rende nota la sospensione già dalla scorsa settimana "di tutti i fondi a Niamey". "L'Ue sostiene tutte le misure adottate da Ecowas come reazione al colpo di Stato avvenuto in Niger e le appoggerà rapidamente e con decisione", fa eco l'Alto Rappresentante Ue Josep Borrell. E proprio con Borrell, oltre che con la collega francese Catherine Colonna, ha avuto un colloquio telefonico il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che sottolinea come l'Italia sia "in prima linea per affrontare la crisi" e non riconosca la giunta militare. Roma vuole una soluzione diplomatica e lavora ad un accordo "per evitare spargimenti di sangue", ha aggiunto il responsabile della Farnesina mentre nel pomeriggio a Palazzo Chigi c'è stata una riunione tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, lo stesso Tajani, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i vertici dell'Intelligence. L'Italia - è stato precisato al termine dell'incontro - "auspica una soluzione negoziale della crisi e la costituzione di un governo riconosciuto dalla comunità internazionale". Secondo Crosetto "il compito dell'Occidente non è buttare benzina, ma acqua sul fuoco".
Mosca: “Favorevoli a ripristino stato di diritto”
"Favorevole" al "rapido ripristino dello stato di diritto" e alla "moderazione di tutte le parti in modo che non ci siano vittime" anche il Cremlino, per bocca del portavoce Dmitri Peskov che coglie l'occasione per un distinguo netto con la linea interventista di Yevgeny Prigozhin. Le considerazioni di Mosca "non dovrebbero essere messe sullo stesso piano semantico" di quelle fatte dal leader del Gruppo Wagner, cesella Peskov. E il riferimento è alle dichiarazioni dei giorni scorsi in cui Prigozhin aveva plaudito al golpe e aveva candidato i suoi a "ristabilire l'ordine". A dare man forte al lavorio diplomatico, quello vero, anche il taglio degli aiuti che potrebbe mettere in ginocchio il Niger, Cina permettendo.