Ue, Draghi: "Accelerare integrazione con un processo politico, gli europei sono pronti"

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L’ex presidente del Consiglio torna a parlare negli Stati Uniti, alla Martin Feldstein Lecture a Cambridge, e ripercorre la storia dell’Unione dalla nascita dell’euro fino alle crisi della pandemia e della guerra in Ucraina: "I sondaggi ci dicono che i cittadini sentono un crescente senso di minaccia esterna soprattutto dall'invasione russa e questo rende la paralisi inaccettabile. Stiamo fronteggiando una transizione geopolitica nella quale non possiamo più contare su Paesi non amici per le forniture necessarie"

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"Credo che gli europei siano ora più pronti, rispetto a venti anni fa" verso una maggiore integrazione "perché ora ci sono solo tre opzioni: paralisi, uscita o integrazione". A dirlo è l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi parlando alla Martin Feldstein Lecture a Cambridge (Massachusetts), dove spiega "il prossimo volo del calabrone: il sentiero verso una politica di bilancio comune nell'eurozona". L’economista nel suo discorso ripercorre le tappe della nascita dell'euro, la crisi del debito sovrano, gli errori, il drammatico periodo della pandemia e la successiva aggressione della Russia all'Ucraina, nella quale l'Europa ha dimostrato una "nuova realtà" con il varo di misure comuni. "Stiamo anche fronteggiando una transizione geopolitica nella quale non possiamo più contare su Paesi non amici per le forniture necessarie". Per Draghi infatti si è inceppato il sistema che ha assicurato la prosperità in questi decenni al Vecchio Continente: gli Usa per la sicurezza, la Russia per l'energia e la Cina per l'export.

"I cittadini sentono un crescente senso di minaccia"

"I sondaggi - osserva Draghi - ci dicono che i cittadini sentono un crescente senso di minaccia esterna soprattutto dall'invasione russa e questo rende la paralisi inaccettabile". L'ipotesi di uscita è "passata dalla teoria alla realtà con la Brexit" con "benefici molto incerti e costi tutti visibili". Per questo, aggiunge, "i costi di una ulteriore integrazione sono minori". Parlando poi della guerra in Ucraina, Draghi osserva che "una immediata conseguenza" è "che noi dobbiamo realizzare una transizione verso una più forte difesa comune europea" e per questo occorre "raggiungere gi obiettivi minimi di spesa Nato del 2% del Pil".

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"Integrazione Ue attraverso un processo politico"

L'ex presidente della Bce chiede poi di accelerare l'integrazione Ue non più con un metodo "tecnocratico", come nel caso della nascita dell'euro che "ha avuto successo", ma attraverso un "genuino processo politico dove l'obiettivo finale sia esplicito sin dall'inizio" e "sostenuto dai votanti nella forma di un cambio dei trattati europei". Draghi sottolinea come questa strada sia "fallita a metà degli anni '2000 (con il no dei referendum in Francia e Olanda alla costituzione ndr) ma "ora c'è maggiore speranza".

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Draghi ha poi osservato che quando il Nextgeneration Ue "terminerà", l'Europa non disporrà più di uno strumento comune sugli investimenti per la transizione ecologica e "la sola opzione" è quindi quella di "ridefinire la Ue, il suo quadro di regole di bilancio e, con un ulteriore allargamento sul tavolo, anche il suo processo decisionale". Il "serio rischio", avverte, è quello di non raggiungere gli obiettivi sul clima e "forse perdere la nostra base industriale ad aree (del mondo ndr) che si impongono meno limiti". L'Europa non può rimanere ferma senza andare avanti o "come la bicicletta di Jean Monnet, cadremo a terra".

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