Secondo fonti di polizia al quotidiano Haaretz, ci sono state manifestazioni in 30 diverse località nel Paese
Proseguono le proteste contro il governo a Tel Aviv, dopo le dimissioni del capo della polizia della città, Ami Eshed. Il capo della polizia si è clamorosamente dimesso in aperto contrasto con il ministro della Sicurezza, Itamar Ben-Gvir, che lo aveva accusato di essere stato troppo morbido con i manifestanti che da mesi scendono in piazza contro il progetto di riforma della giustizia promosso dal governo. La tensione è alta anche a Gerusalemme, vicino la residenza ufficiale del premier, Benjamin Netanyahu, dove sono stati accesi falò e gli agenti hanno tentato di disperdere la folla con la polizia a cavallo e con gli idranti (che hanno cominciato a spruzzare, secondo Yedioth Ahronoth, non più con l'acqua ma con liquido maleodorante). Secondo fonti di polizia al quotidiano Haaretz, ci sono state manifestazioni in 30 diverse località nel Paese. (IL RITIRO DELLE TRUPPE A JENIN - GLI SCONTRI)
Le proteste
Eshed ha spiegato di aver scelto di pagare "un prezzo terribile per la decisione di evitare la guerra civile: avrei potuto facilmente usare una forza sproporzionata e riempire il pronto soccorso dell'ospedale di Ichilov alla fine di ogni manifestazione a Tel Aviv. Avremmo potuto liberare Ayalon in pochi minuti al terribile costo di spaccare teste e rompere ossa, a costo di rompere il patto tra la polizia e la cittadinanza". Ben Givir, famoso per la sua retorica incendiaria, è uno dei ministri chiave del governo di Benjamin Netanyahu, il più di destra e religioso nella storia di Israele: ha liquidato le parole di Eshed come la prova che fosse "un esponente politico" e ha preconizzato per lui una carriera di successo "come candidato per un partito di sinistra alle prossime elezioni".