Tradotto letteralmente come “la cosa verde”, si tratta di un colorante che se mescolato con altre sostanze diventa pericoloso: a contatto con gli occhi può provocare anche la cecità. A partire dagli anni 2010 si sono diffusi i cosiddetti “Zelyonka attacks” attribuiti agli attivisti pro-Cremlino: l’ultimo in ordine di tempo è quello ai danni della giornalista Elena Milashina, ma anche Alexei Navalny ne ha subìti due
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L’ultimo in ordine di tempo è l’attacco contro la giornalista di Novaya Gazeta Elena Milashina, ma la storia degli attacchi con la vernice verde contro gli oppositori di Mosca inizia alcuni anni fa. La sostanza viene chiamata Zelyonka - letteralmente “la cosa verde” - e in diverse occasioni è stata usata per colpire non solo dissidenti russi ma anche ucraini durante la rivoluzione del febbraio 2014, culminata nella fuga del presidente Viktor Janukovyč e nella caduta del governo di Mykola Azarov.
Cos’è Zelyonka
Zelyonka è un tipo di colorante antisettico triarilmetano molto diffuso in Russia e in Ucraina, Paesi dove lo si può comprare facilmente in farmacia o nei drugstore. È molto difficile da lavare via dalla pelle, può volerci anche una settimana e l’uso di un acido, e soprattutto se mescolato con altre sostanze diventa pericoloso: a contatto con gli occhi può provocare anche la cecità. A partire dagli anni 2010 si sono diffusi i cosiddetti “Zelyonka attacks” attribuiti agli attivisti pro-Cremlino, aggressioni durante le quali alle vittime - sempre oppositori di Mosca - viene rovesciato addosso il colorante. Attacchi che si sono diffusi sia per la facilità di reperire la sostanza sia perché in molti casi non vengono perseguiti.
Gli attacchi ai tempi della rivoluzione ucraina
Fra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 l’Ucraina visse diversi mesi di tensioni, culminati poi nell’annessione della Crimea da parte della Russia. Nel periodo segnato dalle proteste dell’Euromaidan e dalla successiva rivoluzione, diversi esponenti politici ucraini apertamente oppositori di Mosca furono colpiti da attacchi con Zelyonka. Fra questi Arseniy Yatsenyuk, l’allora presidente della fazione ucraina filo-europea di opposizione Batkivshchyna, e Yuriy Lutsenko, ex ministro degli Interni di Yulia Tymoshenko.
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I casi Navalny (e non solo)
Anche il più noto oppositore di Putin, Alexei Navalny, è stato vittima di attacchi con Zelyonka. La prima volta è accaduto nel marzo 2017 a Barnaul, in Siberia, e il dissidente non ha riportato danni fisici tanto che ha postato su Twitter la sua foto con la faccia e le mani completamente verdi ironizzando: “Aprirò la sede di Barnaul nelle vesti del film The Mask”. Diversamente è andata con la seconda aggressione, avvenuta il 27 aprile dello stesso anno: il colorante, probabilmente mescolato a una sostanza chimica caustica, gli ha provocato un’ustione all’occhio destro e la perdita dell’80% della vista. L’oppositore ha accusato il Cremlino di aver organizzato l’attacco, e in alcuni video dell’epoca erano stati identificati membri del gruppo radicale nazionale Serb (South-East Radical/Russian Block). In Russia, prima di Navalny, avevano subito aggressioni con Zelyonka anche Michail Kas’janov, Il’ja Varlamov, Galina Sidorova e Artem Izgagin: molti di loro stavano partecipando a manifestazioni contro Putin o sono oppositori/dissidenti.
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L’agguato a Elena Milashina e Aleksandr Nemov
La più recente è l’aggressione in Cecenia alla giornalista Elena Milashina e all’avvocato Aleksandr Nemov, picchiati brutalmente. La reporter considerata fra gli eredi di Anna Politkovskaya - la giornalista assassinata nel 2006 che sulle pagine di Novaya Gazeta attaccava la deriva autoritaria del governo di Putin e gli abusi delle forze russe in Cecenia -, da anni denuncia i soprusi commessi dal regime di Ramzan Kadyrov. Fu proprio lei qualche anno fa ad accusare la polizia cecena di arrestare in massa, detenere illegalmente, torturare e in alcuni casi persino uccidere persone ritenute omosessuali. La foto di Elena Milashina in ospedale, ricoperta di Zelyonka - “la cosa verde” - ha fatto il giro del mondo. “Nei Paesi della CSI, l'atto di versare vernice verde è un’offesa”, hanno spiegato alcuni attivisti ceceni a L’Espresso.