Oggi i manifestanti serbi si sono nuovamente radunati davanti ai Municipi di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic per protestare contro l'insediamento nei loro uffici dei nuovi sindaci di etnia albanese eletti nel voto del 23 aprile. Ieri i violenti tafferugli hanno causato il ferimento di 30 militari Kfor (11 italiani e 19 ungheresi). La Russia attacca: “Forze Nato hanno provocato escalation, falsa propaganda occidentale sul Kosovo”
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie dal mondo
Proseguono le tensioni nel nord del Kosovo dopo i violenti scontri avvenuti ieri a Zvecan fra dimostranti, polizia e truppe Kfor, che hanno causato decine di feriti, tra cui diversi militari del contingente italiano (COS'È LA MISSIONE KFOR E IL RUOLO DELL'ITALIA). Oggi i manifestanti serbi si sono nuovamente radunati davanti ai Municipi di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic per protestare contro l'insediamento nei loro uffici dei nuovi sindaci di etnia albanese eletti nel voto locale del 23 aprile scorso. La situazione per il momento è tranquilla: massiccia la presenza di unità della polizia e di militari della Kfor per presidiare i punti sensibili. Stando ai media locali, i nuovi sindaci di Zvecan e Zubin Potok non intendono raggiungere oggi i loro uffici nelle rispettive sedi municipali ma dovrebbero svolgere la loro attività in sedi distaccate situate in villaggi vicini. I nuovi amministratori di Leposavic e Mitrovica nord sono invece nei rispettivi uffici, fa sapere il servizio in albanese di Radio Europa Libera. Il primo cittadino di Leposavic, Ljuljzim Hetemi, è nella sede del Comune da ieri, dove è rimasto per ragioni di sicurezza tutta la notte. Intanto, mente la Nato ha deciso di spingere sulla presenza dei suoi militari nel Paese, il premier kosovaro Albin Kurti e il presidente serbo Aleksandar Vucic hanno entrambi rinunciato a partecipare al Forum globale per la politica estera e di sicurezza in programma a Bratislava per seguire da vicino l'evolversi della situazione.
La Nato aumenta le forze in Kosovo
L'Alleanza si muove per aumentare il dispiegamento delle Forze di Riserva Operativa (ORF) per i Balcani occidentali. "Il dispiegamento di ulteriori forze Nato in Kosovo è una misura prudente per assicurare che la Kfor abbia le capacità necessarie per mantenere la sicurezza in conformità con il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite", ha detto l'ammiraglio Stuart B. Munsch, comandante dell'Allied Joint Force Command di Napoli. In una nota ufficiale si legge che "a un ulteriore battaglione multinazionale di forze di riserva è stato ordinato di ridurre lo stato di prontezza all'impiego da quattordici a sette giorni, per essere pronti a rinforzare la Kfor se necessario".
leggi anche
Kosovo, la Serbia invia l'esercito al confine dopo nuove proteste
Il bilancio degli scontri di ieri
Ieri sono rimasti feriti una cinquantina di manifestanti serbi e trenta militari della Nato, dei quali 11 italiani e 19 ungheresi. Il ministro degli esteri ungherese ha detto che i 19 soldati del suo Paese rimasti feriti operavano sotto il comando italiano. Tutti hanno riportato ferite multiple, comprese fratture e ustioni causate da ordigni incendiari esplosivi improvvisati. Tre soldati ungheresi sono stati feriti da colpi di armi da fuoco, ma non sono in pericolo di vita. La missione Kfor guidata dalla Nato, aggiunge il comunicato, ha aumentato la sua presenza nei quattro Comuni del nord del Kosovo a maggioranza serba per ridurre il rischio di escalation, dopo che i sindaci neoeletti hanno cercato di insediarsi nei loro uffici. "Per evitare scontri tra le parti e ridurre al minimo il rischio di escalation, le forze di pace della Kfor hanno impedito minacce alla vita dei serbi del Kosovo e degli albanesi del Kosovo. Entrambe le parti devono assumersi la piena responsabilità di ciò che è accaduto e prevenire qualsiasi ulteriore escalation, piuttosto che nascondersi dietro false narrazioni”, ha detto il comandante della missione Kfor, il generale di divisione Angelo Michele Ristuccia, che segue in prima persona l'evolversi della situazione ed ha espresso la sua solidarietà ai militari Nato rimasti feriti durante gli scontri e alle loro famiglie.
Tajani: non ci sono feriti gravi tra i militari italiani
Tra i militari italiani impegnati nella Kfor della Nato in Kosovo coinvolti negli incidenti di ieri "non ci sono feriti gravi”, ha rassicurato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. I militari italiani vengono "curati in Kosovo e il nostro ambasciatore li andrà a trovare stamattina. C'è anche il generale Figliuolo, sono seguiti da vicino con grande solidarietà. I militari italiani sono inquadrati in una missione Nato che punta a impedire la nascita di un nuovo conflitto”. Poi ha aggiunto che ha parlato sia con il presidente serbo Vucic che con il premier del Kosovo Kurti. E ha invitato tutti quanti alla calma e all'abbandono della violenza.
vedi anche
Kosovo, cos'è la missione Nato Kfor e qual è il ruolo italiano
Le accuse e le reazioni internazionali
Continuano le accuse incrociate tra Pristina e Belgrado, che si addossano a vicenda la responsabilità delle nuove forti tensioni e degli scontri nel nord del Kosovo. Ieri sera il presidente serbo Aleksandar Vucic ha indicato il premier kosovaro Albin Kurti e la sua politica incendiaria e ostile ai serbi quali unici responsabili di tale situazione, e ha fatto appello alla comunità internazionale e ai paesi del Quint in particolare di 'riportare alla ragione' Kurti, prima che sia troppo tardi. Il premier Kurti ha condannato gli attacchi dei dimostranti serbi alla polizia, ai militari Kfor e ai giornalisti negli incidenti di ieri nel nord del Paese. La presidente del Kosovo Vjosa Osmani da parte sua ha puntato il dito contro le 'strutture parallele' della Serbia nel nord del Kosovom, trasformatesi a suo dire in autentiche 'bande criminali' che destabilizzano la situazione al nord. Dure condanne dei gravi incidenti di ieri sono giunte nelle ultime ore da Eulex e Unmik, le missioni Ue e Onu in Kosovo. L'alto rappresentante Ue, Josep Borrell, parla di “violenza scioccante” e “atti violenti assolutamente inaccettabili".
Mosca: “Forze Nato in Kosovo hanno provocato escalation”
Mentre la Cina "presta molta attenzione agli sviluppi" in Kosovo e all'escalation, sostenendo "gli sforzi di Belgrado a tutela della sua sovranità e integrità territoriale contro le azioni unilaterali intraprese dalle Istituzioni provvisorie di autogoverno a Pristina”, Mosca alza i toni e accusa le forze della Nato in Kosovo di aver agito in modo "non professionale", provocando "una violenza non necessaria" e una "escalation" della situazione, secondo le parole della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. L'Occidente deve mettere fine alla sua "falsa propaganda" sul Kosovo, ha aggiunto. I Paesi occidentali, dice in una dichiarazione pubblicata sul sito del ministero, "devono smettere di imputare gli incidenti in Kosovo ai Serbi disperati che pacificamente, e senza armi in mano, cercano di difendere i loro legittimi diritti e libertà".