
Kosovo, scontri e militari feriti: cosa succede tra la minoranza serba e le truppe Nato
Circa 30 militari della Kfor sono rimasti feriti negli scontri con i manifestanti serbi che si sono verificati oggi nel Comune di Zvecan. È una delle quattro municipalità in cui, a fine aprile, sono stati eletti sindaci di etnia albanese. Questo - anche per la bassissima affluenza, a circa il 3% - ha fatto scoppiare di nuovo le tensioni non solo sul territorio ma anche nei palazzi di Belgrado e Pristina

Le tensioni in Kosovo sono sfociate ancora una volta in violenza. Feriti anche alcuni militari della Kfor, la forza Nato incaricata di mantenere la pace in un territorio che da sempre è una polveriera di conflitti mai sopiti tra la comunità serba e quella albanese. Il 29 maggio negli scontri sono rimasti coinvolti anche 11 militari italiani, appartenenti al Nono Reggimento Alpini L’Aquila
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L’escalation in corso ha preso sempre più forza a partire dall’ultima tornata di elezioni amministrative. La popolazione serba contesta infatti l'elezione di alcuni nuovi sindaci di etnia albanese, come emerso dal voto locale del 23 aprile scorso. La legittimità delle elezioni non convince ovviamente nemmento Belgrado, anche per via dell'affluenza alle urne estremamente bassa: poco più del 3%
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I cittadini di etnia serba hanno così iniziato a opporsi all’entrata in servizio dei nuovi primi cittadini, in particolare nei quattro maggiori Comuni del Kosovo del Nord: Mitrovica Nord, Zvecan, Zubin Potok e Leposavic. I più gravi incidenti sono avvenuti a Zvecan, dove sono stati feriti anche i militari italiani e dove già venerdì 26 maggio si sono verificati alcuni scontri. Quel giorno era in programma l'avvio della normale attività di servizio dei nuovi sindaci
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Dopo ripetuti appelli alla levata dei blocchi che impedivano anche il movimento dei mezzi della polizia locale, i militari Nato oggi hanno affrontato i dimostranti serbi che assediavano da ore la sede del Municipio locale, continuando a impedire al nuovo sindaco di insediarsi nel suo ufficio. I militari hanno fatto uso di sfollagente, lacrimogeni e bombe assordanti. I serbi hanno risposto lanciando sassi, bottiglie e molotov con all'interno chiodi, petardi e pietre, fa sapere il Ministero della Difesa italiano
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Un primo bilancio arrivato in giornata parlava di 41 militari feriti. Poi il nostro Ministero della Difesa ha riferito di un totale di 34 soldati colpiti. La Kfor, il 30 maggio, ha invece annunciato che in tutto sarebbero 30 i feriti. Tre degli 11 italiani coinvolti hanno riportato ferite abbastanza serie, principalmente fratture e ustioni per il lancio delle molotov. Nessuno di loro è però in pericolo di vita. I manifestanti serbi feriti sarebbero invece 52, fa sapere da Belgrado il presidente Vucic

Chiusa questa giornata, le tensioni rimangono. Per la popolazione serba resta inammissibile che sindaci in rappresentanza del 2% della popolazione governino città i cui abitanti sono al 98% di etnia serba. E se Belgrado punta il dito contro il Kosovo, Pristina fa lo stesso con la Serbia

La presidente kosovara Vjosa Osmani e il premier Albin Kurti continuano a sottolineare la regolarità del voto del 23 aprile, accusando la Serbia di aizzare le rivolte anche attraverso le strutture illegali che mantiene nel nord del Kosovo

Proprio queste strutture, sostengono a Pristina, si sarebbero trasformate in bande criminali che attaccano la polizia kosovara, i militari Kfor e i giornalisti. Già dopo le proteste e gli scontri di venerdì scorso, il presidente serbo Aleksandar Vucic aveva invece ordinato la messa in stato di massima allerta dell'Esercito serbo, inviando alcuni uomini al confine con il Kosovo

A nulla sono serviti i numerosi incontri degli ultimi giorni e delle ultime ore che Belgrado e Pristina hanno avuto con rappresentanti della comunità internazionale: Ue, Usa, Quint, Nato, Osce. L'ambasciatore americano a Pristina Jeff Hovernier ha proposto che i nuovi sindaci lavorino non dai loro uffici nei rispettivi Municipi ma in altri edifici. Una soluzione bollata però come "inaccettabile" dal vicepremier kosovaro Besnik Bislimi

In serata, il presidente serbo Vucic ha accusato direttamente la Kfor di non aver difeso la locale popolazione serba e ha detto di ritenerla responsabile per aver consentito "l'appropriazione illegale delle municipalità serbe". Ha però anche lanciato un appello ai serbi nel nord del Kosovo a non entrare in conflitto con le truppe della Kfor
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