
Ucraina, Mosca annuncia presa di Bakhmut ma Kiev nega: cosa resta della città e cosa si sa
C'è incertezza sulle sorti della città, che da mesi è la sede di una delle più complesse battaglie dall'inizio dell'invasione di Mosca ai danni dell'Ucraina. Il capo della Wagner Prigozhin ne ha annunciato la caduta in mano russa nelle scorse ore, ma la smentita non si è fatta attendere. Zelensky al G7 ha commentato: "Per oggi Bakhmut è solo nei nostri cuori, dovete capire che non c'è nulla". Proseguono intanto i combattimenti

Dopo giorni di rivendicazioni di avanzate ucraine, il capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin ha annunciato il 20 maggio che i suoi mercenari hanno preso "il pieno controllo" della città di Bakhmut, mentre Zelensky era riunito col G7 a Hiroshima. Ma l'annuncio è stato smentito prima dal portavoce delle forze orientali ucraine Serhiy Cherevaty, e in seguito anche dal portavoce del presidente Zelensky
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Oggi 21 maggio, infatti, Volodymyr Zelensky ha dichiarato che Bakhmut è completamente distrutta, ma ha negato che la Russia abbia conquistato la città. Lo riferisce la Bbc e lo conferma il portavoce del presidente, Serhii Nykyforov. Nelle scorse ore alcune parole del leader ucraino avevano fatto pensare a una sua conferma di quanto dichiarato da Prigozhin, capo della Wagner
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Zelensky, a chi gli aveva chiesto conferma di quanto annunciato dalle milizie dei mercenari, aveva risposto: "Per oggi Bakhmut è solo nei nostri cuori, dovete capire che non c'è nulla". In seguito il suo portavoce ha poi chiarito che non intendeva confermare la perdita del controllo sulla città
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Nel frattempo, le forze russe continuano a condurre operazioni offensive sul fronte di Bakhmut e i combattimenti per la città contesa non si fermano: lo afferma questa mattina lo Stato Maggiore dell'esercito ucraino, come riporta Ukrainska Pravda. "Il nemico continua a concentrare i suoi sforzi principali nel condurre azioni offensive sui fronti di Kupiansk, Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Mariinka. Nel complesso, su questi fronti si sono verificati 53 scontri in un giorno; le città di Bakhmut e Marinka rimangono l'epicentro delle ostilità", si legge nel rapporto
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Contro la narrazione russa arrivano anche le parole della viceministra della Difesa ucraina Hanna Maliar: le forze ucraine hanno "semi-circondato" Bakhmut, che la Russia ha rivendicato ieri di aver catturato. "L'avanzata delle nostre truppe nei sobborghi lungo i fianchi, che è ancora in corso, rende molto difficile per il nemico rimanere a Bakhmut", ha aggiunto
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“Le nostre truppe”, prosegue, “hanno preso la città in semi-accerchiamento, il che ci dà l'opportunità di distruggerli. Pertanto, il nemico deve difendersi nella parte della città che controlla. I nostri difensori mantengono il controllo sulle strutture industriali e infrastrutturali e sul settore privato nell'area Litak”

Il portavoce del gruppo orientale delle forze armate ucraine, Serhiy Cherevaty, ha inoltre affermato a Suspilne che le forze di difesa del Paese continuano a mantenere posizioni nella parte sud-occidentale di Bakhmut combattendo contro i russi. "Il presidente ha ragione: la città è stata sostanzialmente distrutta dalla faccia della terra. Il nemico la distrugge quotidianamente con massicci attacchi aerei e di artiglieria, e le nostre unità riferiscono che la situazione è estremamente difficile”

Secondo Cherevaty, Mosca attribuisce troppa importanza simbolica a Bakhmut. "La Russia attira l'attenzione su questa Bakhmut come se avessero preso il Dnipro. In effetti, non l'hanno presa fino alla fine. La città è distrutta, non porta loro alcun vantaggio militare o politico. Non hanno preso il distretto del centro in 9 mesi, stiamo cercando di pressare sui fianchi, di non dar loro pace e, se possibile, di contrattaccare", ha aggiunto il portavoce

L’Istituto per lo studio della guerra – Isw – nel suo rapporto quotidiano sull’andamento del conflitto fa sapere che l'annuncio della cattura di Bakhmut da parte della Russia non ha alcun significato strategico, poiché non permetterà alle forze esauste di Mosca di creare una testa di ponte per ulteriori operazioni offensive. Lo riporta Ukrainska Pravada

"La vittoria di Prygozhin sui restanti distretti di Bakhmut è puramente simbolica, anche se fosse vera", scrive il think tank. "Gli ultimi isolati di Bakhmut orientale, che, secondo Prigozhin sono stati catturati dalle forze del gruppo Wagner, non sono importanti né dal punto di vista tattico né operativo. La loro cattura non fornisce alle forze russe un territorio operativamente significativo per continuare le operazioni offensive o alcuna posizione particolarmente forte da cui difendersi da possibili contrattacchi ucraini", fa sapere l’organizzazione

Gli esperti del centro studi sottolineano poi che i continui contrattacchi ucraini a nord, ovest e sud-ovest di Bakhmut complicheranno qualsiasi ulteriore avanzata delle truppe russe oltre la città nel breve termine. Nella giornata di ieri 20 maggio erano arrivate le congratulazioni del presidente russo Vladimir Putin per la conquista - smentita da Kiev, come detto - della città. Lo aveva riferito il Cremlino citato dalla Tass

Prigozhin aveva parlato in un video circondato dai suoi combattenti: "Oggi, 20 maggio, intorno a mezzogiorno, Bakhmut è stata presa nella sua interezza. Entro il 25 maggio creeremo le necessarie linee di difesa e la consegneremo ai militari. L'operazione è durata 224 giorni. Abbiamo combattuto non solo l'esercito ucraino qui, abbiamo combattuto la burocrazia russa", ha affermato, sostenendo che le perdite dei suoi mercenari sono state "cinque volte superiori" a causa delle scelte della Difesa russa

Si ritiene che sia Mosca sia Kiev abbiano subito ingenti perdite per tenere la città, che fornisce importanti collegamenti stradali con altre parti della regione di Donetsk: a est fino al confine con Luhansk, a nord-ovest con Sloviansk ea sud-ovest con Kostiantynivka. Ma una sua conquista avrebbe più che altro un alto valore simbolico: se confermata, sarebbe infatti una vittoria per la Russia digiuna da tempo di un risultato tangibile sul campo. E di certo non sarebbe di buon auspicio in vista del lancio della tanto attesa controffensiva di Kiev
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