Sparatoria Belgrado, 3 giorni di lutto per la strage. Arrestati genitori del baby killer

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Dalle prime indagini il ragazzo aveva in una borsa una pistola da 9mm, un'altra di piccolo calibro e una bottiglia molotov

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Sono stati arreatati i genitori di Kosta Kecmanovic, lo studente 13enne che ha aperto il fuoco all’interno dell’istituto che frequenta e ha ucciso almeno nove persone. Le vittime sono otto allievi e un guardiano. Feriti altri sei studenti e un insegnante, alcuni in modo grave. L’arma con cui il ragazzo ha sparato, dicono gli inquirenti, appartiene a suo padre. E il padre è finito in manette: l'adolescente conosceva il codice della cassetta di sicurezza in cui metteva le armi. Come detto, anche la madre del 13enne è stata arrestata. Dalle prime indagini il ragazzo aveva in una borsa una pistola da 9mm, un'altra di piccolo calibro e una bottiglia molotov. Sembrerebbe poi che il padre fosse solito portare il figlio al poligono di tiro. In memoria delle nove vittime il governo serbo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, dal cinque al sette maggio (QUELLO CHE ERA ACCADUTO AD AMBURGO - LA SPARATORIA IN TEXAS). 

La ricostruzione dei fatti

La sparatoria è avvenuta intorno alle 8:40 di mattina. L’istituto scolastico coinvolto è il Vladislav Ribnikar, situato nel quartiere centrale di Vracar. Il ragazzo è stato bloccato dalle forze dell'ordine nel cortile della scuola. Secondo i media serbi, il giovane - descritto come gentile e diligente - sarebbe  stato vittima di maltrattamenti da parte di alcuni suoi compagni di scuola: avrebbe pianificato il suo gesto da almeno un mese, ha detto il capo della polizia, aggiungendo che era in possesso di una piantina della scuola e di un elenco di compagni di scuola da uccidere. È stato lui stesso a chiamare la polizia informandola di aver sparato, senza chiarire il motivo della strage. Era il figlio della migliore borghesia serba: suo padre Vladimir è uno dei più popolari radiologi della città, sua madre è scienziata e professoressa di microbiologia. I soldi a casa non mancano, le soddisfazioni neppure. In classe, però, lo chiamano nerd. Da qui la strage. 

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