Trump attacca giudice che presiederà eventuale processo sul caso Stormy Daniels: "Mi odia"

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Lo staff dell’ex presidente ha inviato diverse mail di raccolta fondi e sono stati chiesti contributi anche sulla piattaforma Truth Social. Arrivati quattro milioni di dollari di donazioni dopo l’incriminazione. Il tycoon si costituirà martedì al tribunale di Manhattan, in una New York già blindata per il timore di incidenti. Probabilmente il Secret Service e le forze dell'ordine cercheranno di garantire che tutto si svolga nella massima riservatezza prima del rilascio su cauzione

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L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha raccolto più di 4 milioni di dollari nelle 24 ore successive alla notizia della sua incriminazione nel caso che vede coinvolta la pornostar Stormy Daniels. Il tycoon è accusato di aver pagato la donna 130mila dollari perché mantenesse il silenzio su una loro passata relazione, risalente ai tempi in cui lui era da poco sposato con Melania. Trump si costituirà martedì al tribunale di Manhattan, a New York, per la formalizzazione delle accuse. Secondo i suoi avvocati ci saranno la foto segnaletica e la rilevazione delle impronte digitali, ma niente manette e nessuna ammissione di colpevolezza. L'udienza è fissata per le 14.15 locali (le 20.15 in Italia). Intanto Trump ha già iniziato a combattere contro l'incriminazione e nell'ultimo post sul suo social media Truth attacca il giudice che dovrebbe presiedere un eventuale processo. "Mi odia", ha tuonato il tycoon. Juan Manuel Merchan è il giudice che ha presieduto il processo contro due società della Trump Organization e il loro ex chief financial officer, Allen Weisselberg, uno dei consiglieri più fidati di Trump. Sta anche supervisionando il procedimento per frode e riciclaggio contro Steve Bannon, l'ex capo stratega del tycoon. "È un tribunale fantoccio", ha attaccato l'ex presidente.

Le donazioni

Lo staff di Trump ha fatto sapere che oltre il 25% delle donazioni proviene da persone che non avevano mai sostenuto prima il tycoon. Un fatto che “consolida ulteriormente lo status del presidente Trump come chiaro favorito nelle primarie repubblicane”. Dai suoi uffici sono anche state inviate diverse mail di raccolta fondi e sono state chieste donazioni anche sulla piattaforma Truth Social.

Stormy Daniels: "Incriminazione di Trump causerà violenze"

L'incriminazione di Donald Trump "è monumentale, epica. E sono fiera di me. L'altro lato della medaglia è che questo evento dividerà ulteriormente gli americani", ha detto in un'intervista al britannico Times Stormy Daniels. "Se l'è già cavata una volta dopo aver aizzato alla rivolta e creato il caos. Quale che sia l'esito dell'incriminazione ci saranno violenza, feriti e morte".

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Protesta sostenitori Trump martedì davanti tribunale

I sostenitori di Donald Trump hanno convocato una protesta davanti al tribunale in cui l'ex presidente dovrebbe comparire martedì davanti a un giudice. Secondo un annuncio diffuso da una deputata ultraconservatrice repubblicana, il "Rally for Trump" inizierà alle 12:00 (le 18 in Italia) nel Collect Pond Park, situato proprio di fronte al tribunale di Manhattan, poco prima dell'orario in cui si prevede che l'ex presidente compaia davanti al giudice. "Unisciti a noi in una protesta pacifica contro l'odioso attacco del procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg al presidente Donald J. Trump!" si legge nell'annuncio del Club dei giovani repubblicani di New York.

Il timore di disordini a New York

Non ci sono certezze su quel che accadrà martedì. Secondo gli avvocati di Trump “non esiste un manuale per vedere come si accusa un ex presidente degli Stati Uniti in un tribunale penale”. È infatti la prima volta che un ex inquilino della Casa Bianca viene incriminato penalmente negli Usa: una mossa che tuttavia, stando alla costituzione e alle leggi americane, non gli impedirà di continuare a correre per la Casa Bianca e di essere eletto. New York è già blindata, con eccezionali misure di sicurezza nei luoghi più sensibili, dal tribunale alla Trump Tower. Il timore è quello di incidenti, dopo che The Donald aveva aizzato i suoi a protestare e “riprendersi il Paese”, evocando il rischio di “morte e distruzione”. Non si sa ancora se Trump comparirà in quello che sperava di trasformare in un arresto show con la perp walk, la prassi delle forze dell'ordine di mettere alla berlina un arrestato facendolo camminare in un luogo pubblico ad uso di fotografi e telecamere. Probabilmente il Secret Service e le forze dell'ordine cercheranno di garantire che tutto si svolga nella massima riservatezza prima del rilascio su cauzione. Di sicuro gli verranno letti gli oltre 30 capi di imputazione di frode aziendale, che la difesa cercherà di far archiviare subito, prima che si arrivi al processo: un numero che lascia presagire un castello accusatorio robusto, ma nessuno sa ancora quali carte abbia in mano il procuratore Alvin Bragg.

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La vicenda e cosa rischia Trump

Il caso ruota intorno ai 130 mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels perché non rivelasse durante la campagna del 2016 il suo affair di dieci anni prima con il tycoon. Una somma pagata dall'allora avvocato - e ora super teste - Michael Cohen su disposizione di Trump, che lo avrebbe rimborsato con fondi aziendali sotto la falsa voce “spese legali”, violando anche la legge sui finanziamenti elettorali. Il rischio è un’ammenda, nel caso sia considerato un misfatto, o da 1 a 4 anni di carcere se classificato come reato. Trump è stato colto alla sprovvista dall'incriminazione ed è rimasto “inizialmente scioccato”, ha ammesso il suo avvocato Joe Tacopina, “ma è pronto a combattere”.

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I risvolti politici

Sullo sfondo anche un pericoloso scontro tra poteri, con i repubblicani alla Camera che vogliono indagare sul procuratore di New York e quest'ultimo che non si fa intimidire: “Come ogni altro imputato, Trump può sfidare queste accuse in tribunale ma né Trump né il Congresso possono interferire con l'ordinario corso del procedimento nello stato di New York”. Ora però il tycoon può presentarsi come un “martire”, convinto che la “strumentalizzazione politica della giustizia”, “l'interferenza elettorale” e la “caccia alle streghe” nei suoi confronti “si ritorceranno contro Biden”, in una corsa presidenziale dove - secondo un sondaggio dell'università Marquette - sono testa a testa col 38% ciascuno. Con il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis che resta alla finestra, difendendo il frontrunner ma pronto a prendere il suo posto.

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