Ha otto anni ed è figlio di genitori originari della Mongolia: è tra possibili successori dell’anziano leader buddista. Timori per la reazione della Cina
Il Dala Lama, leader spirituale del buddismo tibetano, nel corso di tre giorni di insegnamenti rivolti alla comunità dei tibetani di origine mongola a Dharamsala, la città indiana dove vive da rifugiato, ha riconosciuto un bambino di otto anni come reincarnazione dell’ultimo grande maestro tibetano della Mongolia, Khalkha Jetsun Dhampa Rinpoche. A raccontare della scelta è la stampa indiana che ha riportato di una cerimonia avvenuta a metà febbraio nel monastero di Gandantegchinlen Khiid a Ulan Bator, in Mongolia. Mentre quella con il Dalai Lama è avvenuta l’8 marzo. Il prescelto è uno dei due gemelli di otto anni di una delle famiglie più importanti a livello politico e commerciale in Mongolia. Sono figli di un professore dell’Università nazionale mongola, Altannar Chinchuluun, e della la madre Monkhnasan Narmandakh, amministratrice delegata di un gruppo industriale.
Sono almeno mille i lama
Il riconoscimento, tuttavia, non si traduce in una designazione alla possibile successione del Dalai Lama che, giunto ormai alla soglia degli 88 anni, ha ripetutamente affermato di non avere ancora deciso se indicare o meno a chi lasciare la guida spirituale. E se lo dovesse fare, nella comunità internazionale del buddismo tibetano sono almeno mille i lama, ovvero i maestri, riconosciuti come reincarnazioni di precedenti leader spirituali. Riconoscimento che avviene grazie a segnali che loro stessi danno o tramite le indicazioni di oracoli o delle persone a loro vicine.
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Nel 2016 la visita del Dalai Lama in Mongolia
In Mongolia la notizia ha destato gioia ma, anche, timore per la reazione della Cina. Pechino rivendica infatti il diritto di nominare direttamente i leader del buddismo tibetano. Nel 1995, un bambino di 6 anni fu scelto come nuovo Panchen Lama, la seconda figura più importante della fede. Tre giorni dopo venne preso in custodia dalle autorità cinesi e sostituito con un altro candidato. Nel 2016, la Mongolia ha ricevuto forti lamentele da Pechino per la visita del Dalai Lama (rimasta non a caso l’ultima) in cui preannunciava la nuova incarnazione del Jetsun Dhampa.
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Provocazione in chiave anticinese dell’anziano leader
Il riconoscimento del bambino ha anche un’importanza politica, perché mira a rivitalizzare la presenza del buddismo tibetano nel Paese asiatico “schiacciato” tra Russia e Cina dove, nel sedicesimo secolo, il re Altan Khan, convertitosi al buddismo, conferì il titolo di Dalai Lama (Oceano di saggezza) al maestro Gelugpa Sonam Gyatso, terzo esponente del lignaggio mongolo. Da tempo non erano stati riconosciuti lama mongoli rilevanti e il lignaggio rischiava di interrompersi: l’identificazione del piccolo rappresenta l’ennesima provocazione in chiave anticinese dell’anziano leader spirituale tibetano che non smette di lottare, dal suo esilio in India, per il suo Paese occupato dal 1950 da Pechino.