Israele, Netanyahu: "Ho deciso di rinviare la riforma giudiziaria"

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Il premier israeliano ha informato gli alleati della coalizione di governo che la scelta è quella di uno stop. In serata ha annunciato la decisione: "Prendo tempo per favorire dialogo". L'opposizione accetta. I sindacati: "Lo sciopero generale è finito". Oggi c'era stata un'altra giornata di proteste in tutto il Paese. Bloccati i decolli dall'aeroporto di Tel Aviv. Si è fermato anche il sistema sanitario. Decine di migliaia di manifestanti davanti alla Knesset a Gerusalemme

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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di sospendere la seconda e terza lettura alla Knesset della riforma della giustizia e dare "tempo" per un esame allargato nella prossima sessione parlamentare per "raggiungere un'intesa". Lo ha detto in un discorso alla nazione dopo che in giornata era emerso che aveva già informato gli alleati della coalizione di governo che intendeva sospendere la riforma. Una scelta adottata per "favorire il dialogo. Cercheremo di raggiungere un accordo", ha assicurato Netanyahu, ma, ha detto "c'e' bisogno di tempo". Netanyahu ha aggiunto che "la crisi obbliga tutti ad agire con responsabilità". "Troverò una soluzione a tutti i costi", ha promesso il premier, chiedendo alla piazza che protesta "responsabilità" e di "non cedere alle provocazioni". "Una minoranza di estremisti - ha avvertito - vuole dividere il Paese". Netanyahu ha giustificato la decisione in "nome della responsabilità nazionale", ma ha ribadito che "la riforma va fatta". La decisione arriva dopo settimane di tensioni in Israele, tanto che anche il presidente Isaac Herzog aveva chiesto a Netanyahu di fermare il progetto. Benny Gantz, leader del partito centrista Mahane Mamlachti, ha commentato: "Mi presenterò al dialogo, nella residenza del capo dello Stato Isaac Herzog, con cuore aperto e anima sincera", accogliendo così l'appello lanciato da Netanyahu. "Dobbiamo opporci ad una guerra civile", ha aggiunto, "dire no alla violenza e sì ad accordi e dialogo. Sosterrò ogni iniziativa giusta di dialogo, ma non faremo compromessi sui principi della democrazia". Anche Yair Lapid, leader del partito centrista Yesh Aitd, ha detto di essere disposto ad intavolare un dialogo sotto l'egida di Herzog.

La posizione degli Usa

La decisione di Netanyahu è stata accolta come un primo sollievo dalla Casa Bianca. Appena dieci giorni fa, nel corso di una telefonata con Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva manifestato la sua preoccupazione riguardo le tensioni in Israele, uno "stato di ansia interna che non si vedeva da tempo", come aveva riferito una fonte della Casa Bianca ai media.

Ancora proteste

Nelle ultime ore, circa 630mila persone, un numero record, sono scese in piazza nelle principali città israeliane per protestare, nel dodicesimo week-end consecutivo di manifestazioni. Inoltre il ministro della Difesa, Yoav Gallant, aveva chiesto pubblicamente di fermare la legislazione, primo membro del governo a farlo. E proprio ieri Netanyahu ha deciso di licenziarlo. Per oggi, invece, è stata indetta una manifestazione davanti alla Knesset, a Gerusalemme, dove sono arrivate decine di migliaia di manifestanti (se ne stimano circa 80mila). E due di loro sono riusciti ad entrare nella struttura, ma sono poi stati allontanati dalla sicurezza. 

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In serata, dopo l'annuncio del premier, i sindacati hanno fatto sapere che lo sciopero generale è finito. Oggi il generale dell'Histadrut, il potente sindacato laburista, Arnon Bar-David, aveva annunciato "uno sciopero storico" che ha coinvolto anche il sistema sanitario e l'arresto di tutti i decolli dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Bloccato da uno sciopero a sorpresa anche il porto commerciale di Ashdod, nel Sud di Israele. Mentre le università avevano annunciato il blocco ad oltranza delle lezioni. Il sindacato nazionale Histadrut aveva dato indicazione a tutti i dipendenti del governo di scioperare, comprese tutte le missioni diplomatiche israeliane nel mondo. Quella a Washington ha riaperto dopo una chiusura di alcune ore.

Estrema destra organizza manifestazione

Anche i movimenti della destra radicale hanno organizzato una manifestazione, a sostegno del governo Netanyahu. L'evento dovrebbe avere luogo in serata a Gerusalemme, di fronte alla sede della Corte Suprema. Alla protesta ha aderito il gruppo 'La Familia', il club dei tifosi ultras della squadra di calcio del Betar Gerusalemme. Alla manifestazione dovrebbero partecipare anche elementi della comunità ortodossa.

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