
Israele, proteste e scioperi contro la riforma della giustizia: cosa sta succedendo
In serata i principali sindacati israeliani hanno annullato lo sciopero generale. Oggi si sono fermati per ore aeroporti, Sanità, università. Decine di migliaia di persone davanti alla Knesset per la mobilitiazione contro la volontà di riformare il sistema giudiziario del Paese. E il premier Netanyahu alla fine ha annunciato che posticiperà il progetto

Dodici week-end di protesta. Manifestazioni in tutto il Paese. E un premier, Benjamin Netanyahu, messo alle strette dalle tensioni. Questa la panoramica della situazione in Israele, dove da settimane vanno in scena contestazioni contro la riforma della giustizia promossa dal governo. Alla fine il premier Netanyahu ha deciso di sospendere la seconda e terza lettura alla Knesset della riforma e dare "tempo" per un esame allargato nella prossima sessione parlamentare per "raggiungere un'intesa"
Israele, Netanyahu ai ministri: "Fermerò la riforma"
Il culmine delle proteste si è raggiunto tra il 25 e il 26 marzo, quando 630mila persone, un numero record, sono scese in piazza nelle principali città israeliane per contestare la riforma. In serata il più grande sindacato israeliano, l'Histadrut, ha annunciato la fine dello sciopero generale indetto in mattinata. Oggi si era fermato persino il sistema sanitario

Coinvolti dallo sciopero anche gli aeroporti israeliani, con l'arresto immediato di tutti i decolli dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv (in foto). Bloccato da uno sciopero a sorpresa anche il porto commerciale di Ashdod, nel Sud di Israele. Le università avevano annunciato il blocco ad oltranza delle lezioni. Chiusi anche numerosi centri commerciali

Proteste davanti alla Knesset, a Gerusalemme (in foto). Qui si sono riunite decine di migliaia di manifestanti e due di loro sono riusciti ad entrare nella struttura, ma sono poi stati allontanati dalla sicurezza. Proteste anche davanti alla Ben-Gurion University a Be'er Sheva, nella città di Ra'anana, nel centro del Paese, e ad Haifa, come riporta Haaretz

I blocchi delle attività sono avvenuti mentre Netanyahu rifletteva sul da farsi: proseguire o meno sul cammino della riforma. Il 27 marzo il premier ha informato gli alleati della coalizione di governo che intendeva sospendere il suo progetto riformatore. E lo ha poi annunciato alla nazione con un discorso in tv

Attualmente in Israele ogni legge può essere annullata dalla Corte Suprema. I 15 giudici della Corte sono votati da un gruppo di nove persone a maggioranza magistrati o avvocati. Allo stato delle cose, quindi, qualsiasi legge o provvedimento amministrativo decisi dal governo o dal parlamento possono essere affossati dall’Alta Corte. E il controllo e il potere di una Corte Suprema indipendente dalla politica è sempre stato considerato indispensabile in Israele. Ma con la nuova riforma le cose cambiano

Secondo le novità che l'esecutivo vorrebbe introdurre, l’Alta Corte sarebbe di fatto nominata dal governo. In più, la riforma limita i poteri dei giudici: potranno rinviare al parlamento una legge contraria alle leggi fondamentali solo a larga maggioranza, ma i deputati potranno rivoltarla a maggioranza semplice superando l’opposizione della Corte Suprema
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