Usa, cosa rischia Biden per i documenti trovati in casa e perché è diverso dal caso Trump

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Marco Congiu

Marco Congiu

Se politicamente i due casi, insieme a quello di Pence, possono sollevare identiche obiezioni sulla correttezza delle persone coinvolte e avere ricadute sul loro futuro, dal punto di vista giuridico e legale le situazioni sono molto diverse. Mentre l'inquilino della Casa Bianca ha restituito subito il materiale riservato, l'ex presidente rischia due incriminazioni: ostruzione alla giustizia, per avere intenzionalmente ritardato la riconsegna di proprietà governativi, e gestione indebita di segreti del governo

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Se sei il Presidente degli Stati Uniti puoi avere scheletri nell’armadio, ma guai se ci trovano documenti classificati. Grande scandalo destò l’estate scorsa il rinvenimento di centinaia di pagine “top secret” nella villa in Florida di Donald Trump: per legge, ogni documento classificato o anche semplicemente prodotto dalla Casa Bianca non può uscire dagli uffici federali e deve essere registrato e conservato agli Archivi Nazionali al termine di ogni Amministrazione. Poi, poche settimane fa, si è scoperto che simili documenti erano saltati fuori durante un trasloco di scatoloni anche negli uffici privati di Washington e nella residenza personale di Wilmington, Delaware, dell’attuale Presidente Joe Biden. Delle ultime ore, infine, è la notizia che lo stesso è accaduto nella casa in Indiana dell’ex vicepresidente Mike Pence, numero due di Trump. La domanda, a questo punto, nasce spontanea: ma quanti documenti segreti si perdono, gli Stati Uniti?

Cosa prevede il Presidential Records Act

Il Presidential Records Act, la legge che regola il possesso dei documenti della Casa Bianca, fu adottato nel 1978 dopo lo scandalo Watergate (Nixon sosteneva che le registrazioni delle telefonate degli avversari democratici fossero fatti suoi, non degli americani). Stabilisce che “gli Stati Uniti si riservano la completa proprietà, possesso e controllo” dei documenti presidenziali. Come spesso accade, però, lascia anche molto spazio alle interpretazioni: praticamente ogni Amministrazione, sia democratica sia repubblicana, ha avuto contestazioni da parte degli Archivi Nazionali per qualche foglio erroneamente custodito, portato a casa, o semplicemente spostato nell’ufficio sbagliato. Si tratta per lo più di banali rilievi formali commessi in buona fede che si risolvono nel giro di poche ore, con una segnalazione e la riconsegna del documento.

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La tendenza del governo federale a “sovra-classificare”

D’altra parte, chi ha lavorato a stretto contatto con gli uffici esecutivi della Casa Bianca racconta un ambiente estremamente confuso in particolare proprio durante le transizioni da una Amministrazione all’altra, quando si fanno in fretta e furia gli scatoloni per liberare gli spazi per il nuovo inquilino e il suo staff, ma si deve comunque raccogliere il materiale sull’attività del governo uscente. Nel governo federale, poi, è ben nota la tendenza a “sovra-classificare”: si stima (ma neanche l’Amministrazione ne ha contezza esatta) che ogni anno siano oltre 50 milioni i documenti variamente definiti “riservati” da ciascuna delle Agenzie federali che ha il potere di farlo. Solo una parte infinitesimale è così importante da arrivare alla Casa Bianca, e solo una parte ancora più piccola è selezionata perché la veda direttamente il Presidente.

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Non tutti i documenti riservati sono classificati "Top Secret"

Non tutti questi documenti sono ugualmente sensibili e mettono davvero a rischio la sicurezza nazionale: per legge, ad esempio, se il presidente (o il vicepresidente) degli Stati Uniti scarabocchia qualcosa su un tovagliolo durante una riunione, quel tovagliolo andrebbe conservato, quindi non necessariamente ciò che è stato trovato a casa di Trump, Biden, o Pence è il PIN per lanciare un attacco nucleare o la lista degli agenti segreti sotto copertura infiltrati al Cremlino. Le informazioni più delicate sono classificate dal governo come “Top Secret”. Praticamente ogni documento redatto dalla National Security Agency (che si occupa di informazioni elettroniche) o della Central Intelligence Agency (che si occupa di Human Intelligence, cioè le spie) sono Secret o Top Secret. Questi materiali sono accessibili solo a chi ha una particolare “clearance” (autorizzazione), e in alcuni casi solo ad alcune persone/ruoli espressamente indicati (Presidente e Vicepresidente hanno sempre tutte le autorizzazioni).

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Dove si trovano le stanze blindate dove si conservano i documenti riservati

I materiali TS devono essere conservati e visionati in luoghi speciali (Sensitive Compartmented Information Facility), stanze blindate (e spesso isolate elettronicamente e acusticamente, con temperatura controllata) accessibili solo con autorizzazioni singole (anche in questo caso Presidente e Vicepresidente hanno sempre queste autorizzazioni). Alla Casa Bianca, stanze simili si trovano nella West Wing, l’ala ovest degli uffici esecutivi, e nella Situation Room, il bunker sotterraneo. Anche nelle residenze estive o private dei presidenti e dei loro vice, fin quando sono in carica, sono allestite SCIF temporanee. Al termine di ogni riunione nella quale si sono condivisi documenti classificati (come ad esempio il Presidential Daily Briefing del mattino), il consigliere per la sicurezza nazionale ha il compito di raccogliere il materiale discusso e riportarlo al sicuro nella SCIF. Tutti i documenti classificati sono sottoposti a revisione periodica. La maggior parte viene declassificata, col tempo, in tutto o parzialmente. Alcuni restano classificati per decenni. Il Presidente ha sempre l’autorità ultima di declassificare ogni documento, senza dover chiedere il permesso, ma il procedimento implica ovviamente che la decisione venga comunicata (e il documento marchiato, e reso disponibile).

US President Joe Biden speaks at Ebenezer Baptist Church in Atlanta, Georgia, on January 15, 2023, the eve of the national holiday honoring civil rights leader Martin Luther King, Jr. - King was co-pastor of the church from 1960 until his assassination in 1968. (Photo by Brendan SMIALOWSKI / AFP) (Photo by BRENDAN SMIALOWSKI/AFP via Getty Images)

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Trump non acconsentì alla restituzione del materiale classificato

La vicenda del ritrovamento di documenti a casa di Trump, di Biden e di Pence sono perciò solo apparentemente simili. Differiscono in realtà per dettagli fondamentali che di fronte al Dipartimento di Giustizia (che sta indagando in tutti e tre i casi) possono fare la differenza. L’aspetto fondamentale è l’atteggiamento del presunto trasgressore, perché può o meno configurare il reato, testimoniando del dolo. Nel caso di Trump, gli Archivi Nazionali si accorsero della mancanza di un numero consistente di documenti (11mila, di cui 300 classificati da Secret a Top Secret) e ne chiesero la restituzione. L’ex presidente non acconsentì, e questo portò l’FBI a perquisire la residenza di Mar-a-Lago, dove i documenti furono trovati e sequestrati. Trump rischia quindi due incriminazioni: l’ostruzione alla giustizia per avere intenzionalmente ritardato la riconsegna di proprietà governative, e la gestione indebita di segreti del governo.

In this photo illustration, a phone screen displays a Facebook logo with the official portrait of former US President Donald Trump on the background, on May 4, 2021, in Arlington, Virginia. - Facebook's independent oversight board was set for a momentous decision on the platform's ban of former US president Donald Trump, as debate swirls on the role of social media in curbing hateful and abusive speech while controlling political discourse. (Photo by Olivier DOULIERY / AFP)

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Biden ha riconsegnato subito i documenti governativi

Nel caso di Biden, invece, 26 documenti governativi (di cui “alcuni” Top Secret) sono stati rinvenuti in diverse occasioni - da inizio novembre e nelle settimane seguenti - dagli avvocati del Presidente, i quali hanno avvisato gli Archivi che hanno preso in custodia il materiale in poche ore. L’incriminazione per possesso indebito di documenti governativi richiede generalmente l’intento doloso: al momento non c’è prova che Biden sapesse che quei fogli (risalenti agli anni in cui servì come vice di Obama, 2008-2016, e al periodo precedente, quando era Senatore) fossero stati portati in casa sua. Infatti li ha restituiti (contrariamente a Trump). Inoltre, da decenni il Dipartimento di Giustizia adotta la prassi di non incriminare formalmente il Presidente in carica. Il caso di Pence è, negli aspetti fondamentali, identico a quello di Biden: anche l’ex vicepresidente sostiene di non essere stato a conoscenza del fatto che materiale governativo fosse stato traslocato in casa sua, quando lasciò l’Amministrazione, e ha subito e spontaneamente restituito tutto. Se politicamente i tre casi possono quindi sollevare identiche obiezioni sulla correttezza o l’integrità delle persone coinvolte e avere ricadute sul loro futuro personale, dal punto di vista giuridico e legale le situazioni sono molto diverse. A prescindere da cosa contengano effettivamente quei documenti misteriosi.

Jeff Zients, White House Covid-19 coordinator, speaks during a news conference in the James S. Brady Press Briefing Room at the White House in Washington, D.C., U.S., on Tuesday, April 13, 2021. U.S. health officials called for an immediate pause in using Johnson & Johnson's single-dose Covid-19 vaccine after six women who received it developed a rare and severe form of blood clotting. Photographer: Leigh Vogel/UPI/Bloomberg via Getty Images

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