La pratica usata è quella della “tanatoprassi” che permette di conservare un'immagine integra, eliminando per alcune settimane il processo di decomposizione. Lo stesso metodo venne utilizzato con la salma di Papa Wojtyla
Quella di conservare al meglio il corpo post mortem dei pontefici è una pratica diffusa che permette di esporre la salma durante il cerimoniale. Il corpo di Papa Ratzinger, infatti, da questa mattina fino al giorno dei funerali in programma giovedì 5 gennaio, sarà esposto nella Basilica di San Pietro per permettere l'ultimo saluto da parte dei fedeli (GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA). Il trattamento utilizzato si chiama “Tanatoprassi” ed è molto utilizzato negli Stati Uniti ma sta prendendo piede anche in Europa. Andrea Fantozzi è il massimo esperto in Italia della Tanatoprassi Presidente ed è fondatore dell'A.I.T. (Associazione Italiana di Tanatoprassi) e dell'I.N.I.T. (Istituto Nazionale Italiano di tanatoprassi). In un’intervista all’AdnKronos ha spiegato alcuni dettagli della pratica: "E’ un trattamento post-mortem e consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte, ma è soprattutto un trattamento che ha lo scopo di realizzare un processo altamente igienico nel settore funerario e cimiteriale. Con la tanatoprassi è possibile, tramite un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e una serie di cure estetiche, conservare un'immagine integra della persona cara, eliminando così per alcune settimane il processo di decomposizione". (MORTE RATZINGER. LA FOTOSTORIA - TUTTI I VIDEO - LO SPECIALE)
Pratica usata anche per Papa Wojtyla
Furono proprio gli esperti dell’Init, insieme a quelli del servizio di medicina legale del Policlinico di Tor Vergata coordinati dal professore Giovanni Arcudi, a preparare la salma di Papa Giovanni Paolo II per la conservazione. Nel gruppo, composto da 7 medici, anche lo stesso Andrea Fantozzi. "La Tanatoprassi - ha chiarito il fondatore dell’Init - presenta i suoi vantaggi anche nell'ambito della medicina legale, infatti fermando la decomposizione della salma, si fissano i tessuti e le lesioni come in una preparazione istologica, consentendo così di eseguire le indagini più facilmente. E' possibile in questo modo studiare meglio la traiettoria di un proiettile e dare un apporto ai metodi di identificazione medico-legale. Nel caso di una riesumazione, resa necessaria da indagini giudiziarie, si avranno sicuramente risultati migliori su un cadavere trattato rispetto a uno in decomposizione". Fantozzi ha però sottolineato che non si tratta di una pratica di imbalsamazione perpetua, bensì di “un metodo di conservazione temporanea; ciò fa sì che le salme trattate con tale tecnica possano essere conservate dai 10 ai 15 giorni prima della sepoltura, rimanendo intatte in qualsiasi tipo di ambiente".