Il ministro dell'Interno Piantedosi ribadisce la necessità che i Paesi di bandiera della navi delle Ong si occupino di chi è a bordo: "Ci faremo carico di tutte le persone che hanno bisogno, come le donne incinte o i bambini. Ma all'esito della verifica le persone che non rientrano dovranno rimanere a bordo e tornare in acque internazionali". La Francia apre all'accoglienza, la Norvegia sottolinea di non avere "responsabilità per le persone imbarcate a bordo di navi private o di Ong battenti bandiera norvegese"
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Il primo provvedimento interministeriale del governo in tema di navi delle Ong arriva dopo il Consiglio dei ministri, e il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ribadisce la necessità che i Paesi di bandiera della navi delle Ong si facciano carico di chi è a bordo (LO SPECIALE MIGRANTI DI SKYTG24 - I DATI SUGLI SBARCHI IN ITALIA). Poi spiega: "A Humanity 1 che sta entrando nelle acque territoriali davanti a Catania viene imposto di fermarsi in rada e potrà permanere lì per vedere le emergenze di carattere sanitario. Ci faremo carico di tutte le persone che hanno bisogno, come le donne incinte o i bambini. Rispettiamo le persone e le esigenze umanitarie: ma all'esito della verifica le persone che non rientrano dovranno rimanere a bordo e tornare in acque internazionali". Al titolare del Viminale ha fatto subito eco il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: "Come sempre garantiremo soccorso e assistenza, ma vietiamo la sosta nelle acque territoriali italiane per le ong straniere. Orgoglioso di aver firmato il provvedimento, insieme ai ministri Piantedosi e Crosetto. Difendere l'Italia non è un reato bensì un dovere". Un provvedimento che rilancia la politica governativa di una redistribuzione dei richiedenti asilo in Europa che tenga conto dei Paesi di bandiera e, nell'immediato, della possibilità di far sbarcare sulle coste italiane donne e bambini.
Piantedosi: "Mantenere il punto sui Paesi di bandiera"
Il ministro Piantedosi ha spiegato che l'occasione del Cdm è servita per condividere le politiche del governo sui migranti, in particolare per le navi che battono bandiera estera perché il problema di chi arriva deve essere condiviso proprio con i Paesi di bandiera: "Quando si sale su un nave in acque internazionali si sale sul terreno di quel Paese", ha ricordato Piantedosi. "Rispettiamo le persone e le esigenze umanitarie", ha ribadito, ma per gli altri ci deve essere il coinvolgimento dei Paesi delle navi delle Ong. Quello di oggi, ha aggiunto, è il "primo atto di una politica che non vuole deflettere dal rispetto degli obblighi umanitari, ma senza deflettere sull'esigenza di mantenere il punto sui Paesi di bandiera".
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L'apertura della Francia
Il governo non vuole cedere alle richieste di sbarco dei quasi mille naufraghi su tre diverse navi ferme nel Mediterraneo da giorni e per i quali le Ong chiedono un immediato sbarco. E intanto in giornata incassa l'apertura della Francia, che si dice pronta ad accogliere una parte dei migranti bloccati al largo delle coste italiane sulla Ocean Viking, se il governo Meloni accoglierà a sua volta l’imbarcazione con a bordo 234 migranti. A essere coinvolta in questa operazione potrebbe essere anche la Germania, secondo quanto precisa Parigi. La Norvegia invece resta sul fronte opposto sottolineando di non avere "nessuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi" private o di Ong "battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo" (è il caso delle Geo Barents e della Ocean Viking, entrambe attualmente in mare).
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Ma è proprio dall'organizzazione non governativa a bordo di quest'ultima nave, in preda al peggioramento delle condizioni meteo e dove il cibo comincia a scarseggiare, che viene lanciato un appello agli stati dell'Unione chiedendo che si facciano carico di "alleviare la pressione degli arrivi sull'Italia e su Malta: per noi - spiega Sos Méditerranée - l'importante è che la Ocean Viking raggiunga il porto sicuro più vicino e speriamo che questo avvenga il più presto possibile". Quella che sembra versare in condizioni peggiori è la Humanity 1 (sono in 179 a bordo tra cui oltre cento minori), nave di Sos Humanity, che invece accodandosi al diniego della Norvegia chiarisce: "La bandiera non ha nulla a che fare con i diritti o i doveri di asilo". Anche dalla Geo Barents (572 in attesa da oltre una settimana) i soccorritori di Medici Senza Frontiere puntano allo sbarco delle persone il più presto possibile aldilà delle modalità di accoglienza, escludendo categoricamente anche eventuali ipotesi di identificazione a bordo.