
L'ong Memorial vince il Nobel per la Pace: il tribunale russo ordina il sequestro
Fondata nel 1987 da volti noti dell'attivismo come Andrei Sakharov e Svetlana Gannushkina, l'organizzazione insignita col riconoscimento è oggi la più grande del Paese, con al suo interno altri 61 enti. Viene considerata "la fonte più autorevole di informazioni sui prigionieri politici russi": nelle ore successive all'attribuzione del premio gli uffici moscoviti sono stati posti sotto sequestro

Oltre che all'attivista bielorusso Ales Bialiatski, il Nobel per la Pace 2022 è stato assegnato anche all’organizzazione russa Memorial, da oltre 35 anni in prima linea nella difesa dei diritti umani nel Paese guidato da Vladimir Putin. E a distanza di poche ore dal riconoscimento, gli uffici moscoviti sono stati posti sotto sequestro
Ales Bialiatski, chi è il vincitore del premio Nobel per la Pace 2022. FOTO
Considerato un autorevole centro di documentazione e informazione, fin dai tempi dell’Unione Sovietica Memorial si impegna a dare voce a detenuti e oppositori politici. Più che una vera e propria organizzazione, è strutturata come un movimento: non a caso, al dicembre 2021 incorporava 50 ong russe più altre 11 da altri Paesi, inclusi Ucraina, Germania, Italia, Belgio e Francia
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Memorial è stata fondata nel 1987, nel pieno del complicato processo di riorganizzazioni e riforme intrapreso dall’allora presidente Mikhail Gorbaciov e noto come “Perestroika”. Tra gli attivisti per i diritti umani che diedero vita all’organizzazione, c’erano anche il premio Nobel per la Pace 1975 Andrei Sakharov e la sostenitrice dei diritti umani Svetlana Gannushkina

La sua azione si limitava in origine a documentare i gulag e le vittime dello stalinismo, raccogliendo volti, nomi, storie e scavando negli archivi appena aperti di Gorbaciov per identificare a uno a uno quanti subirono violazioni dei diritti umani sia nelle zone di conflitto in area sovietica sia fuori. Dopo la caduta dell’Urss, l’ente ha però largamente ampliato il proprio raggio d’azione, tanto che oggi rappresenta la più grande organizzazione per i diritti umani di tutta la Russia

Memorial viene considerata "la fonte più autorevole di informazioni sui prigionieri politici nelle strutture di detenzione russe”, come recita il comunicato che ha accompagnato la consegna del prestigioso premio. Nel testo, la si definisce anche “un soggetto in prima linea nella lotta contro il militarismo e per un governo basato sul rispetto della legge"

Tra i ruoli più importanti, c’è quello giocato durante le guerre cecene, quando ha raccolto "informazioni sugli abusi e i crimini perpetrati contro i civili dalle forze russe e filorusse". Un’azione che non è stata priva di conseguenze, come testimonia l’uccisione dell’attivista Natalia Estemirova avvenuta in Caucaso il 15 luglio del 2009

Per le sue attività, alla stregua di altri attori della società civile russa, anche l'organizzazione e i suoi membri sono stati bollati come "agenti stranieri". Non a caso, nel dicembre 2021, a pochi mesi dall’avvio della guerra in Ucraina, Vladimir Putin ha deciso di liquidarla e ne ha ordinato la progressiva chiusura

Lo scorso marzo, i volti noti dell’organizzazione sono rimasti 15 ore davanti agli uffici della sede centrale, occupati da personale in borghese dei servizi di sicurezza russi e del centro "anti-estremisti". Una protesta terminata solo 15 ore dopo, quando gli attivisti sono riusciti a entrare nell’edificio trovando cinque o sei "Z" scritte sulle porte e le pareti
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Proprio mentre veniva assegnato il Nobel, il direttore della Biblioteca di Memorial Boris Belenkin si trovava in aula al tribunale Tverskoi di Mosca, dove è in discussione l'ordine di sequestro dei beni dell'organizzazione da parte delle autorità russe. Per questo, fanno sapere dall'ente, non ha ancora appreso la notizia
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La presidente del Comitato Nobel norvegese Berit Reiss-Andersen ha sottolineato come Memorial sia "un'organizzazione basata sulla nozione che confrontare crimini passati è essenziale nel prevenire nuovi”. Un argomento insufficiente a convincere Kiev, che tramite il consigliere del capo dell'ufficio di Zelensky ha polemizzato: "C'è una concezione interessante della parola 'pace' se rappresentanti di due Paesi che hanno attaccato un terzo ricevono il premio insieme. Né organizzazioni russe né bielorusse sono state in grado di organizzare la resistenza alla guerra”
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