
Papa Francesco in Canada: “Chiedo perdono a Dio per le sofferenze degli indigeni”
Il Pontefice ha incontrato le comunità native a Maskwacis: "Il luogo in cui ci troviamo fa risuonare in me un grido di dolore, un urlo soffocato che mi ha accompagnato in questi mesi. Ripenso al dramma subito da tanti di voi, dalle vostre famiglie, dalle vostre comunità; a ciò che avete condiviso con me sulle sofferenze patite nelle scuole residenziali. Di fronte a questo male che indigna, la Chiesa si inginocchia dinanzi a Dio e implora il perdono per i peccati dei suoi figli"

È iniziata a Maskwacis, a circa 70 km a sud di Edmonton, la seconda giornata del viaggio di Papa Francesco in Canada. Una delle tappe cruciali del "pellegrinaggio penitenziale" nei territori delle popolazioni autoctone per esprimere vicinanza e pentimento rispetto alle politiche di assimilazione e agli orrori delle scuole residenziali governative, in gran parte gestite dalla Chiesa cattolica
GUARDA IL VIDEO: Papa in Canada: viaggio per chiedere perdono a nativi
Il Papa, insieme alla governatrice generale del Canada, Mary Simon - lei stessa di madre Inuit - e il primo ministro Justin Trudeau, ha incontrato le popolazioni indigene First Nations, Metis e Inuit
Papa Francesco in Canada: viaggio “penitenziale” per chiedere perdono a nativi
"Attendevo di giungere tra voi. È da qui, da questo luogo tristemente evocativo, che vorrei iniziare quanto ho nell'animo: un pellegrinaggio penitenziale. Giungo nelle vostre terre natie per dirvi di persona che sono addolorato, per implorare da Dio perdono, guarigione e riconciliazione, per manifestarvi la mia vicinanza, per pregare con voi e per voi", ha detto il Papa alle comunità native del Canada a Maskwacis
Papa Francesco: "Si convertano i cuori di quanti generano guerra"
Esprimendo "l'indignazione e la vergogna" Bergoglio ha aggiunto: "Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme, perché le sofferenze del passato lascino il posto a un futuro di giustizia, guarigione e riconciliazione".
Il Papa potrebbe andare a Kiev ad agosto
"Ricordo gli incontri avuti a Roma quattro mesi fa - ha proseguito il Pontefice -. Allora mi erano state consegnate due paia di mocassini, segno della sofferenza patita dai bambini indigeni, in particolare da quanti purtroppo non fecero più ritorno a casa dalle scuole residenziali". "Mi era stato chiesto di restituire i mocassini una volta arrivato in Canada - ha aggiunto - lo farò al termine di queste parole, per le quali vorrei prendere spunto proprio da questo simbolo, che ha ravvivato in me nei mesi passati il dolore, l'indignazione e la vergogna"

Secondo il Papa, "il ricordo di quei bambini infonde afflizione ed esorta ad agire affinché ogni bambino sia trattato con amore, onore e rispetto. Ma quei mocassini ci parlano anche di un cammino, di un percorso che desideriamo fare insieme"

"Il primo passo di questo pellegrinaggio penitenziale tra di voi è di rinnovarvi la richiesta di perdono e di dirvi di tutto cuore che sono profondamente addolorato - ha detto il Papa - Chiedo perdono per i modi in cui purtroppo molti cristiani hanno sostenuto la mentalità colonizzatrice delle potenze che hanno oppresso i popoli indigeni”

“Sono addolorato - ha proseguito - Chiedo perdono in particolare per i modi in cui molti membri della Chiesa e delle comunità religiose hanno cooperato anche attraverso l'indifferenza a quei progetti di distruzione culturale e assimilazione forzata dei governi dell'epoca culminati nel sistema delle scuole residenziali"

Papa Francesco ha poi posto l'accento sulla necessità di "fare memoria" e sugli "insegnamenti" che ancora si possono trarre dalle usanze dei nativi. "Fratelli e sorelle - ha detto - avete vissuto in questa terra per migliaia di anni con stili di vita che hanno rispettato la terra stessa, ereditata dalle generazioni passate e custodita per quelle future. L'avete trattata come un dono del Creatore da condividere con gli altri e da amare in armonia con tutto quanto esiste, in una vivida interconnessione tra tutti gli esseri viventi"

"Avete così imparato a nutrire un senso di famiglia e di comunità, e sviluppato legami saldi tra le generazioni, onorando gli anziani e prendendovi cura dei piccoli - ha osservato il Pontefice - Quante buone usanze e insegnamenti, incentrati sull'attenzione agli altri e sull'amore per la verità, sul coraggio e sul rispetto, sull'umiltà e sull'onestà, sulla sapienza di vita!"

"Il luogo in cui ci troviamo fa risuonare in me un grido di dolore, un urlo soffocato che mi ha accompagnato in questi mesi. Ripenso al dramma subito da tanti di voi, dalle vostre famiglie, dalle vostre comunità; a ciò che avete condiviso con me sulle sofferenze patite nelle scuole residenziali", ha detto Papa Francesco alle popolazioni native

"Sono traumi che, in un certo modo, rivivono ogni volta che vengono rievocati e mi rendo conto che anche il nostro incontro odierno può risvegliare ricordi e ferite, e che molti di voi potrebbero trovarsi in difficoltà mentre parlo - ha osservato - Ma è giusto fare memoria, perché la dimenticanza porta all'indifferenza e, come è stato detto, 'l'opposto dell'amore non è l'odio, è l'indifferenza… l'opposto della vita non è la morte, ma l'indifferenza alla vita o alla morte' (E. Wiesel)"

Secondo il Pontefice, "fare memoria delle esperienze devastanti avvenute nelle scuole residenziali colpisce, indigna, addolora, ma è necessario. È necessario ricordare come le politiche di assimilazione e di affrancamento, che comprendevano anche il sistema delle scuole residenziali, siano state devastanti per la gente di queste terre". "Quando i coloni europei vi arrivarono per la prima volta, c'era la grande opportunità di sviluppare un fecondo incontro tra culture, tradizioni e spiritualità” ha ricordato

“Ma in gran parte ciò non è avvenuto - ha detto il Pontefice - E mi tornano alla mente i vostri racconti: di come le politiche di assimilazione hanno finito per emarginare i popoli indigeni; di come, anche attraverso il sistema delle scuole residenziali, le vostre lingue e culture sono state denigrate e soppresse; di come i bambini hanno subito abusi fisici e verbali, psicologici e spirituali, sono stati portati via dalle loro case quando erano piccini e di come ciò abbia segnato in modo indelebile il rapporto tra i genitori e i figli, i nonni e i nipoti"

Secondo Francesco, "le conseguenze complessive delle politiche legate alle scuole residenziali sono state catastrofiche". "Quello che la fede cristiana ci dice è che si è trattato di un errore devastante, incompatibile con il Vangelo di Gesù Cristo", ha ammesso nell'incontro con le popolazioni indigene

"Addolora sapere che quel terreno compatto di valori, lingua e cultura, che ha conferito alle vostre popolazioni un genuino senso di identità, è stato eroso, e che voi continuiate a pagarne gli effetti", ha sottolineato. "Di fronte a questo male che indigna, la Chiesa si inginocchia dinanzi a Dio e implora il perdono per i peccati dei suoi figli - ha aggiunto il Papa -. Vorrei ribadirlo con vergogna e chiarezza: chiedo umilmente perdono per il male commesso da tanti cristiani contro le popolazioni indigene"

"Molti di voi e dei vostri rappresentanti hanno affermato che le scuse non sono un punto di arrivo", ha detto Papa Francesco. "Concordo pienamente: costituiscono solo il primo passo, il punto di partenza". "Una parte importante di questo processo - ha proseguito il Pontefice - è condurre una seria ricerca della verità sul passato e aiutare i sopravvissuti delle scuole residenziali a intraprendere percorsi di guarigione dai traumi subiti"

"Prego e spero che i cristiani e la società di questa terra crescano nella capacità di accogliere e rispettare l'identità e l'esperienza delle popolazioni indigene - ha aggiunto - Auspico che si trovino vie concrete per conoscerle e apprezzarle, imparando a camminare tutti insieme"

"Da parte mia, continuerò a incoraggiare l'impegno di tutti i Cattolici nei riguardi dei popoli indigeni - ha concluso Francesco - L'ho fatto in più occasioni e in vari luoghi, mediante incontri, appelli e anche attraverso un'Esortazione apostolica. So che tutto ciò richiede tempo e pazienza: si tratta di processi che devono entrare nei cuori, e la mia presenza qui e l'impegno dei Vescovi canadesi sono testimonianza della volontà di procedere in questo cammino"

"È un grande onore accoglierla tra noi. Ha viaggiato molto per essere con noi sulla nostra terra e per camminare con noi sulla via della riconciliazione. Per questo la onoriamo e le porgiamo il nostro più sentito benvenuto", ha detto al Papa il capo indigeno Wilton Littlechild. "Desideriamo riconoscere con profondo apprezzamento il grande sforzo personale che ha fatto per arrivare nella nostra terra”

"Qui a Maskwacis - ha spiegato il capo indigeno - siamo sulla terra del Treaty Six, il territorio ancestrale dei Cree, Dene, Blackfoot, Saulteaux e Nakota Sioux da tempo immemorabile. Il mio nome in Cree è 'Usow-Kihew', che significa 'Aquila d'oro'. In inglese sono conosciuto come Wilton Littlechild. Sono stato uno studente qui alla scuola residenziale Ermineskin, che, per la Sua visita tra noi oggi, rappresenta tutte le scuole residenziali del nostro Paese"

"Si sono riuniti qui questa mattina con la gente di Maskwacis i sopravvissuti delle scuole residenziali, i capi, i dirigenti, gli anziani, i custodi della conoscenza e i giovani delle comunità First Nations, Métis e Inuit di tutta la nostra terra", ha sottolineato Wilton Littlechild. "Ci sentiamo particolarmente onorati di accogliere anche il governatore generale del Canada, sua eccellenza Mary Simon, e il primo ministro, l'onorevole Justin Trudeau"

"In qualità di ex Commissario della Commissione per la Verità e la Riconciliazione - ha ricordato Wilton Littlechild -, ho ascoltato quasi 7.000 testimonianze di ex studenti di scuole residenziali in questo Paese. Durante la recente visita a casa sua in Vaticano da parte di una delegazione di sopravvissuti indigeni, anziani, custodi della conoscenza e giovani, ha anche sentito degli abusi subiti da così tante nostre persone in questa e in altre scuole residenziali"

"Durante il nostro tempo con lei - ha rammentato - è stato chiaro a tutti noi che ha ascoltato con grande compassione le testimonianze che hanno raccontato del modo in cui la nostra lingua è stata repressa, la nostra cultura ci è stata sottratta e la nostra spiritualità denigrata. Ha sentito la devastazione che è seguita dal modo in cui le nostre famiglie sono state distrutte. Le parole che ci ha rivolto in risposta sono venute chiaramente dal profondo del suo cuore e sono state per coloro che le hanno ascoltate fonte di profondo conforto e grande incoraggiamento"