I leader vogliono dimostrare a Zelensky che l'Europa c'è. Si tratta di un viaggio delicato e, per ragioni di sicurezza, non sono stati forniti dettagli
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Questa volta il momento sembra davvero arrivato. Dopo settimane di lavoro diplomatico e la messa a punto di un sistema di sicurezza all’altezza del rischio, nelle prossime ore Draghi, Macron e Scholz saranno Kiev. Con loro anche il premier romeno per dire a Zelensky che l’Europa c’è, che parla con una sola voce e che ha una sua posizione, indipendente - seppur allineata in questa fase - con gli Stati Uniti. Della visita per questioni di sicurezza si sa poco. (GUERRA IN UCRAINA. LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA)
Per Draghi unità imprescindibile
Il viaggio è delicato e nessun dettaglio viene fornito. Da quel poco che è trapelato occuperà gran parte della giornata di giovedì. Il messaggio per Putin è chiaro: si sbaglia se pensa di riuscire a dividere l’Europa. Che è il punto su cui ha lavorato di più proprio il premier Draghi. Anche e sopratutto quando la Germania appariva timorosa nello stringere sulle sanzioni e nella partita di affrancamento dal gas russo. Per il premier italiano l’unità - costi quel che costi - è sempre stata e deve continuare ad essere un punto imprescindibile. Non è un caso che proprio Draghi sia più avanti degli altri su misure che - seppur dolorose - potrebbero assestare un ulteriore colpo a Putin, come il tetto massimo al prezzo del gas. Misure che non devono frenare il tentativo di arrivare a un cessate il fuoco che per Palazzo Chigi resta l’obiettivo numero uno.
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Poi la visita a Erdogan
Con Zelensky si parlerà anche di questo. Capire le condizioni ucraine - perché è a Kiev che spetterà sempre l’ultima parola - per arrivare anche ad una tregua temporanea. La sensazione è che il momento possa essere propizio. Sul campo le posizioni sembrano consolidarsi con la Russia forte nei territori già occupati a suo tempo e l’Ucraina che ha retto all’assalto. Potenzialmente è proprio questo stallo che potrebbe rappresentare una base di partenza. Senza dimenticare che tutto avviene a una settimana dall’avvio di una dieci giorni di vertici internazionali - Consiglio europeo, G7, summit Nato - che potrebbero imprimere una svolta in questo senso. Per Draghi subito dopo ci sarà anche la visita a Erdogan, dove l’Italia ritorna dopo 15 anni. La Turchia sta cercando da settimane ormai di porsi come mediatore per una soluzione della crisi. L’Italia è pronta ad aiutarla su questa strada, laddove dovessero vedersi spiragli reali di apertura.