L’artista ha raccontato al New York Times come è riuscita a lasciare il Paese e ad arrivare in Lituania passando dalla Bielorussia. Ha spiegato di essersi nascosta nell'appartamento di un'amica a Mosca prima di riuscire a fuggire travestendosi da addetta per la consegna del cibo a domicilio
Si è travestita da rider e in questo modo è riuscita a lasciare la Russia. Maria Alyokhina, una delle componenti delle Pussy Riot, ha raccontato la sua fuga dal Paese al New York Times. La donna, che era stata dichiarata latitante lo scorso aprile, ha spiegato di essersi nascosta nell'appartamento di un'amica a Mosca prima di riuscire a fuggire travestendosi da addetta per la consegna del cibo a domicilio. Poi, con l’aiuto di alcuni amici, è arrivata in Lituania (GUERRA IN UCRAINA: LO SPECIALE DI SKY TG24 – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE).
Il racconto della fuga
Al New York Times l’artista ha spiegato come è riuscita a scappare dal Paese e ad arrivare in Lituania, passando per la Bielorussia. Ha detto di essersi travestita da addetta per la consegna del cibo a domicilio per eludere i poliziotti e di non aver portato con sé il cellulare per non essere rintracciata. Ha raccontato che un amico l’ha accompagnata in macchina fino in Bielorussia e di essere riuscita poi a passare il confine al terzo tentativo, grazie anche all'aiuto dell'artista islandese Ragnar Kjartansson, che – secondo quanto detto da Alyokhina al Nyt - ha convinto un Paese europeo a rilasciare alla Pussy Riot un documento di viaggio che le garantiva gli stessi diritti di una cittadina europea. Grazie a questo documento, Alyokhina è riuscita a prendere un autobus verso la Lituania. A Vilnius ha incontrato la compagna Lucy Shtein, che aveva lasciato la Russia settimane prima con lo stesso travestimento. "Sono successe tante magie la scorsa settimana. Sembra una spy novel. Sono contenta di avercela fatta", ha detto al giornale. Con altre Pussy Riot, nei prossimi giorni inizierà un tour per raccogliere fondi per l'Ucraina.
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Chi è Maria Alyokhina
Alyokhina era latitante in Russia da aprile. Alla fine di quel mese un tribunale di Mosca aveva ordinato la carcerazione della donna per aver violato i termini della libertà vigilata a cui era stata condannata nel settembre del 2021. Ma lei si era resa irreperibile. Alyokhina, 33 anni, in passato ha trascorso quasi due anni in carcere per "teppismo e odio religioso": era stata arrestata a Mosca nel febbraio del 2012, insieme ad altre Pussy Riot, quando ha cantato una preghiera anti-Putin nella Cattedrale del Cristo Salvatore. Negli anni successivi è stata arrestata altre volte, sempre dopo proteste. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, lo scorso 24 febbraio, la donna era ai domiciliari con l’accusa di aver violato le norme anti-Covid durante alcune manifestazioni del 2021 dopo l’arresto di Aleksej Navalny. Per protestare contro l’operazione russa, Alyokhina aveva tagliato il suo braccialetto elettronico e pubblicato la foto sui social. Per questo il tribunale, ad aprile, l’aveva condannata a 21 giorni di carcere. Ma l’artista si era resa irreperibile ed era stata inserita nella lista dei latitanti.