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Ucraina, Zelensky apre alla pace con la rinuncia alla Crimea

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©Ansa

Kiev sarebbe disposta ad accettare un accordo di pace di compromesso con la Russia, se le forze di Mosca si ritirassero "sulle posizioni del 23 febbraio",  cioè il giorno prima dell'inizio dell'invasione. Questa l'apertura del presidente ucraino, che però accusa gli avversari: "A Mariupol non è guerra, ma tortura bestiale". Da Mosca segnali ambigui

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L'Ucraina sarebbe disposta ad accettare un accordo di pace di compromesso con la Russia, se le forze di Mosca si ritirassero "sulle posizioni del 23 febbraio”,  cioè il giorno prima dell'inizio dell'invasione. A dirlo è il presidente Volodymyr Zelensky, intervenendo in video alla Chatham House, think tank britannico con sede a Londra, e lasciando intendere che almeno per ora Kiev non pretenderebbe la restituzione della Crimea, annessa dai russi nel 2014. Non si tratterebbe dunque di una cessione, ma di un’apertura al dialogo senza recriminare la Crimea. Da Mosca, intanto, i segnali sono ambigui (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI LIVE).

La mossa di Kiev

Per il ministero degli Esteri russo i negoziati sono in "stallo", mentre Vladimir Putin è pronto a sfidare nuovamente l'Occidente, facendo volare il suo aereo per la guerra nucleare alla parata del 9 maggio. Il dialogo tra le parti finora ha prodotto poco o nulla. Lo ha ribadito anche lo stesso Zelensky denunciando che "non si vede alcun desiderio da parte russa di porvi fine". Però il presidente ucraino ha fatto un'apertura significativa, affermando che sarebbe pronto ad un'intesa se le forze di Mosca si ritirassero sulle posizione pre-invasione. In quel caso, di fatto, Kiev rinuncerebbe alla pretesa della restituzione della Crimea. Zelensky tra l'altro ha evitato di avanzare richieste sulle zone del Donbass in mano ai filo-russi, sempre dal 2014.

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Di certo, però, Zelensky continua a non risparmiare le critiche a Mosca. I russi credono di poter restare "impuniti" rispetto "ai loro crimini di guerra poiché hanno il potere di uno Stato nucleare", ha denunciato. L'attacco delle forze di Mosca all'Azovstal di Mariupol è un qualcosa che "non è un'azione militare" bensì "un tortura" mediante il tentativo di prendere "per fame" gli assediati. Una strategia, ha rincarato il presidente ucraino, frutto "dell'atteggiamento bestiale" dei militari russi alimentato a suo dire da decenni di "odio" e di "propaganda anti ucraina".

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La diplomazia internazionale

Un segnale sul fronte diplomatico intanto è arrivato dal Palazzo di Vetro a New York, dove il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato una dichiarazione unanime di "fermo sostegno" al segretario generale Antonio Guterres per "una soluzione pacifica" del conflitto: la prima dimostrazione di unità dei 15 dall'inizio dell'invasione, soprattutto con il sì della Russia, oltre che della Cina. "Oggi per la prima volta il Consiglio di Sicurezza ha parlato con una sola voce per la pace in Ucraina. Come ho spesso detto il mondo deve unirsi per mettere a tacere le armi e sostenere i valori della Carta Onu", ha detto il segretario generale Onu Antonio Guterres.  

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