
Centrale nucleare di Krško, timori per il sito in Slovenia a 100 km dall’Italia
Costruita negli anni ’70 ed entrata in funzione nel 1983, è adesso al centro di una Valutazione di impatto ambientale per deciderne l’estensione della messa in funzione. L’Italia può esprimere parere contrario, e Legambiente ne invoca lo stop

A poco più di 100 km dal confine italiano, in Slovenia, sorge un impianto nucleare: è la centrale di Krško, entrata in funzione nel 1983 e di cui in questi mesi si discute una possibile estensione di vita fino al 2043. Legambiente ha chiesto al governo italiano di chiedere la chiusura dell’impianto, giudicato “vecchio e pericoloso”
GUARDA IL VIDEO: Nucleare, Cingolani: non trascurare innovazioni tecnologiche
La centrale nucleare di Krško è stata costruita nella seconda metà degli anni ’70 ed è entrata in funzione nel 1983. Fu realizzata da Slovenia e Croazia, all’epoca entrambe parte della Jugoslavia
Ucraina, i russi lasciano Chernobyl. Kiev: "Soldati colpiti da radiazioni"
La struttura è gestita dalla società Nuklearna Elektrarna Krško (NEK), la cui proprietà è divisa tra le aziende pubbliche dell’energia di Croazia e Slovenia. Secondo le informazioni fornite dalla stessa NEK, la centrale fornisce il 20% del fabbisogno di energia elettrica sloveno e il 16% di quello croato
Ucraina, Zelensky: "Tutto il mondo deve essere pronto alla minaccia nucleare della Russia"
La data prevista per la fine dell’operatività della centrale è il 14 gennaio 2023, cioè dopo 40 anni dall’entrata in funzione. È stata però richiesta un’estensione della vita della struttura di 20 anni, fino al 2043
Russia, quante armi nucleari possiede Mosca e dove possono colpire: IL REPORT
Per poter estendere la vita della centrale è necessaria, secondo quanto riportato da Legambiente, una Valutazione di impatto ambientale transfrontaliera che coinvolga anche i Paesi vicini: Italia, Austria, Croazia, Bosnia e Ungheria. Tra questi, l’Austria avrebbe già espresso parere contrario mentre l’Italia non si è ancora pronunciata
Armi nucleari, l'arsenale che cresce più velocemente è in Pakistan
A opporsi pubblicamente all’idea dell’estensione è Legambiente: “Il Governo italiano chieda la chiusura della vecchia centrale nucleare di Krško. Non sono ammessi più ritardi, l’Italia in qualità di paese confinante si pronunci nel merito come ha già fatto l’Austria”, è stato l’appello lanciato al governo
L'appello di Legambiente
“Stiamo parlando di una struttura ormai vecchia e obsoleta, entrata in esercizio nel 1983, costruita in una zona sismica, priva di un deposito per smaltirne i rifiuti e che la Slovenia vuole anche ampliare”, ha scritto Legambiente in un comunicato

“È importante che anche l’Italia prenda al più presto una posizione ferma e decisa sul caso Krško. Il nostro Paese, che sul proprio territorio ha bocciato l’atomo con ben due referendum nell’87 e nel 2011, deve essere in linea con i mandati referendari, dicendo no all’impianto nucleare sloveno”, ha detto il presidente di Legambiente Stefano Ciafani

Secondo Legambiente inoltre la centrale nucleare di Krško sarebbe stata costruita in prossimità di tre faglie attive, e gli studi sismologici più recenti prendono atto che il contenitore del reattore era stato progettato per resistere a scosse con una PGA (massima accelerazione al suolo) di 0,3 g

Gli stress test condotti per volontà dell’Unione Europea però, scrive ancora Legambiente, indicano in 0,8-0,9 g il limite oltre il quale il contenitore si potrebbe lesionare, con fuoriuscita di materiale fissile, e gli studi più recenti dimostrerebbero che tali valori potrebbero venire superati dai terremoti possibili nell’area

A seguito del terremoto che il 22 marzo 2020 ha colpito l’area di Zagabria in Croazia, con una magnitudo di 5,5 della scala Richter, la centrale è stata preventivamente fermata per consentire verifiche alla struttura. Non avendo trovato danni, la struttura ha ripreso a funzionare nei giorni successivi