Elezioni Francia, chi è Jean-Luc Mélenchon, leader della "Francia Ribelle"

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Terza corsa verso l'Eliseo per il capo della frangia radicale della sinistra francese, che spera di arrivare al ballottaggio. Le promesse di una "Sesta Repubblica" partecipativa e meno presidenziale, gli ologrammi ai comizi, la Massoneria: chi è il "terzo incomodo" tra Macron e Le Pen

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Terza corsa verso l’Eliseo per Jean-Luc Mélenchon, candidato del partito di sinistra radicale La France Insoumise (tradotto, ‘La Francia Ribelle’). Gli ultimi giorni che separano i francesi dalle urne, con il primo turno di votazioni al via il prossimo 10 aprile, per Mélenchon hanno lo stesso sapore di quelli di cinque anni fa. Nel 2017 era quasi arrivato al ballottaggio, conquistando il 19,7% delle preferenze, pochissimi punti sotto la leader del Fronte Nazionale, Marine Le Pen (21,30%). Oggi, la situazione è più o meno la stessa. L’attuale presidente Emmanuel Macron sfida altri 11 candidati. Le previsioni lo vedono scontrarsi contro Le Pen, con l’incognita di quanti voti prenderà “il terzo incomodo” Jean-Luc Mélenchon. Nessun altro esponente di sinistra è così alto come il leader dei radicali nei sondaggi (ELEZIONI FRANCESI, LO SPECIALE DI SKY TG24I SONDAGGICHI SONO I 12 CANDIDATI ALL’ELISEO).

Chi è Jean-Luc Mélenchon

Nato il 19 agosto 1951 nella zona internazionale di Tangeri, Mélenchon si trasferisce in Francia a 11 anni. Dopo il liceo, studia e si laurea in lettere e filosofia. Da subito si avvicina alla politica. Milita tra movimenti di matrice comunista, entra poi a far parte del Partito Socialista, che abbandonerà nel 2008, denunciandone una “deriva liberale”. Nel 2009 fonda il Partito di Sinistra, con cui nel 2012 arriva quarto alle elezioni presidenziali. Nel 2016 entra in Le France Insoumise, partito fondato proprio per appoggiare la sua seconda candidatura all’Eliseo. Politico di lungo corso, deputato all’Assemblea Nazionale dal 2017, è stato senatore per il dipartimento dell’Essone tra il 1986 e il 2010, con alcune interruzioni. Tra il 2000 e il 2002 è ministro con delega all’insegnamento per il governo di Lionel Jospin, tra il 2009 e il 2017 siede all’Europarlamento. Cavallo di battaglia di tutte le corse presidenziali di Mélenchon è la promessa di una “Sesta Repubblica francese”, più partecipativa, meno presidenziale e più parlamentare.

epa06694422 Italian former Prime Minister Enrico Letta participates during the conference: 'Que cambios necesita la UE para avivar el movimiento europeista?' (lit. What changes does the EU need to stoke the pro-European movement?) held at General Assembly of the Association of high-consumption companies (AECOC) in Barcelona, Catalonia, Spain, 26 April 2018.  EPA/Enric Fontcuberta

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La Massoneria francese e i processi

Negli anni' 80 Mélenchon entra a far parte della Massoneria francese. Nel 2018 la direzione ne chiede la sospensione per alcune frasi pronunciate contro i giornalisti francesi - definiti "bugiardi" - nell’ambito di indagini a suo carico per la gestione del finanziamento pubblico al suo partito. Nel 2019 il tribunale di Bobigny (Parigi) ha condannato Mélenchon a tre mesi di carcere - con la condizionale - per resistenza a pubblico ufficiale in occasione di una movimentata perquisizione dei locali del suo partito nell'ottobre 2018.

Ologrammi e programma politico

Martedì 5 aprile, Mélenchon è comparso contemporaneamente in 12 comizi elettorali sparsi per la Francia. Dalla città di Lille, dove si trovava, la sua immagine è stata proiettata attraverso ologrammi in altre 11 piazze nel Paese. Critico nei confronti dell’economia globalizzata, ha parlato dei suoi piani per “re-industrializzare” la Francia. Ha condannato l’invasione russa in Ucraina, ventilando però l’idea di una Francia più neutrale rispetto a quella di Macron nello scenario internazionale e ipotizzando l’uscita dalla Nato. Note le sue promesse in campo sociale, dall’aumento della tassazione sui redditi più alti all’introduzione di un salario minimo di 1400 euro.

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