Ucraina, Draghi a stampa estera: “Per Putin tempi non maturi per incontrare Zelensky”

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Il presidente del Consiglio ha iniziato il suo discorso parlando della telefonata di ieri con il presidente russo sugli ultimi sviluppi della crisi e le relazioni bilaterali, poi ha parlato di energia e gas, della spesa militare e della creazione di una difesa comune europea

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Oggi alle 12 il presidente del Consiglio Mario Draghi ha incontrato i giornalisti dell'Associazione della Stampa estera per riferire sulla situazione in Ucraina. Draghi ha iniziato il suo discorso parlando della telefonata di ieri con il presidente russo Vladimir Putin sugli ultimi sviluppi della crisi e le relazioni bilaterali: “Non ci sentivamo con Putin da prima dell'inizio della guerra, ho iniziato la telefonata chiarendo il perché del colloquio, cioè per parlare di pace. Poi ho chiesto quando è previsto un cessate il fuoco, anche temporaneo, ma il presidente Putin ha detto che le condizioni non sono mature. Oggi però è uscita la notizia del corridoio umanitario di Mariupol” (IL LIVEBLOG - LO SPECIALE - IL RACCONTO DEGLI INVIATI DI SKY TG24).

Draghi: "Putin non è pronto per incontrare Zelensky"

“Ho espresso la mia convinzione che per risolvere certi nodi cruciali fosse necessario un incontro con il presidente Zelensky, che peraltro sta chiedendo dall'inizio della guerra un colloquio con Putin”, ha continuato Draghi. “La risposta di Putin è stata che i tempi non sono ancora maturi, occorre che i negoziatori vadano avanti con le trattative. Putin ha detto che a suo avviso ci sono dei piccoli passi avanti nei negoziati e in effetti le posizioni delle due parti su vari argomenti si sono un po’ avvicinate. Sono molto cauto su questo perché c’è ancora molto scettiscismo e bisogna parlare dei fatti”, ha concluso Draghi. "Tutti desideriamo vedere uno spiraglio di luce. Le sanzioni funzionano, alla pace si arriva se l'Ucraina si difende, altrimenti non si arriva alla pace - ha aggiunto - La disponibilità di Zelensky" a trattare è "sempre stata totale. Il problema è vedere se anche la Russia vuole la pace e finora i fatti dicono che non c'è stato questo desiderio. Solo la difesa dell'Ucraina ha rallentato l'invasione e forse porterà a un processo di pace".

"Pagamenti in rubli inaccettabili e non fattibili"

Per quanto riguarda la questione dei pagamenti in rubli del gas, Draghi ha detto che le aziende europee continueranno a pagare in euro o in dollari, secondo quanto comunicato ieri da Putin. “La conversione dal pagamento in euro/dollari a rubli è un fatto interno alla Federazione russa. Le analisi sono in corso per capire cosa esattamente significa e se le aziende europee possono continuare a pagare come previsto, se significa qualcosa per le sanzioni in atto. La sensazione che ho avuto è che non è semplice cambiare la valuta senza violare i contratti”, ha spiegato Draghi. “Il pagamento in rubli non è accettabile perché i contratti sono stati fatti in euro e dollari. Non è assolutamente facile cambiare valuta di riferimento. In più non è fattibile perché ci sarebbero delle difficoltà tecniche insormontabili. È indubbio che forzare gli scambi in una moneta particolare rafforzi quella moneta perché viene richiesta di più”, ha approfondito il premier.

Draghi: “Esiste uno spazio per la Cina nella risoluzione conflitto”

"Io ho aspettative positive" sul "ruolo della Cina" che "potrebbe diventare un protagonista di prima grandezza nel processo di pace. Bisogna vedere se le aspettative saranno confermate" dal comportamento di Pechino, ha detto il premier rispondendo a una domanda. "Uno spazio per il ruolo della Cina" nella risoluzione del conflitto "esiste e verrà toccato nel vertice Ue-Cina" insieme alla "transizione climatica, alla biodiversità, al commercio che è un tema importante perché si tratta di riparare le relazioni commerciali che in questi ultimi anni sono state frammentate: devono vedere equità internazionale, standard da rispettare", ha detto.

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"Spesa militare al 2% entro il 2028"

"Sul Def non è prevista alcuna indicazione specifica di spese militari". L'impegno dell'Italia per il 2% del Pil per le spese militari con la Nato "è stato preso nel 2014 ed è stato ribadito da tutti i governi. Dal 2018 al 2021 le spese nel bilancio della difese sono aumentate tra il 17% e il 26-27%. L'impegno dell'Italia è confermare quanto fatto precedentemente e gli impegni con la Nato", ha spiegato il premier Draghi alla Stampa Estera. "Ci siamo visti con il presidente Conte che chiedeva l'allungamento" dei tempi per raggiungere il 2% "al 2030. Io ho detto no, faremo quello che il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha proposto e deciso, cioè il 2028".

"Fondamentale costruire difesa comune eurpea"

“Gli eventi attuali richiamano l’importanza dell’unione politica europea. La costruzione di una difesa europea è un passo importante anche in ottica politica. La difesa comune europea vuol dire che tutti noi saremo alleati per sempre in futuro: sarebbe l’obiettivo più importante mai raggiunto del continente. L’Italia ne è sempre stata convinta, fin dai primi anni ’50 con Alcide De Gasperi”, ha detto Draghi. “Abbiamo un problema che viene ancor prima delle decisioni nazionali sugli investimenti. Bisogna fare un coordinamento per superare le decisioni nazionali. Dobbiamo capire chi spende, quanto e per cosa. Bisogna partire da lì. È un obiettivo talmente esistenziale per l’Europa che deve essere preso sul serio”. 

“Sud Europa hub importantissimo per energia”

“A seguito della crisi, i Paesi del Sud Europa stanno realizzando che possono esser e un hub importantissimo, di gas oggi, ma soprattutto di idrogeno domani. Può funzionare molto bene tra loro e può destinare le risorse della sponda Sud del Mediterraneo verso il Nord. Gli investimenti da fare sono molti e sono importanti. Tra ai Paesi del Sud c’è l’ipotesi del gasdotto Italia-Spagna di cui abbiamo parlato con il premier Pedro Sanchez. Adesso queste ipotesi devono essere studiate. La Commissione sta studiando la fattibilità del gasdotto EastMed”, ha spiegato Draghi.

"Piano energetico per emenciparsi da Russia sta andando bene"

Il governo italiano si è mosso su vari piani per emanciparsi dal gas russo. “Prima di tutto diversificazione di fornitori e verso le rinnovabili. In questo senso bisognerà aumentare la velocità degli investimenti. Dobbiamo ridurre il processo autorizzativo per le installazioni eoliche, fotovoltaiche, rinnovabili”, ha dichiarato Draghi. Poi ha parlato del mercato del gas: “L’Italia sostiene la necessità di un tetto al prezzo del gas. Quanto più noi sostituiamo gas russo con altri fornitori tanto più è difficile continuare a compensare. Riusciremo a compensare subito il 30-40% e poi diventare più difficile andando avanti”. “Il terzo piano - ha aggiunto - riguarda l’aiuto alle famiglie e imprese. Il governo ha speso circa 20 miliardi di euro in aiuto e continueremo in aiuti se necessario”.

Defense Minister Elisabetta Trenta guest at 'Porta a Porta'. In the picture Claudio Graziano, chief of staff of the Defense. Rome, October 30th, 2018 (Photo by Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio via Getty Images)

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“Per non finanziare Putin serve fissare tetto gas”

“L'inflazione sta aumentando per l'aumento delle materie prime, in particolare quelle alimentari. Poi c'è scarsa disponibilità che produce aumenti dei prezzi”, ha detto Draghi. “Sull'energia l'Italia è intervenuta per aiutare le famiglie con 20 miliardi nell'arco di 8-9 mesi. Ma il sostegno a carico del bilancio e del debito ha senso se l’aumento è temporaneo, se è permanente serve una risposta strutturale”, rincara il premier. “Non ha senso che l'energia idroelettrica che non costa nulla venga venduta al prezzo del gas. Sugli altri mercati, quello dei prodotti agricoli, bisogna fare lo stesso con l'energia, ma ora serve coltivare tutta la terra disponibile e poi diversificare anche qui. Se vengono meno le importazioni dalla Russia e in parte dall'Ucraina serve importare beni da altri mercati, Canada, Usa e Argentina", ha spiegato. “È chiaro che ci sarà un periodo di inflazione e il governo dovrà intervenire, ma poi servono risposte strutturali". Tornando sul prezzo del gas ha detto: "Germania e Italia stanno finanziando, insieme a tutti i paesi importatori di gas, di grano, la guerra russa. Non c'è dubbio. Per questo nel Consiglio europeo abbiamo spinto per un price cap sul gas. Non c'è nessun motivo perché il gas sia così caro per gli europei. La Russia non può venderlo a nessun altro: c'è lo spazio per fissare un tetto. Stiamo discutendo sulla possibilità che la Russia chiuda i rubinetti. Serve evitare i timori di una risposta russa. Per ridurre i finanziamenti alla Russia dobbiamo abbassare prezzo del gas", ha sottolineato Draghi.

Il ruolo di garante dell’Italia

Sul ruolo dell’Italia come garante Draghi ha detto: "Il contenuto esatto di queste garanzie è ancora presto per definirlo: dipenderà dal risultato dei negoziati fra Russia e Ucraina. Saranno garanzie che prevedono che le clausole negoziate siano attuate: la pace, il tipo di neutralità che l’Ucraina avrà, lo status delle regioni e via dicendo. Dipende dal contenuto dei negoziati". Ha poi aggiunto: "L'aspetto positivo è che l'Itala è richiesta come garante dall'Ucraina e dalla Russia”.

I rapporti con la Turchia

"La Turchia sta svolgendo un ruolo importantissimo per avviare il negoziato verso un risultato di pace e tutti i Paesi sono pronti a collaborare in questa direzione. Non è ancora stata concordata una data ma con Francia e Turchia abbiamo concordato un incontro per rinforzare le relazioni commerciali", ha detto Draghi, spiegando che l'incontro si dovrebbe tenere "nelle prossime settimane. Certamente i rapporti con la Turchia in generale sono molto migliorati ma bisogna fare ancora molto".

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