Guerra Ucraina, Biden: “Putin valuta uso di armi chimiche e biologiche”. Mosca smentisce

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Il presidente statunitense torna ad avvertire che Mosca starebbe valutando l'uso di questo tipo di armi. Il Cremlino: "Solo insinuazioni, non abbiamo simili armi". Biden ha anche confermato l'uso da parte della Russia di missili ipersonici. Sale la tensione tra le due potenze, con il rischio della rottura dei rapporti diplomatici

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Joe Biden torna a lanciare un monito sul possibile uso della Russia di armi chimiche e biologiche nella guerra in Ucraina (LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI - I VIDEO E I REPORTAGE DI SKY TG24). Il presidente degli Usa ha ribadito che le accuse russe che Kiev abbia armi biologiche e chimiche "sono false" e sono un "chiaro segnale" che Vladimir Putin "sta valutando di usarle entrambe" nel conflitto. Putin, ha sottolineato Biden, "è con le spalle al muro e ora sta parlando delle nuove operazioni sotto falsa bandiera che sta preparando”. Immediata la replica di Mosca secondo cui le accuse di Biden sono "insinuazioni malintenzionate". Il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha detto: "Noi non abbiamo simili armi". Intanto l’inquilino della Casa Bianca ha confermato che la Russia ha impiegato anche missili ipersonici nei bombardamenti in Ucraina. "Con le stesse testate impiegate sugli altri missili, non fanno molta differenza, tranne che per il fatto che è quasi impossibile intercettarli", ha detto Biden, citato dalla Cnn. Il presidente americano ha poi criticato la risposta "traballante" dell'India di fronte all'invasione russa. "Il Quad (l'alleanza strategica informale tra Australia, Giappone, India e Stati Uniti, ndr) è unito, con l'eventuale eccezione dell'India che è in qualche modo traballante, ma il Giappone è stato estremamente forte, idem l'Australia, nel fronteggiare l'aggressione di Putin", ha detto Biden.

Scontro Usa-Russia. Mosca: “Siamo vicini alla rottura”

La tensione tra Russia e Stati Uniti è alta. Una durissima protesta di Mosca è stata recapitata a Washington tramite i canali diplomatici per gli "inaccettabili" commenti del presidente Joe Biden su Vladimir Putin, definito nei giorni scorsi "un dittatore assassino e un criminale di guerra". Mentre il presidente americano si sta preparando ad una complessa trasferta sul suolo europeo che lo porterà anche in Polonia, a Mosca il ministero degli Esteri russo ha convocato l'ambasciatore americano John Sullivan per informarlo dell'ira di Putin per dichiarazioni giudicate "indegne" dal Cremlino. Quelli usati da Biden, hanno attaccato i russi, sono toni "inaccettabili", soprattutto se si considera che si tratta di giudizi indirizzati al più alto livello, cioè presidenziale. 

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Secca la replica del segretario di Stato americano Antony Blinken, attraverso il suo portavoce: è "incredibile" sentir parlare di "commenti inaccettabili da parte di un Paese che sta perpetrando violenze atroci sui civili". Che lo scontro tra le due superpotenze stia crescendo lo dimostra anche il nuovo allarme lanciato da Washington sulla possibilità che la Russia lanci un cyber attacco in grande stile contro gli Stati Uniti. "Se la Russia farà un cyber attacco contro di noi, gli Usa risponderanno", ha replicato la Casa Bianca. Nonché l'annuncio americano che conferma che saranno forniti all'Ucraina altri sistemi anti-missili, inclusi quelli di fabbricazione sovietica. "Esattamente quelli di cui hanno bisogno", ha osservato il portavoce del dipartimento di Stato americano Ned Price. 

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Proseguono colloqui con alleati Ue

Nelle stesse ore della protesta russa il presidente statunitense consultava i suoi alleati europei. Una conversazione di un'ora con il premier britannico Boris Johnson, quello italiano Mario Draghi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron per ribadire - ha fatto sapere Palazzo Chigi - l'assoluta necessità di mantenere una piena unità d'intenti in questa fase delicatissima del conflitto. Oggetto della call era anche - ha fatto sapere invece l'amministrazione americana - il rafforzamento del pacchetto di sanzioni contro la Russia. Dossier all'esame anche dell'Unione europea. Che il barometro dei negoziati volga al brutto lo conferma tra l'altro anche l'accusa di Washington a Pechino di non fare nulla per fermare il conflitto: "La Cina è il Paese con la maggiore influenza sulla Russia, quindi potrebbe fare di più per mettere fine alla guerra. Finora non abbiamo visto niente di tutto ciò, abbiamo solo sentito dichiarazioni", ha sottolineato il Dipartimento di Stato.

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