Ucraina, Biden a Putin: “Pagherete cara invasione”. Farnesina richiama italiani in patria

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Getty e ipa

La telefonata tra i due leader non ha allentato la tensione. Il presidente Usa fa sapere che si continua a dialogare ma si è pronti a tutto, mentre Mosca parla di "isteria" e continua a smentire la volontà di invadere l'Ucraina. L'Italia, intanto, si aggiunge alla lista dei Paesi che chiedono ai propri cittadini di fare i bagagli

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Gli Stati Uniti ritirano quasi tutti i loro soldati rimanenti in Ucraina nello stesso giorno della telefonata tra il presidente russo e quello americano. I due leader hanno concordato sulla necessità di proseguire il dialogo, ma la tensione non diminuisce. 
Durante il colloquio Joe Biden ha detto al suo omologo Vladimir Putin che, se la Russia dovesse invadere l'Ucraina, gli Stati Uniti e gli alleati risponderanno in modo "deciso" e imporranno "costi severi" a Mosca. Minacce che hanno portato il Cremlino a dire che l'isteria americana è giunta al suo "apogeo". Secondo un funzionario della Casa Bianca, lo scambio non sarebbe stato risolutivo e lo scenario non è di fatto cambiato. Proprio alla luce di questa situazione, sempre più Paesi suggeriscono ai propri cittadini di lasciare l'Ucraina: nelle ultime ore all'elenco, si sono aggiunti tra gli altri Italia, Israele, Croazia, Svezia, Danimarca e Bulgaria (I REPORTAGE DI SKY TG24 IN UCRAINA).

I colloqui di oggi

La telefonata, durata più di un'ora, tra il presidente Usa Joe Biden e quello russo Vladimir Putin segue il colloquio molto teso tra il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Secondo quest'ultimo, gli Stati Uniti e l'Ue hanno "ignorato" le richieste della Russia sulla sicurezza, e le affermazioni di Washington su Mosca che vuole invadere l'Ucraina sono "provocazioni" per fare "propaganda" anti-russa. In giornata Putin ha parlato anche col presidente francese, Emmanuel Macron che avrebbe ribadito la "determinazione [degli occidentali] a reagire" in caso di operazione militare russa, nonostante la Francia non abbia almeno al momento alcuna indicazione sull'organizzazione di attacchi militari russi. Ipotesi che Mosca definisce "speculazioni provocatorie". Macron ha sentito anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ribadendo il sostegno della Francia alla "sovranità e all'integrità territoriale" dell'Ucraina ed elogiando il suo "sangue freddo". Quest'ultimo non usa infatti toni allarmisti e alla domanda sulla possibilità che la Russia invada il suo Paese ha risposto: "Dobbiamo essere pronti ogni giorno, tutto questo non è iniziato ieri, è iniziato nel 2014". Un invito alla calma è arrivato anche dal Ministero degli Esteri. "Al momento è estremamente importante rimanere calmi, rimanere uniti e consolidarsi all'interno del Paese, evitare azioni destabilizzanti e quelle che seminano il panico", si legge in una nota. 

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Gli ultimi sviluppi

La Tass, citando il ministero della Difesa russo, riferisce che un sottomarino classe Virginia della Marina Usa è stato intercettato nelle acque territoriali russe nel Pacifico. Secondo Mosca, si tratta di una "provocazione", nonché di una "grave violazioni del diritto internazionale" e di una "minaccia alla sicurezza nazionale" motivo per cui "si riserva il diritto di prendere tutte le misure possibili, nelle acque territoriali russe". La vicenda non sarebbe stata tuttavia toccata nella telefonata tra Biden e Putin. E in serata il Pentagono ha negato che un sottomarino americano sia entrato in acque russe. La Russia, intanto, ha spostato nelle ultime ore 30 navi da Sebastopoli e Novorossijsk per "difendere la costa della penisola di Crimea, le basi del Mar Nero e il settore economico del Paese da possibili minacce militari".

Le mosse degli Usa

Il Dipartimento della Difesa Usa, intanto, ha "ordinato il temporaneo riposizionamento dei soldati della Guardia Nazionale della Florida fuori dall'Ucraina". Lo ha fatto sapere John Kirby, il portavoce del Pentagono, sottolineando che la decisione è stata presa per precauzione in quanto la "sicurezza del nostro personale" è la priorità. Gli Stati Uniti hanno anche ordinato a quasi tutto lo staff dell'ambasciata in Ucraina di lasciare subito il Paese. Da domani, inoltre, saranno sospesi tutti i servizi consolari a Kiev: resterà soltanto un piccolo contingente diplomatico nella città di Leopoli per "gestire le emergenze". "Si tratta di un momento cruciale. Siamo preparati per qualunque cosa accada", ha detto il segretario di Stato Anthony Blinken, ricordando che Washington e i suoi alleati imporranno "rapidamente" sanzioni punitive alla Russia se invaderà l'Ucraina.

L’allarme sull’attacco

I timori degli Stati Uniti per quanto sta avvenendo in Ucraina sono diventati evidenti venerdì 11 febbraio quando Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha detto che un attacco da parte degli oltre 100mila soldati russi attualmente sistemati vicino all'Ucraina "potrebbe verificarsi da un giorno all'altro", anche prima della fine delle Olimpiadi invernali in corso a Pechino. Sullivan ha però sottolineato che non è ancora noto se il presidente Putin abbia preso una decisione: dato che "non possiamo prevedere l'esatta determinazione", gli Stati Uniti si stanno preparando al peggio, compreso un "rapido assalto" alla capitale Kiev. “Se un attacco russo all'Ucraina procede, è probabile che inizi con bombardamenti aerei e attacchi missilistici che potrebbero ovviamente uccidere i civili”, aveva detto Sullivan.

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Le forze russe

La Russia, da parte sua, ha iniziato a ridurre il suo personale diplomatico a Kiev. "Temendo possibili provocazioni da parte del regime di Kiev o di Paesi terzi, abbiamo deciso di ottimizzare il personale diplomatico russo presente in Ucraina", si legge in un comunicato del ministero degli Esteri di Mosca. Venerdì sono state inoltre avviate esercitazioni militari russe su larga scala con la Bielorussia, che si trova appena a nord di Kiev e confina anche con l'Unione Europea. La Russia nega qualsiasi piano per attaccare l'Ucraina. Il Cremlino afferma che il suo obiettivo è convincere la Nato ad accettare di non concedere mai l'adesione all'Ucraina e anche a ritirarsi dai Paesi dell'Europa orientale già nell'alleanza, ritagliando di fatto l'Europa in sfere di influenza in stile Guerra Fredda. Gli Stati Uniti e i loro alleati europei respingono le richieste, insistendo sul fatto che la Nato non rappresenta una minaccia per la Russia.

Le indicazioni della Farnesina

Alla luce di quanto sta accadendo, l'Unità di Crisi della Farnesina raccomanda di posticipare tutti i viaggi non essenziali verso l'Ucraina. Per i nostri connazionali che si trovano già nel Paese - circa duemila persone secondo le stime -, il consiglio è quello di registrarsi sul sito www.dovesiamonelmondo.it e di scaricare la APP 'Unità di Crisi'. La nota ricorda che in caso di necessità è possibile rivolgersi all'Ambasciata italiana a Kiev, raggiungibile al numero di emergenza +38050 3102111, e che i viaggi a qualsiasi titolo nelle regioni di Donetsk e Luhansk e in Crimea sono sconsigliati. Dopo aver presieduto la riunione di coordinamento dell'Unità di Crisi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha detto che lui e i suoi corrispettivi europei stanno lavorando "al fine di evitare un'escalation nella crisi ucraina", cercando di tenere aperti i dialoghi con Mosca. L'Italia - ha aggiunto Di Maio - riconosce pienamente "l'integrità territoriale dell'Ucraina e riconosce il diritto di tutti gli Stati sovrani a determinare le proprie alleanze". 

L'appello delle autorità religiose

Sulla crisi ucraina è intervenuto anche l'arcivescovo Borys Gudziak, capo del Dipartimento delle relazioni esterne della Chiesa greco-cattolica ucraina.
"Il nostro appello ai potenti della terra è che vedano la gente vera, i bambini, le madri, gli anziani. Che vedano i giovani impegnati al fronte. Non c'è nessuna ragione perché vengano uccisi, perché siano creati nuovi orfani e nuove vedove. Non c'è nessuna ragione per rendere ancora più povero un intero popolo". E ancora: "In questi otto anni di guerra ibrida, sono già due milioni gli sfollati interni che hanno dovuto lasciare le loro case e si contano 14mila persone uccise".

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