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Patrick Zaki, udienza rinviata al 6 aprile: "Spero di tornare presto a Bologna"

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©Ansa

Lo studente egiziano dell'Università di Bologna è stato scarcerato, ma non assolto, lo scorso 8 dicembre. Oggi è tornato davanti ai giudici del tribunale di Mansura, ma l'udienza è stata rinviata: "Penso che i giudici stiano prendendo tempo per la decisione finale, vedremo cosa succederà", ha detto. Zaki rischia fino a 5 anni di carcere, accusato di aver diffuso notizie false. Incriminati alcuni articoli in cui denunciava la condizione dei cristiani copti in Egitto

Rinviata al 6 aprile la prossima udienza nel processo a carico di Patrick Zaki. Lo studente è tornato oggi, 1° febbraio, davanti ai giudici del tribunale di Mansura per rispondere alle accuse di diffusione di notizie false, dentro e fuori l’Egitto. Prima dell'inizio dell'udienza - durata circa 15 minuti - è stato tenuto "circa mezz'ora" nella "gabbia degli imputati", ha detto ai giornalisti presenti fuori dall'aula. Il ragazzo egiziano, studente all’Università di Bologna, rischia fino a cinque anni di carcere. Prima del rinvio, lo stesso Zaki - scarcerato lo scorso 8 dicembre - si era detto ottimista per l’esito dell’udienza, che aveva definito "decisiva". Sul motivo del rinvio, lo studente ha ipotizzato che la Procura egiziana stia "provando a prender tempo per la decisione finale, poi vedremo cosa succederà. Spero in qualcosa di buono". La sua legale, Hoda Nasrallah, "ha dichiarato di volere che il pubblico partecipasse, come avvenuto in passato. Il giudice le ha chiesto se veramente lo volesse, lei ha risposto di sì e lui ha chiesto di posporre l'udienza", ha aggiunto Zaki.

Le accuse a Zaki

Zaki è stato rinviato a giudizio lo scorso settembre. Prima di allora, dall’arresto al Cairo del 7 febbraio 2020, è rimasto in carcere sulla base di ordinanze di custodia cautelare rinnovate ogni 45 giorni. Al momento del primo arresto era stato accusato dei reati di diffusione di notizie false, incitamento alla protesta e istigazione alla violenza e ai crimini terroristici. Incriminati 10 post che avrebbe pubblicato sul suo profilo Facebook, da lui ritenuti falsi. Il procedimento iniziato formalmente a settembre si concentra invece solo sul reato di diffusione di notizie false. Sul tavolo della procura egiziana alcuni articoli in cui Zaki denunciava la condizione dei cristiani copti in Egitto, discriminati da frange di religione musulmana e perseguitati dall’Isis. Lo studente ammette di essere "preoccupato" per le passate accuse di istigazione al terrorismo, ma ha detto di non ritenere che questo dossier verrà riaperto. "Certo, sono preoccupato ma non penso che possano farlo. Perché dovrebbero farmi questo? Non c'é ragione", ha detto.

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Negli scorsi giorni Zaki ha annunciato di aver sostenuto a distanza, dall’Egitto, l’ultimo esame della prima sessione del master in studi di genere a cui è iscritto, lo stesso che avrebbe dovuto dare prima dell’arresto nel 2020. Guardando a un esito positivo del processo, lo studente si dice impaziente di tornare a Bologna. Alla domanda su quale sarà la "prima cosa" che farà nel capoluogo dell'Emilia-Romagna, ha risposto: "Andrò in Piazza Maggiore e poi all'università". Tuttavia, in un'intervista a Repubblica, Zaki ha sottolineato che nei suoi piani a lungo termine non c'è quello di lasciare l'Egitto per sempre. "Il mio lavoro riguarda l'Egitto. Non voglio scappare. Io partirò quando si potrà, ma la mia famiglia resterà qui: verrà a trovarmi, certo, ma questo è il mio Paese. Non lo abbandono", ha detto.

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L'atteggiamento di Zaki resta positivo nonostante il rinvio. "Sono libero ed è un bene", ha detto. Il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury ha definito quella che separa Zaki dalla libertà "un'attesa ancora enormemente lunga". Ricorrente la data del 6 aprile. Lo stesso giorno, nel 2020 e nel 2021, "c'erano state altre udienze", ricorda Noury. 

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