Il ricercatore universitario, liberato lo scorso 8 dicembre dopo un anno e dieci mesi di detenzione in Egitto, in un'intervista a 'Che tempo che fa': "Voglio completare i miei studi e vivere nel capoluogo emiliano. Voglio fare qualcosa per questa città"
"Credevo nella mia innocenza, ho cercato di virarla a mio favore". Lo ha detto Patrick Zaki in un'intervista a 'Che tempo che fa' su Rai 3, aggiungendo che è stato "aiutato dall'amore di tutti, della mia famiglia, dell'Italia, di tutti i bolognesi che mi hanno aiutato". Il trentenne, ricercatore egiziano dell'Università di Bologna, è stato scarcerato lo scorso 8 dicembre. Era detenuto al commissariato di Mansura dal 7 febbraio 2020, quando fu arrestato appena arrivato in Egitto per una vacanza. "Vorrei essere a Bologna già domani, è un sogno ma voglio tornare molto presto, completare i miei studi là e vivere là. Voglio fare qualcosa per questa città", ha continuato Zaki. Il giovane ha spiegato che "poiché l'udienza non è stata ancora tenuta non riesco a lasciare il Paese".
"Fino all'ultimo ero preoccupato, poi che emozione"
Zaki, rispondendo alle domande in inglese, si è soffermato sul racconto degli ultimi giorni, quelli della liberazione: "Sono stato tagliato fuori da tutto in questi 22 mesi, il momento più terribile è stato quando mi hanno detto di aspettare al controllo passaporti. E' stato uno dei momenti più terribili, spero che non capiti a nessuno. Fino a poche ore prima che mi rilasciassero era preoccupato, poi mi sono ritrovato fuori, è stata un'emozione incredibile, ancora adesso non ci credo".
vedi anche
Patrick Zaki è stato scarcerato: "In Italia il prima possibile"
Amnesty: "Un'emozione fortissima vedere il suo sorriso"
"Il sorriso di Patrick, dopo 22 mesi di incubo, ha provocato un'emozione fortissima. Le sue parole hanno confermato che Bologna ha avuto un effetto-resistenza sul suo stato d'animo. Lo aspettiamo presto anche se sappiamo che tra il suo desiderio e la sua realizzazione c'è di mezzo ancora un'udienza del processo. Ma siamo fiduciosi", ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia commentando l'intervista di Zaki.