Papa, messaggio di Natale: “Non restiamo indifferenti di fronte a dramma migranti”. VIDEO
MondoIl Pontefice, dopo la messa del 24 dicembre, ha tenuto il consueto discorso natalizio da San Pietro. Tanti i temi trattati: dai conflitti e le crisi internazionali ("Solo dialogo conduce a soluzione conflitti"), alle invocazioni per "trovare le soluzioni più idonee per superare la crisi sanitaria e le sue conseguenze" e "per far giungere le cure necessarie, specialmente i vaccini, alle popolazioni più bisognose", al conforto per le donne vittime di violenza, fino alla cura dell'ambiente
Dopo la messa della notte di Natale di ieri, Papa Francesco ha tenuto il consueto Messaggio natalizio e la Benedizione Urbi et Orbi. Anziché dall'interno della Basilica, come successo nelle ultime occasioni, il Pontefice è tornato a parlare all'esterno dalla Loggia centrale di San Pietro. "Solo il dialogo conduce alla soluzione dei conflitti", ha detto Bergoglio. Poi ha citato diversi Paesi invocando la pace, dal Medio Oriente, all'Ucraina, al Sudan. Tanti i temi trattati: dai migranti, alle crisi internazionali, ai vaccini anti-Covid, alla violenza contro le donne, all'ambiente.
"Non ci lasciare indifferenti di fronte al dramma dei migranti"
"Bambino di Betlemme, consenti di fare presto ritorno a casa ai tanti prigionieri di guerra, civili e militari, dei recenti conflitti, e a quanti sono incarcerati per ragioni politiche", ha chiesto Papa Francesco nel suo messaggio. "Non ci lasciare indifferenti di fronte al dramma dei migranti, dei profughi e dei rifugiati. I loro occhi ci chiedono di non girarci dall'altra parte, di non rinnegare l'umanità che ci accomuna, di fare nostre le loro storie e di non dimenticare i loro drammi", ha aggiunto.
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Le invocazioni: dalle soluzioni per superare la pandemia, al conforto per le donne vittime di violenza
Bergoglio ha poi parlato anche della situazione coronavirus. "Dio-con-noi, concedi salute ai malati e ispira tutte le persone di buona volontà a trovare le soluzioni più idonee per superare la crisi sanitaria e le sue conseguenze", ha supplicato. "Rendi i cuori generosi, per far giungere le cure necessarie, specialmente i vaccini, alle popolazioni più bisognose. Ricompensa tutti coloro che mostrano attenzione e dedizione nel prendersi cura dei familiari, degli ammalati e dei più deboli", ha aggiunto. E ancora: “Figlio di Dio, conforta le vittime della violenza nei confronti delle donne che dilaga in questo tempo di pandemia. Offri speranza ai bambini e agli adolescenti fatti oggetto di bullismo e di abusi. Da' consolazione e affetto agli anziani, soprattutto a quelli più soli. Dona serenità e unità alle famiglie, luogo primario dell'educazione e base del tessuto sociale". Infine, l’ultima invocazione: "Verbo eterno che ti sei fatto carne, rendici premurosi verso la nostra casa comune, anch'essa sofferente per l'incuria con cui spesso la trattiamo, e sprona le autorità politiche a trovare accordi efficaci perché le prossime generazioni possano vivere in un ambiente rispettoso della vita".
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"Solo dialogo conduce a soluzione conflitti"
Nel suo messaggio, il Pontefice ha parlato anche dei numerosi conflitti, delle crisi internazionali, delle guerre che costellano il pianeta. “’Che cosa sarebbe il mondo senza il dialogo paziente di tante persone generose che hanno tenuto unite famiglie e comunità?' (Enc. Fratelli tutti, 198). In questo tempo di pandemia ce ne rendiamo conto ancora di più. La nostra capacità di relazioni sociali è messa a dura prova; si rafforza la tendenza a chiudersi, a fare da sé, a rinunciare a uscire, a incontrarsi, a fare le cose insieme", ha detto Papa Francesco. "E anche a livello internazionale c'è il rischio di non voler dialogare, il rischio che la crisi complessa induca a scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo. Ma queste sole, in realtà, conducono alla soluzione dei conflitti e a benefici condivisi e duraturi”, ha sottolineato. In effetti, ha aggiunto, "mentre risuona intorno a noi e nel mondo intero l'annuncio della nascita del Salvatore, sorgente della vera pace, vediamo ancora tanti conflitti, crisi e contraddizioni. Sembrano non finire mai e quasi non ce ne accorgiamo più. Ci siamo abituati a tal punto che immense tragedie passano ormai sotto silenzio; rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle". "Ma ecco, nel cuore della notte, il segno di speranza! Oggi, 'l'amor che move il sole e l'altre stelle' (Par., XXXIII, 145), come dice Dante, si è fatto carne - ha detto ancora il Pontefice -. È venuto in forma umana, ha condiviso i nostri drammi e ha rotto il muro della nostra indifferenza. Nel freddo della notte protende le sue piccole braccia verso di noi: ha bisogno di tutto ma viene a donarci tutto. A Lui chiediamo la forza di aprirci al dialogo. In questo giorno di festa lo imploriamo di suscitare nei cuori di tutti aneliti di riconciliazione, aneliti di fraternità. A lui rivolgiamo la nostra supplica".
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“Non dimentichiamo Siria, Iraq, Yemen, Terra Santa, Libano”
Il Papa ha poi citato alcune zone del mondo in cui ci sono conflitti. "Pensiamo al popolo siriano, che vive da oltre un decennio una guerra che ha provocato molte vittime e un numero incalcolabile di profughi – ha detto –. Guardiamo all'Iraq, che fatica ancora a rialzarsi dopo un lungo conflitto. Ascoltiamo il grido dei bambini che si leva dallo Yemen, dove un'immane tragedia, dimenticata da tutti, da anni si sta consumando in silenzio, provocando morti ogni giorno. Ricordiamo le continue tensioni tra israeliani e palestinesi, che si trascinano senza soluzione, con sempre maggiori conseguenze sociali e politiche. Non dimentichiamoci di Betlemme, il luogo in cui Gesù ha visto la luce e che vive tempi difficili anche per le difficoltà economiche dovute alla pandemia, che impedisce ai pellegrini di raggiungere la Terra Santa, con effetti negativi sulla vita della popolazione. Pensiamo al Libano, che soffre una crisi senza precedenti con condizioni economiche e sociali molto preoccupanti".
“Dona pace e concordia al Medio Oriente e al mondo intero”
Il Pontefice ha ricordato anche altri Paesi che soffrono. "Bambino Gesù – ha detto –, dona pace e concordia al Medio Oriente e al mondo intero. Sostieni quanti sono impegnati a dare assistenza umanitaria alle popolazioni costrette a fuggire dalla loro patria; conforta il popolo afgano, che da oltre quarant'anni è messo a dura prova da conflitti che hanno spinto molti a lasciare il Paese. Re delle genti, aiuta le autorità politiche a pacificare le società sconvolte da tensioni e contrasti. Sostieni il popolo del Myanmar, dove intolleranza e violenza colpiscono non di rado anche la comunità cristiana e i luoghi di culto e oscurano il volto pacifico di quella popolazione. Sii luce e sostegno per chi crede e opera, andando anche controcorrente, in favore dell'incontro e del dialogo, e non permettere che dilaghino in Ucraina le metastasi di un conflitto incancrenito. Principe della Pace, assisti l'Etiopia nel ritrovare la via della riconciliazione e della pace attraverso un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione. Ascolta il grido delle popolazioni della regione del Sahel, che sperimentano la violenza del terrorismo internazionale. Volgi lo sguardo ai popoli dei Paesi del Nord Africa che sono afflitti dalle divisioni, dalla disoccupazione e dalla disparità economica; e allevia le sofferenze dei tanti fratelli e sorelle che soffrono per i conflitti interni in Sudan e Sud Sudan. Fa' che prevalgano nei cuori dei popoli del continente americano i valori della solidarietà, della riconciliazione e della pacifica convivenza, attraverso il dialogo, il rispetto reciproco e il riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutti gli esseri umani".
La messa della notte di Natale
Ieri, venerdì 24 dicembre, la messa di Natale del Papa è iniziata nella Basilica alle 19.30, davanti a 1.500 persone. "Abbracciare Gesù nei piccoli di oggi", gli ultimi e i poveri, mettendo da parte disprezzo e indifferenza, e impegnarsi perché sia data "dignità al lavoro", scongiurando la gravissima piaga delle "morti bianche": questi sono stati i principali temi toccati da Bergoglio durante l'omelia.