Attentati Parigi 2015: iniziato il maxiprocesso per 20 imputati, un terrorista superstite

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Almeno 1.800 le parti civili. Circa 550 persone prenderanno posto in una sala specialmente adibita nello storico Palazzo di Giustizia sull'Ile-de-la Cité. Gli attacchi causarono 130 morti, oltre che i sette terroristi, e più di 350 feriti tra lo Stade de France, i locali del centro e il Bataclan. Alla sbarra anche Salah Abdeslam, il 31enne franco-marocchino unico attentatore superstite del 13/11. "Gli imputati sono trattati come dei cani", ha accusato dopo che un altro imputato ha accusato un malore

È iniziato oggi a Parigi il maxi processo per gli attentati del 13 novembre 2015 che causarono 130 morti, più i sette terroristi, e oltre 350 feriti tra lo Stade de France, i locali del centro di Parigi e il Bataclan. Il procedimento dovrebbe durare nove mesi, una durata senza precedenti per la Francia. Almeno 1.800 le parti civili. Circa 550 persone prenderanno posto in una sala specialmente adibita nello storico Palazzo di Giustizia sull'Ile-de-la Cité, nel cuore della capitale. In totale, sono una ventina gli imputati coinvolti, in diversa misura, nella preparazione degli attentati jihadisti. Tra i principali imputati Salah Abdeslam, il trentunenne franco-marocchino unico terrorista superstite del 13/11, trasferito questa mattina in condizioni di massima sicurezza dal carcere di Fleur-Mérogis. Proprio Abdeslam ha dichiarato che "gli imputati sono trattati come dei cani". L'accusa arriva dopo che un altro imputato ha accusato un malore.

Salah Abdeslam, l’unico terrorista superstite

Nato il 15 settembre 1989 a Bruxelles, Salah Abdeslam era amico di infanzia di Abdelhamid Abaaoud, coordinatore di diversi attentati in Europa e capo operativo del 13 novembre. Il fratello maggiore di Salah si fece esplodere davanti a un locale parigino del centro dove gli attentatori spararono il 13 novembre. Abdeslam invece abbandonò la sua cintura di esplosivo, rinunciando all’attacco suicida. La sera degli attenti fuggì in macchina in Belgio. Nel marzo del 2016 prese parte all’attentato che uccise 32 persone all'aeroporto e in una metropolitana di Bruxelles. Venne poi arrestato in Belgio il 18 marzo 2016 e condannato a 20 anni per aver sparato contro agenti della polizia. Alla fine del 2022 sosterrà anche il processo per gli attentati di Bruxelles.

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Gli altri imputati

Gli altri imputati sono per la maggior parte complici con ruoli logistici che aiutarono a compiere gli attentati. Dieci di loro saranno nei box al fianco di Abdeslam, tre altri, sotto controllo giudiziario, compariranno liberi. Fra gli imputati figurano il tunisino Sofien Ayari, 28 anni, Osama Krayem, compagni durante la latitanza di Abdeslam a Bruxelles, Mohamed Bakkali, 34 anni, accusato di aver noleggiato le auto servite per gli attentati, Abdellah Chouaa e Ali El Haddad Asufi. Poi ancora Adel Haddadi e Muhammad Usman, 34 e 28 anni, che accompagnarono i kamikaze dello Stade de France. Farid Kharkhach e Ali Oulkadi accusati di aver aiutato Salah Abdeslam a nascondersi a Bruxelles il 14 novembre. Altri sei verranno invece giudicati in assenza, latitanti o presunti morti. Tra loro il veterano jihadista Oussama Atar, considerato il membro dell'Isis che ordinò gli attentati di Parigi, e le 'voci' francesi di rivendicazione dell'Isis, i fratelli Fabien e Jean-Michel Clain, tutti e tre dati per morti in Siria. Fra questi anche Ahmad Alkhald, considerato uno dei principali attori degli attentati del 13 novembre ancora in fuga.

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Un processo storico per la Francia

"Il mondo intero ci guarda", ha detto il ministro francese della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, commentando l'apertura del maxi-processo. Il ministro ha detto che oggi c'è una doppia sfida: rendere giustizia "in conformità con le nostre regole secolari ed essere all'altezza da un punto di vista logistico". "Ciò che fa la differenza tra una civiltà e la barbarie sono le regole del diritto", ha aggiunto il ministro di origini italiane. Il processo che si apre oggi a Parigi sarà filmato per la Storia. Secondo l'ex procuratore di Parigi, Francois Molins, il processo deve permettere, in particolare, "alle famiglie delle vittime di capire ciò che è successo" e di "costruire una memoria collettiva ribadendo i valori di umanità e dignità della società nella quale viviamo", ha spiegato.

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La madre di Valeria Soresin: “Non ho paura dei terroristi”

"Sono persone di cui ho il massimo disprezzo, non più di questo: mi sono piuttosto indifferenti. Non mi fanno paura". Così Luciana Milani, la madre di Valeria Solesin, vittima italiana alla strage del Bataclan, descrive le proprie sensazioni nei confronti dei terroristi responsabili degli attentati a Parigi nel giorno dell’apertura del processo. “Penso che questa sia una grande operazione di giustizia e di accertamento, se non della verità con la V maiuscola, degli accadimenti e della catena di eventi che ha portato alla strage di Parigi”, ha detto a Sky TG24. “Ho molta fiducia in questa operazione, dal punto di vista dell’accertamento della verità ma anche della riaffermazione della Francia come nemico del terrorismo e Paese che fa di tutto per difendere i propri principi, i principi della presenza dello Stato e della difesa dei suoi cittadini, anche non francesi. In questo momento tutte le vittime sono cittadini francesi per quello che ho visto e per il trattamento che abbiamo avuto”.

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