Il presidente Usa ha annunciato che entro il prossimo 31 agosto si concluderà la missione statunitense nel Paese, iniziata ormai quasi vent'anni fa, dopo i fatti dell'11 settembre 2001. "Non manderò un'altra generazione di americani in guerra in Afghanistan", ha detto Biden. Intanto, il primo ministro inglese, con un discorso alla Camera dei Comuni, ha formalizzato il rientro del contingente militare ancora presente nello Stato asiatico. Sono settimane che, in segreto, va avanti il ritiro dei soldati della Corona
Le truppe statunitensi e quelle britanniche lasciano ufficialmente l’Afghanistan dopo vent’anni. La fine della permanenza nel Paese dei militari inglesi è stata formalizzata oggi dal primo ministro Boris Johnson in un discorso alla Camera dei Comuni. Il presidente Usa Joe Biden, parlando alla Casa Bianca, ha dato anche una data: la missione statunitense si concluderà il 31 agosto. “Stiamo mettendo fine alla più lunga guerra americana. Non manderò un’altra generazione di americani in guerra in Afghanistan”, ha detto Biden.
Biden: "Gettate le basi per un Paese diverso"
Manca poco al 31 agosto, e il ritiro delle truppe americane è quasi completo: oltre il 90% dei soldati è già tornato negli Stati Uniti. “Stiamo riposizionando le nostre forze per affrontare le minacce terroristiche dove sono ora, nell'Asia meridionale, nel Medio Oriente e in Africa. Ma non fate errori: abbiamo le capacità per proteggere il nostro Paese da ogni nuova sfida terroristica proveniente dall'Afghanistan ", ha detto Biden. Il presidente ha spiegato che, dopo 20 anni di guerra ad Al-Qaida per gli attentati dell’11 settembre 2001, la missione è finita: non ci può essere una soluzione militare, ma sono state gettate le basi per un Paese diverso, capace di difendersi e di decidere da solo il proprio destino. Consegnata alle forze afghane anche Bagram, base simbolo e cuore nevralgico di tutte le principali operazioni militari nel Paese, gli Usa continueranno a garantire il supporto aereo e la sorveglianza dei cieli da altri Paesi. Da Washington arriva anche la rassicurazione che i migliaia di interpreti che hanno aiutato gli Stati Uniti non verranno abbandonati, ma probabilmente evacuati entro fine agosto in Paesi terzi come Qatar ed Emirati Arabi e in territori americani come Guam, in attesa della concessione del visto americano.
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Nessuna data ufficiale per il Regno Unito
I 750 militari britannici che si trovavano ancora in Afghanistan, come parte di una più ampia missione NATO per la stabilizzazione della situazione nel Paese, hanno iniziato a tornare in patria da settimane. "Non rivelerò - ha aggiunto Johnson in una dichiarazione scritta letta di fronte all'assemblea di Westminster - l'esatta tempistica del nostro ritiro, ma posso dire alla Camera che il grosso del nostro personale è già ripartito". La segretezza delle operazioni ha già suscitato polemiche nel Regno, come in altri Paesi coinvolti nella missione, ed è stata contestata dalle opposizioni, laburisti in testa. Il premier Tory, tuttavia, giustifica la poca pubblicità dell’operazione con ragioni di sicurezza e d'interesse nazionale. Secondo quanto riportato dal Guardian, sarebbero stati gli Stati Uniti a chiedere la maggior segretezza possibile, sempre per motivi di sicurezza. Anche il presidente Usa Joe Biden ha annunciato che prevede di riportare a casa in tempi brevi i 2500 militari americani ancora in Afghanistan.
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"I tempi sono cambiati"
Johnson ha rivendicato alcuni successi attribuiti alla "missione a guida americana", ringraziando i militari britannici e rendendo omaggio al tributo di caduti e feriti. Anche il pm inglese, come Biden, ha ricordato come l'invasione del Paese sia avvenuta ormai 20 anni fa, in un quadro segnato dalla minaccia che aveva appena portato all'attacco dell'11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle di New York. "Oggi, fortunatamente, la situazione è molto diversa. I campi di addestramento sono stati distrutti, ciò che resta della leadership di Al Qaida non è più in Afghanistan e non vi sono stati più attacchi terroristici contro obiettivi occidentali condotti dal suolo afghano dal 2001", ha detto Johnson. Un numero ristretto di truppe inglesi rimarrà in Afghanistan nell’ambito di una task force statunitense per proteggere i diplomatici esteri che si trovano a Kabul. Il Ministero degli Esteri inglese intende anche mantenere l’ambasciata britannica nella capital afghana. Intanto, la Royal Air Force britannica -riporta sempre il Guardian- potrebbe essere coinvolta in una missione di supporto aereo per gli aeroporti militari esteri in Afghanistan e nei Paesi vicini.
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La situazione in Afghanistan
Intanto, in Afghanistan i talebani continuano la loro offensiva occupando gli spazi abbandonati dalle forze Nato. Finora hanno riconquistato quasi il 50% dei distretti rurali, ossia un terzo del paese, e si stanno avvicinando pericolosamente a Kabul. Da due giorni hanno lanciato un attacco anche contro Qala-I-Naw, il primo contro una capitale provinciale dall'inizio del ritiro americano. Il governo di Kabul ha inviato in elicottero centinaia di commando ma l'esito della battaglia appare incerto. Nei giorni scorsi le forze afghane hanno dovuto ritirarsi in Tagikistan per sfuggire all'offensiva dei talebani mettendo in allarme il Cremlino, preoccupato per la stabilità delle ex repubbliche sovietiche nell'Asia centrale. Il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov ha già avvisato che in caso di un attacco al Tagikistan dal confine con l'Afghanistan l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto), una sorta di Nato costruita sulle ceneri dell'Urss, si riunirà urgentemente per rispondere. Il capo di stato maggiore della difesa britannica, il generale Nick Carter, ha ammesso che le ultime notizie dall'Afghanistan sono "piuttosto cupe", facendo eco al monito del generale americano Austin Miller, comandante della missione internazionale, che non ha escluso una guerra civile. Alcune agenzie di intelligence Usa prevedono che il governo afghano potrebbe capitolare sotto i colpi dei talebani nel giro di sei mesi dopo che gli americani avranno abbandonato il Paese. E non mancano le critiche, anche tra alti dirigenti afghani, che il ritiro sia stato affrettato per rispettare una scadenza politica e simbolica: quella del prossimo 11 settembre, 20/mo anniversario dall'attacco alle Torri Gemelle.