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Afghanistan, il presidente Biden annuncia il ritiro delle truppe a 20 anni dall'11/9

Mondo

Gianluca Ales

Il presidente Usa comunica il ritiro delle forze statunitensi entro la data simbolo legata all'attacco alle Torri Gemelle, un evento che trascinò gli Stati Uniti nella loro guerra più lunga

11 settembre 2001 – 11 settembre 2021.

Venti anni dopo quella tragica mattina (LE FOTO) in cui gli aerei dirottati dai terroristi suicidi di al Qaeda si schiantarono contro le Torri Gemelle e il Pentagono provocando oltre temila vittime, mentre uno – lo United 93 - precipitò in Pennsylvania in circostanze mai del tutto chiarite. Venti anni dopo l’intervento statunitense in Afghanistan, la guerra più lunga della storia americana.

La data scelta dal presidente Joe Biden non è casuale. In quel giorno, secondo quanto riposta il Washington Post, l’ultimo soldato a stelle strisce – ma anche i militari della coalizione internazionale e la Nato – lascerà l’Afghanistan. Decisione confermata nella nostra serata dal presidente."Solo gli afghani hanno il diritto e la responsabilita' di guidare il loro Paese", ha detto  annunciando ufficialmente dalla Casa Bianca il ritiro delle truppe Usa entro l'11 settembre. "Gli Usa hanno raggiunto il loro obiettivo in Afghanistan 10 anni fa quando il leader di al Qaeda Osama bin Laden fu ucciso da un commando americano - ha aggiunto - Dopo le ragioni di stare lì sono diventate sempre meno chiare". Un exit strategy che non sarà comunque precipitosa, ha voluto precisare Biden avvertendo gli afghani che dovranno continuare la lotta al terrorismo e che ne dovranno rendere conto agli Stati Uniti.

 

In serata telefonata Merkel-Biden

 

La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente degli Stati Uniti si sono poi sentiti al telefono in merito alla situazione in Afghanistan e al ritiro delle truppe Nato. Lo riferisce l'ufficio stampa del governo tedesco in un comunicato. I due capi di Stato "hanno sottolineato l'importanza di uno stretto coordinamento e il continuo impegno politico per il Paese". Un altro tema del colloquio - riferisce il comunicato - sono stati gli ultimi sviluppi nell'Est dell'Ucraina. "La cancelliera e il presidente hanno concordato sulla richiesta alla Russia di ridurre dei suoi recenti potenziamenti di truppe al fine di ottenere una de-escalation della situazione" nell'area. Inoltre Merkel e Biden si sono scambiati opinioni sulla pandemia da covid19 e hanno sottolineato "l'importanza di un accesso globale ed equo ai vaccini" per il quale entrambi intendono impegnarsi.

Di fatto un "prolungamento" della missione

Una decisione prevista si diceva, e che per certi versi, anzi, rappresenta il prolungamento di una missione che, secondo l’amministrazione Trump, si sarebbe dovuta concludere a maggio. Ma che poco cambia negli equilibri instabili di un Paese che non conosce la pace da almeno 40 anni, da quando le truppe sovietiche lo invasero – ufficialmente – per sostenere il governo socialista nel contrasto all’insurrezione dei mujaheddin.

Finisce così un conflitto, quello afgano, che da molti anni, dopo l’inziale rovesciamento del regime talebano, non è mai finito, ma è proseguito fino ad oggi a “bassa intensità”.  Ci fu un estremo tentativo di riprendere il controllo del paese da parte degli americani, nel 2009, sotto l’amministrazione Obama, con la “surge”, l’offensiva guidata dal generale McChrystal, cioè l’invio di altri 17mila soldati sul terreno, che avrebbe dovuto chiudere la partita con gli studenti del Corano, ma i risultati furono quantomeno incerti.

Poi la strategia venne cambiata, avviando il dialogo proprio con i nemici, i talebani, nel tentativo di giungere a una pacificazione.

I Talebani, prima nemici, poi interlocutori

E proprio il rapporto con gli studenti del Corano continua a rappresentare il problema più scottante.

Per chiarire il perimetro dell’operazione, gli Usa hanno avvisato i talebani che qualsiasi attacco durante la fase di ritiro riceverà una risposta forte. E gli studenti del Corano hanno replicato che da parte loro non c’è disponibilità a partecipare al summit in Turchia promosso dagli Usa finché “ci saranno truppe straniere” in Afghanistan.

Tattica negoziale o reale intenzione di proseguire su una strategia aggressiva, è da vedere. Quel che risulta evidente, però, è che l’obiettivo di cancellare la loro presenza dal paese non è stato raggiunto. Quel che accadrà in seguito all’uscita delle truppe dall’Afghanistan resta un’incognita, ma non si può ignorare lo spauracchio dello scenario iracheno e il collasso che seguì all’addio degli americani.

Il 28 aprile è previsto il primo intervento del presidente americano davanti al Congresso.

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