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Razzi su Tel Aviv, distrutti edifici a Gaza. Netanyahu: "Operazione richiede ancora tempo"

Mondo

Tornano a suonare le sirene ad Ashkelon, a Beer Sheva e in altre comunità israeliane dopo la raffica di razzi (130 nella notte scorsa) verso il Centro e il Sud dello Stato ebraico. L’esercito israeliano ha risposto in giornata con una serie di pesanti bombardamenti sulla Striscia. Nazioni Unite, Egitto e Qatar stanno negoziando una breve tregua tra israeliani e palestinesi per permettere a Gaza di rifornirsi del carburante, necessario a non rimanere senza elettricià. L'Onu al lavoro per un cessate il fuoco

Continua lo scontro tra Hamas e Israele. In tarda serata sono risuonate le sirene ad Ashkelon, a Beer Sheva e anche in altre comunità israeliane vicino a Gaza. Nella notte precedente sono stati lanciati ancora razzi dalla Striscia verso il Centro e il Sud dello Stato ebraico e appare per ora lontana la tregua invocata da più parti, a partire dall'Onu. "L'operazione a Gaza richiederà ancora tempo": così ha gelato la platea internazionale il premier Benyamin Netanyahu al termine della riunione del Gabinetto di sicurezza del governo, quando al Palazzo di Vetro a New York si aprivano i lavori del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sul conflitto. Netanyahu ha subito sottolineato in un messaggio diretto che Israele ha dalla sua "il sostegno degli Usa" di Joe Biden e l'operazione 'Guardiano delle Mura' "continuerà quanto necessario per riportare la calma". Dall'inizio del conflitto le vittime a Gaza sono arrivate a 192 e di queste 58 sono bambini e 34 donne, 1.235 i feriti.

Ancora razzi dalla Striscia e bombe su Gaza

Nella nottata - dopo la forte ondata di razzi dalla Striscia su Tel Aviv e il centro del paese - in un attacco dell'aviazione israeliana (circa 90 gli obiettivi colpiti) in una via centrale di Gaza City sono rimaste uccise 33 persone, di cui 12 donne e 8 bambini con l'intera famiglia al-Athab distrutta. E le vittime potrebbero essere maggiori visto che si scava ancora tra le macerie. Nella Striscia è sempre più "emergenza umanitaria", visto che mancano l'acqua, l'elettricità e la benzina per i generatori e le fila dei profughi si ingrossano. Da Gaza, da inizio conflitto, sono arrivati circa 3.000 razzi (1.500 intercettati), superando quelli lanciati nello scontro del 2019 e anche quelli del 2006 tirati dagli Hezbollah del Libano. I morti sono 10: un bilancio che sarebbe potuto essere molto maggiore se non ci fosse stato il sistema di difesa dell'Iron Dome. Il sud e il centro del paese sono costantemente sotto lancio dei razzi (oggi circa 190), in particolare Ashkelon ma anche Ashdod, Beer Sheva, Sderot e la cinta delle comunità israeliane attorno alla Striscia con la popolazione che in pratica vive nei rifugi.

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Ma la violenza non coinvolge solo Gaza. Nel quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme, teatro nelle ultime settimane di violenti scontri con la polizia per lo sfratto di famiglie palestinesi, alcuni israeliani sono stati travolti da un'automobile guidata da un palestinese. Secondo i media l'aggressore è stato "neutralizzato" e ci sono almeno sei feriti.

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Ancora divieto ingresso per ebrei su Spianata

Intanto, proprio per via delle tensioni degli ultimi giorni, l'ingresso al Monte del Tempio (Spianata delle Moschee per gli arabi, ndr) a Gerusalemme è stato di nuovo interdetto ai fedeli ebrei. Lo ha deciso la polizia israeliana, su ordine del governo. Inoltre, due importanti rabbini ortodossi - Haim Kaniewski e Gershon Edelstein - hanno fatto appello ai 'timorati' "di non recarsi assolutamente al Muro del Pianto", anche se stasera inizia la festa ebraica di Shavuot.  

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Dall'Onu all'Ue, il mondo preme per una tregua

Dalla comunità internazionale si fanno sempre più incessanti gli appelli a israeliani e palestinesi perché le armi si fermino e si arrivi a un cessate il fuoco immediato. L'Onu ha messo in guardia il governo Netanyahu e Hamas dalle conseguenze devastanti che un'ulteriore escalation delle violenze potrebbe avere nella regione mediorientale, ma il Consiglio di Sicurezza appare ancora una volta diviso. A Washington intanto si lavora dietro le quinte per trovare una soluzione al conflitto, ma c'è poco ottimismo. Il Consiglio di sicurezza si è riunito per la prima volta pubblicamente per discutere la peggiore crisi tra israeliani e palestinesi dalla guerra del 2014. "Questo ciclo di violenza e di morte deve finire, devono finire questa distruzione e questa disperazione che spingono sempre più lontano ogni speranza di coesistenza e di pace", le parole di Antonio Guterres. Al richiamo del segretario generale della Nazioni Unite si sono uniti tutti, dalla Cina alla Russia, dagli Stati Unti ai Paesi europei membri del Consiglio di sicurezza, ma la strada verso un documento, una dichiarazione comune appare in salita. Intanto si muove anche Bruxelles, con l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell che ha convocato per martedì un vertice straordinario dei ministri degli esteri europei, definendo "inaccettabile" il numero delle vittime civili degli ultimi giorni.

L'appello del Papa

Sugli scontri è intervenuto anche il Papa: "Mi chiedo: l'odio e la vendetta dove porteranno? Davvero pensiamo di costruire la pace distruggendo l'altro? In nome di Dio, faccio appello alla calma, e a chi ne ha la responsabilità di far cessare il frastuono delle armi, di percorrere l'avvio della pace, anche con l'aiuto della comunità internazionale", ha detto Papa Francesco alla recita del Regina Caeli.

Netanyahu: conflitto durerà ancora "pochi giorni"

"Non c'è operazione più giusta o morale", ha però insistito nelle scorse ore il premier israeliano Netanyahu. Il premier ha quindi aggiunto che il conflitto durerà ancora "pochi giorni". Netanyahu ha parlato anche con il presidente americano Joe Biden che ha affermato di essere preoccupato per le vittime civili israeliane e palestinesi, che comprendono anche  bambini, e per la sicurezza dei giornalisti la cui protezione deve essere rafforzata. Biden ha anche sentito in una telefonata Abu Mazen. Il presidente palestinese ha chiesto all'amministrazione Usa di intervenire "per mettere fine agli attacchi israeliani". L'inviato di Biden Hady Amr ha avviato il suo giro di incontri vedendo il ministro della difesa israeliano Benny Gantz: il suo obiettivo è una de-escalation del conflitto.

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