
Vaccini, stretta Ue sull'export: dalla Svizzera a Israele, i Paesi che rischiano lo stop
Adottata una revisione del meccanismo per l’autorizzazione all’esportazione delle dosi. Bisogna valutare la “reciprocità” e la “proporzionalità” tra i criteri per concedere il via libera. Von del Leyen: “L’Ue è l'unico grande produttore dell'Ocse che continua a esportare vaccini su larga scala in dozzine di Paesi. Ma le strade devono correre a doppio senso”

La Commissione europea ha adottato una revisione del meccanismo per l'autorizzazione all'esportazione dei vaccini, aggiungendo la "reciprocità" e la "proporzionalità" tra i criteri da valutare per il via libera. Alcuni Paesi rischiano dunque lo stop all'export
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Le domande saranno valutate caso per caso, ma l'obiettivo è che le richieste di export non costituiscano una minaccia per la sicurezza dell'approvvigionamento dei sieri per i 27 Paesi dell’Ue
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"L'Ue è l'unico grande produttore dell'Ocse che continua a esportare vaccini su larga scala in dozzine di Paesi. Ma le strade devono correre a doppio senso. Questo è il motivo per cui la Commissione europea introdurrà i principi di reciprocità e proporzionalità nel meccanismo di autorizzazione esistente dell'Unione. Dobbiamo garantire consegne tempestive e sufficienti di vaccini ai cittadini dell'Unione". Così la presidente dell'Esecutivo comunitario Ursula Von der Leyen commenta l'iniziativa in una nota
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Con la revisione del meccanismo Ue di trasparenza e autorizzazione per le esportazioni di vaccini, anche Svizzera, Israele e Albania sono finite nella lista dei Paesi che potrebbero subire un blocco agli arrivi di dosi prodotte nell’Ue. E’ quanto risulta dal testo adottato dalla Commissione europea
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I 17 Paesi esclusi dal meccanismo nella sua prima versione adottata a fine gennaio e che da oggi rischiano lo stop alle forniture dall'Ue sono: Albania, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Israele, Giordania, Islanda, Libano, Libia, Liechtenstein, Montenegro, Norvegia, Macedonia del Nord, Serbia e Svizzera

Le aziende dell'Unione "hanno esportato grandi quantità di prodotti coperti dal meccanismo di autorizzazione all'esportazione verso Paesi che hanno una grande capacità propria di produzione, mentre tali Paesi limitano le proprie esportazioni verso l'Unione per legge o tramite accordi contrattuali o di altro tipo conclusi con i produttori di vaccini stabiliti nel loro territorio. Questo squilibrio porta a carenze di approvvigionamento all'interno dell'Unione", si legge nel regolamento appena approvato

"Inoltre - si spiega - i produttori dell'Unione hanno esportato grandi quantità" di dosi verso alcuni "Paesi privi di capacità di produzione, ma che hanno un tasso di vaccinazione più elevato rispetto all'Unione o dove la situazione epidemiologica è meno grave che nell'Ue. Le esportazioni verso questi Paesi possono quindi minacciare la sicurezza dell'approvvigionamento all'interno dell’Unione"

"Gli Stati membri - si legge ancora nel regolamento - dovrebbero rifiutare di conseguenza le autorizzazioni di esportazione" e "anche la Commissione prendere in considerazione questi elementi aggiuntivi" per le sue valutazioni

Quella decisa oggi, spiega un alto funzionario Ue, "è un'estensione del radar" decisa per "questioni di sicurezza dell'approvvigionamento" di dosi

“Per capire la situazione - ha precisato la fonte Ue - è necessario avere un quadro molto ampio di ciò che sta accadendo in Europa, di quante dosi stanno lasciando l'Ue e quante ne restano nei Paesi membri" e "solo su questa base si può decidere" se bloccare o meno l'esportazione di fiale

"Il solo fatto di dover richiedere un permesso di esportazione non significa che al Paese verranno negate le dosi", ha sottolineato la stessa fonte che ha lavorato al dossier

"Penso - ha concluso il funzionario - che la Svizzera sia un Paese importante nella nostra catena di approvvigionamento e non vedo motivo per cui questo rapporto basato sulla reciprocità debba essere interrotto”

Dall'avvio del meccanismo Ue di autorizzazione all'export sono state accolte 380 richieste di esportazione verso 33 Paesi per un totale di circa 43 milioni di dosi. Una sola richiesta di esportazione non è stata accolta. Sono i numeri diffusi dall'Esecutivo comunitario

Le principali destinazioni di esportazione includono Regno Unito (con circa 10,9 milioni di dosi), Canada (6,6 milioni), Giappone (5,4 milioni), Messico (4,4 milioni), Arabia Saudita (1,5 milioni), Singapore (1,5 milioni), Cile (1,5 milioni ), Hong Kong (1,3 milioni), Corea (1,0 milioni) e Australia (1,0 milioni)