Birmania, militari uccidono bambina di 7 anni. Oggi lo “sciopero del silenzio”

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A Mandalay, riporta la Bbc, si registra la vittima più giovane dall’inizio delle proteste contro il golpe dell’1 febbraio: sarebbe stata colpita da un proiettile delle forze di sicurezza mentre era a casa in braccio al padre. Circa 600 manifestanti sono stati scarcerati, mentre molte città del Paese si sono svegliate con le strade deserte in segno di disobbedienza: “Noi governiamo le nostre città e possiamo svuotarle ogni volta che vogliamo”

Continuano in Birmania le proteste contro il golpe dell’1 febbraio e le violenze repressive delle forze di sicurezza. Secondo quanto riporta la Bbc, si registra la vittima più giovane dall’inizio delle dimostrazioni: si tratta di una bambina di 7 anni uccisa dai militari in casa a Mandalay. Intanto sono stati rimessi in libertà circa 600 manifestanti e oggi è la giornata dello “sciopero del silenzio”: le strade delle principali città, a cominciare da Yangon e Mandalay, si sono svegliate deserte per via della mobilitazione lanciata dal Movimento di disobbedienza civile contro la giunta militare.

La bambina colpita da un proiettile

La bambina di 7 anni uccisa a Mandalay, secondo il quotidiano locale Myanmar Now, è morta dopo che i militari hanno fatto irruzione nella casa della sua famiglia, nel quartiere periferico di Chan Mya Thazi. Le forze di sicurezza hanno sparato contro suo padre, ma hanno invece colpito la bambina che si trovava in braccio all'uomo. Il fratello di 19 anni è stato arrestato.

Protesters hold homemade shields as they run during a demonstration against the military coup in Yangon on March 3, 2021. (Photo by STR / AFP)

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Rilasciate oltre 600 persone arrestate

Più di 600 persone arrestate dalle forze di sicurezza dopo il colpo di Stato militare sono state rilasciate, rendono noto fonti carcerarie. "Abbiamo rilasciato 360 uomini e 268 donne dalla prigione di Insein" a Yangon (ex Rangoon), ha detto un funzionario del penitenziario. Sono oltre 2.800 le persone arrestate dal golpe che ha rovesciato Aung San Suu Kyi, secondo l'Associazione per l'assistenza ai prigionieri politici.

TOPSHOT - Myanmar's State Counsellor Aung San Suu Kyi looks on before the UN's International Court of Justice on December 11, 2019 in the Peace Palace of The Hague, on the second day of her hearing on the Rohingya genocide case. - Aung San Suu Kyi appears at the UN's top court today, a day after the former democracy icon was urged to "stop the genocide" against Rohingya Muslims. Once hailed internationally for her defiance of Myanmar's junta, the Nobel peace laureate will this time be on the side of the southeast Asian nation's military when she takes the stand at the International Court of Justice. (Photo by Koen Van WEEL / ANP / AFP) / Netherlands OUT (Photo by KOEN VAN WEEL/ANP/AFP via Getty Images)

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Città deserte per lo “sciopero del silenzio”

Intanto in molte città del Paese va in scena lo “sciopero del silenzio”, il cui obiettivo “è mostrare che siamo noi che governiamo le città. Non la giunta militare", ha scritto su Twitter l'organizzazione informale di protesta formatasi dopo il golpe. "Poche settimane fa, centinaia di migliaia di persone hanno marciato per queste stesse strade. Noi governiamo le nostre città e possiamo svuotarle ogni volta che vogliamo", ha aggiunto il gruppo dissidente parlando della situazione a Mandalay. City Mart, una delle più grandi catene di supermercati della Birmania, ha annunciato su Facebook che tutti i suoi negozi saranno chiusi per tutta la giornata e che riapriranno giovedì.

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Yangon deserta per lo "sciopero del silenzio" - ©Getty

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