
Turchia, in piazza contro ritiro dalla Convenzione di Istanbul contro violenza sulle donne
La decisione di Erdogan di abbandonare il trattato vincolante del 2011, che il Paese aveva firmato per primo, ha scatenato la rabbia delle donne turche e ha suscitato allarme e indignazione in tutto l'Occidente. Migliaia di persone - a Istanbul e in altre città - sono scese in strada per protestare e si sono registrati momenti di tensione con la polizia. Il passo indietro è stato definito “devastante” dal Consiglio d'Europa

Migliaia di persone, tra cui molte donne, hanno manifestato a Istanbul per chiedere al presidente Recep Tayyip Erdogan di rivedere la sua decisione di abbandonare la Convenzione di Istanbul del 2011, il primo trattato vincolante per prevenire e combattere la violenza sulle donne
Turchia, Ankara lascia la convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne
"Fai marchia indietro, applica il trattato", uno degli slogan più scanditi durante le proteste
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Durante le manifestazioni a Istanbul si sono registrati momenti di tensione tra la gente scesa in piazza e la polizia

La decisione di Erdogan di archiviare la Convenzione, arrivata con un decreto pubblicato in piena notte, ha scatenato la rabbia delle donne turche, scese in piazza a migliaia contro la decisione, e ha suscitato allarme e indignazione in tutto l'Occidente

Molti manifestanti hanno mostrato dei ritratti di alcune donne vittime di femminicidi in Turchia. Altri avevano cartelli con vari slogan, tra cui: "Saranno le donne a vincere questa battaglia"

Manifestazioni più piccole si sono tenute anche nella capitale Ankara e nella città di Smirne

Il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul è stato bollato come "devastante" dal Consiglio d'Europa, secondo cui la decisione "compromette la protezione delle donne"

Erdogan aveva parlato per la prima volta di abbandonare la Convenzione di Istanbul lo scorso anno, nel tentativo di mobilitare il suo elettorato conservatore di fronte alle crescenti difficoltà economiche. A spingerlo a fare il passo i gruppi conservatori e islamisti, secondo i quali il trattato - poiché difende l'uguaglianza di genere e vieta la discriminazione basata sull'orientamento sessuale - danneggia i valori familiari "tradizionali" e "favorisce" la comunità Lgbt

La Turchia era stata la prima a firmare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica: la Convenzione era stata aperta alla firma dei Paesi nel maggio del 2011 proprio a Istanbul. Il Paese era stato anche tra i primi a ratificarla e a renderla operativa

Ora la Turchia è la prima a uscirne, raggiungendo quei Paesi (Russia, Azerbaigian) che non l'hanno mai firmata e i numerosi altri (Armenia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Moldavia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Regno Unito, Ucraina) che non hanno fatto seguire alla firma la ratifica

Dei 47 Paesi della famiglia del Consiglio d'Europa - l'organismo di Strasburgo che vigila sul rispetto della Convenzione per la difesa dei diritti dell'uomo - erano finora 34 ad avere ratificato la Convenzione di Istanbul che combatte la violenza sulle donne. Ora, con la defezione della Turchia, scendono a 33

La Convenzione di Istanbul, conosciuta anche come trattato 210 del Consiglio d'Europa, si basa su 4 pilastri: la prevenzione, la protezione, l'azione giudiziaria e il coordinamento delle politiche. I Paesi che l'hanno ratificata si impegnano in una serie di misure che assicurino una drastica riduzione dei fenomeni e la presa in carico delle donne vittime di violenza

Poche settimane fa, celebrando i 10 anni della Convenzione, la segretaria generale del Consiglio d'Europa Marija Pejcinovic Buric aveva ricordato che dal 2011 "sono stati realizzati importanti progressi nella lotta contro queste forme di violenza", ma "è necessario continuare ad agire con determinazione perché ostacoli e sfide restano numerosi"

Sottolineava che "il numero di telefonate ricevute dai centri specializzati nell'assistenza alle vittime della violenza domestica è aumentato durante l'applicazione delle misure anti-Covid", in particolare l'obbligo di restare a casa. Ma ancora, spiegava, "ci sono movimenti politici che attaccano la Convenzione di Istanbul a causa di un'interpretazione sbagliata dei suoi obiettivi"

Le vittime di femminicidio in Turchia sono state almeno 300 nel 2020, altre 77 dall'inizio di quest'anno

Un fenomeno drammatico che in tanti ora temono possa aggravarsi ancora. "Difenderemo i diritti delle donne fino alla fine", promette l'opposizione Chp, che annuncia un ricorso al Consiglio di stato. Ma il governo di Ankara difende la scelta, promettendo comunque "tolleranza zero" verso la violenza contro le donne, mentre la sua base conservatrice esulta per l'addio

"La Convenzione di Istanbul è stata un'importante iniziativa", ma "ha ormai perso la sua funzione originaria e si è trasformata in una ragione di tensioni sociali", commenta l'associazione di donne islamiche Kadem, di cui la figlia di Erdogan, Sumeyye, è vicepresidente