Il premier britannico snobba l'indicazione tedesca sull'utilizzo in Germania dei farmaci solo sui pazienti under 65. Merkel convoca il 1° febbraio un vertice con case farmaceutiche. Continuano intanto le tensioni tra Bruxelles e il colosso farmaceutico sulla mancata fornitura delle dosi previste. L’Ue chiede lo svincolo dalla clausola di segretezza. L’azienda promette “impegno a coordinamento più stretto su consegne". Secondo alcune fonti, il verdetto per l'approvazione europea arriverà venerdì
Continuano le tensioni legate al vaccino di AstraZenca. Il premier britannico Boris Johnson snobba l'indicazione tedesca sull'utilizzo per ora in Germania dei vaccini anti-Covid dell'azienda solo sui pazienti sotto i 65 anni e assicura che i dati della somministrazione britannica - in corso già da diverse settimane - testimoniano di "una buona risposta immunitaria in tutti i gruppi di età". Alla domanda se la raccomandazione cautelare tedesca lo preoccupasse, il premier Tory, a margine ha risposto secco: "No. Perché la Mrha, la nostra autorità (di controllo sui farmaci), ha chiarito bene di ritenere che il vaccino Oxford/AstraZeneca sia molto buono ed efficace". La cancelliera tedesca Angela Merkel, nel mentre, ha convocato per lunedì prossimo 1° febbraio un vertice con le aziende produttrici di vaccini. Intanto, nonostante un nuovo incontro tra Ue e Astrazeneca, resta alta anche la tensione sulla mancata fornitura delle dosi previste di vaccini (LO SPECIALE SUI VACCINI).
Le tensioni con l'Ue
La commissaria europea alla salute Stella Kyriakides ieri sera ha twittato: "Scambio costruttivo con Astrazeneca sulle consegne del loro vaccino dopo l'approvazione. L'Ue rimane unita e ferma. Devono essere rispettati gli obblighi contrattuali, i vaccini devono essere consegnati ai cittadini dell'Ue". Kyriakides ha aggiunto che c’è rammarico "per la continua mancanza di chiarezza sul programma di consegna e chiediamo ad Astrazeneca un piano chiaro per la consegna rapida della quantità di vaccini che abbiamo riservato per il primo trimestre. Lavoreremo con l'azienda per trovare soluzioni e fornire rapidamente vaccini” (COVID: LO SPECIALE - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI). Intanto cresce l'attesa per il via libera dell'Agenzia europea dei medicinali Ema al vaccino Oxford-AstraZeneca-Irbm: la decisione sull'autorizzazione al farmaco, secondo alcune fonti, arriverà domani, venerdì 29 gennaio. Il Comitato per i farmaci ad uso umano (Chmp) dell'Ema è riunito dall'inizio della settimana. Il via libera per AstraZeneca era stato annunciato da Ema entro la fine di gennaio.
Astrazeneca: impegno a coordinamento più stretto su consegne
Sul vertice serale di ieri, in una nota, Astrazeneca ha spiegato che “il Ceo Pascal Soriot è stato lieto di partecipare a un incontro con il comitato direttivo dell'Ue sui vaccini. Abbiamo avuto una conversazione costruttiva e aperta sulle complessità di aumentare la produzione del nostro vaccino e sulle sfide che abbiamo incontrato. Ci siamo impegnati in un coordinamento ancora più stretto per tracciare insieme un percorso per la consegna del nostro vaccino nei prossimi mesi, mentre continuiamo i nostri sforzi per portare questo vaccino a milioni di europei senza scopo di lucro durante la pandemia" (PILLOLE DI VACCINO: LE NUOVE PUNTATE). Ancora nessuna soluzione all'orizzonte per i ritardi nelle consegne del vaccino di Astrazeneca, anche se proseguono i contatti per sbloccare la situazione.
Astrazeneca aperta ad ampliamento in Ue, ma "difficile"
Per aumentare la produzione del vaccino anti-Covid, Astrazeneca non esclude l'ampliamento del numero di stabilimenti in Europa - anche per l'infialamento - ma, visti gli alti requisiti necessari, è molto difficile, secondo quanto si apprende in merito alla produzione del vaccino da parte dell'azienda, che sta lavorando per risolvere il problema del rallentamento di resa dello stabilimento in Belgio nella fabbricazione della sostanza attiva.
Scontro Ue-Astrazeneca: “Il contratto sia pubblico”
Ieri, in un’altra riunione con la responsabile Europa dell'azienda, Iskra Reic, Bruxelles era tornata ad insistere sul rispetto dei patti, ha chiesto che il contratto sia reso pubblico, ed ha contestato le motivazioni dei ritardi. Si parla di "un taglio nelle consegne ingiustificato e inaccettabile”e si chiede ad Astrazeneca di fare “arrivare le dosi di vaccino dalle fabbriche del Regno Unito”. Questo potrebbe innescare nuove potenziali tensioni con Londra, a poco meno di un mese dalla Brexit. Ma Boris Johnson, alle prese con curve epidemiche Covid preoccupanti, è rimasto alla finestra, limitandosi a sottolineare: "Siamo molto sicuri delle nostre forniture e dei nostri contratti".
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Attesa per approvazione Ema
Alla vigilia dell'attesa autorizzazione dell'Agenzia europea del farmaco all'antidoto di AstraZeneca, attesa per venerdì, ad incendiare il clima erano state mercoledì alcune dichiarazioni del Ceo, Pascal Soriot. "Non c'è alcun obbligo" sul numero di dosi da fornire all'Ue, visto che nel contratto con gli europei c'è scritto chiaramente: "Best effort". Cioè: "Faremo del nostro meglio", ha detto il chairman della Big pharma, aggiungendo che l'esecutivo britannico ha "la priorità sulle dosi prodotte nel proprio Paese" e che sarà necessario attendere un numero di vaccinazioni sufficiente prima di poter "usare gli stabilimenti britannici anche per la fornitura" ai 27. Una ricostruzione smontata dalla Commissione Ue, che ha richiamato "gli sviluppatori dei vaccini ai loro obblighi morali e contrattuali". "Il 'massimo sforzo possibile'" a cui ha fatto appello Soriot "non è né accettabile né corretto", ha chiarito la responsabile europea alla Salute, Stella Kyriakides. "Abbiamo firmato un contratto di pre-acquisto per fare in modo che producessero determinati volumi di vaccini prima dell'autorizzazione dell'Ema", ha affermato.
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La posizione europea
Bruxelles ha insistito che non c'è una gerarchia negli impianti di produzione tra i quattro elencati nell'intesa siglata, due nel Regno Unito, uno in Belgio, e uno in Germania. Anche quelli britannici rientrano "nell'accordo di pre-acquisto", in base al quale l'Ue ha assunto il rischio d'impresa, finanziando con 336 milioni di euro di soldi pubblici gli stock prodotti prima del via libero al vaccino. Tranche versate per il momento solo in parte, col pagamento, che dipenderà dalle consegne. Inoltre, visto che il contratto lo prevede, c'è l'intenzione di fare ispezioni ai siti produttivi. Quello in Belgio, indicato da Astrazeneca come la fabbrica responsabile dei ritardi, con un taglio delle consegne tra il 50% ed il 60%, ed una riduzione ad un quarto dei numeri da tre cifre, è già stato fatto. I risultati del sopralluogo saranno resi noti nei prossimi giorni.
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