Il premier della Gran Bretagna pessimista sulle trattative con Bruxelles. "Ma voglio negoziare ancora. Pronto ad andare a Parigi e Berlino". Prossimo incontro previsto domenica 13 dicembre
Sembrano complicarsi sempre di più i negoziati tra Unione europea e Gran Bretagna per il dopo Brexit e lo spettro del “no deal” come sbocco delle trattative sulle relazioni commerciali "è una forte possibilità ed è venuto il momento che la popolazione britannica e il mondo del business vi si preparino”. È quanto ha detto oggi 10 dicembre ai media il premier della Gran Bretagna Boris Johnson, commentando per la prima volta di persona l'esito non positivo dell'incontro di ieri sera a Bruxelles con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Johnson ha aggiunto peraltro di voler ancora tentare la strada di un accordo nei prossimi giorni, non escludendo sue visite a Emmanuel Macron o ad Angela Merkel a Parigi e Berlino.
Bojo ribadisce di non voler far saltare la trattativa
L'accordo di libero scambio a cui si mira "non è affatto ancora sul tavolo", ha detto il premier Tory dopo una riunione pomeridiana a Downing Street nella quale ha aggiornato il suo Consiglio dei ministri sulla situazione. Le proposte dell'Ue, ha aggiunto, terrebbero di fatto Il Regno Unito "ingabbiato in una sorta di orbita" di Bruxelles a tempo indefinito e quindi ci sono "forti possibilità" che il negoziato fallisca definitivamente. Detto questo, Johnson ha insistito di voler percorrere "un miglio in più" sulla strada della trattativa prima della scadenza della fase di transizione post divorzio che - come ha ribadito - avverrà il 31 dicembre. Non senza sottolineare la necessità che il Paese nel frattempo completi i preparativi per uno scenario di rottura senz'accordo: o per dirlo con le sue parole, di una futura "relazione all'australiana" con i 27, vale a dire regolata esclusivamente dalle norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
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Il premier della Gran Bretanga: è venuto il momento di prepararsi al cambiamento
"Io penso - ha ripetuto Johnson - che dobbiamo avere molto, ma molto chiaro che vi è ora una forte possibilità che alla fine avremo una relazione con l'Ue molto più simile a quella dell'Australia che non a quella del Canada" (Paese il quale ha sottoscritto di recente un trattato di libero scambio con Bruxelles). "Questo - ha quindi chiosato - non è una brutta cosa, poiché c'è un'abbondanza di modi per poterlo trasformare in un vantaggio per noi. Ma, certo, è venuto il momento per il pubblico e per il business di prepararsi al primo gennaio, poiché, credetemi, il cambiamento in un modo o nell'altro ci sarà".
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Prossimo incontro tra Ue e Regno Unito il prossimo 13 dicembre
Sull'accordo di libero scambio tra l'Ue ed il Regno Unito, quindi, le divergenze tra le parti restano profonde, e le possibilità di successo appaiono sempre più risicate, mentre ora si veleggia verso la nuova scadenza, fissata per domenica 13 dicembre, per una decisone finale. La fumata che si è levata da palazzo Berlaymont al termine dell'incontro di ieri, durato tre ore, è stata di un grigio scuro, tendente al nero. Niente nuova bussola per il negoziato, solo un ultimo tentativo in extremis, forse più per un dovere, che per una reale convinzione. Secondo fonti di Downing street, Johnson e von der Leyen hanno verificato che rimangono "distanze molto ampie", concordando però di far proseguire i negoziati fino a domenica, indicato come termine ultimo per una decisione "ferma" tra deal o no deal. Una "discussione animata e interessante" l'ha definita il comunicato pubblicato dalla Commissione europea, che ha rivelato "posizioni lontane", mentre si avvicina la scadenza naturale del 31 dicembre, quando terminerà il periodo di transizione. Per questo la Commissione Ue è corsa ai ripari pubblicando quattro misure d'emergenza volte a "mitigare alcune delle interruzioni più significative" che si potrebbero verificare dal primo gennaio 2021, nel caso di un no deal. Si tratta di provvedimenti mirati per i collegamenti aerei e stradali, per la sicurezza dei voli e la pesca, con proposte per creare regole e quadri giuridici. Piani d'emergenza messi a punto d'altra parte anche a Londra.