Brexit, i tre nodi da sciogliere nei negoziati Gb-Ue: pesca, concorrenza e governance
A circa un mese dalla fine del periodo di transizione, procedono le trattative tra l’Unione europea e il Regno Unito sulle relazioni commerciali. Si stima che resti ancora da negoziare il 5% dell’accordo
Il periodo di transizione per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea finisce il 31 dicembre e i negoziati sulle relazioni commerciali post-Brexit non sono ancora terminati. Si stima che ci sia ancora da negoziare il 5% dell’accordo
A che punto è la Brexit
La trattativa sembra essere in stallo su tre elementi: pesca, concorrenza e governance. La mancata risoluzione dei nodi fa temere in un “no-deal” a fine anno
La storia dell'Ue
Il timore dei pescatori europei è di non avere più lo stesso accesso alle acque britanniche, ricche di pesce. Per questo motivo l’Ue aveva promesso un rapido accordo sul tema
L'Ue avvia un'azione legale contro il Regno Unito
L'inflessibilità su entrambe le sponde della Manica non ha permesso di conciliare le posizioni di partenza agli antipodi: il versante europeo chiedeva lo status quo nell’accesso all'acque mentre Londra ambiva al controllo totale con quote negoziate ogni anno
L'attività rappresenta solo una parte trascurabile dell'economia dei 27 e del Regno Unito, dal momento che gli europei pescano ogni anno per 635 milioni di euro nelle acque britanniche e gli inglesi per 110 milioni di euro nell’Ue
L'argomento interesserebbe solo alcuni Stati membri, come Francia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca e Irlanda. I britannici vorrebbero sfruttare il vantaggio che possono trarre nei negoziati
Per quanto riguarda la concorrenza, l'Ue sarebbe pronta a offrire a Londra un accordo commerciale senza precedenti che escluda dazi doganali e quote ma non accetterebbe lo sviluppo di un'economia deregolamentata alle sue porte, che competerebbe in modo sleale
Bruxelles non vuole, per esempio, vedere il Regno Unito inquinare un po' di più, quando i produttori del continente devono rispettare rigorosi standard ambientali e la richiesta sarebbe proprio che i britannici si impegnino a non ridurli
L’Ue chiederebbe anche una "clausola evolutiva" per aumentare gli standard minimi nel tempo, in modo che "le regole del gioco" rimangano invariate. Tra le eventualità, ciascuna parte potrebbe suggerire aggiornamenti, che potrebbero poi essere concordati
Altra perplessità dell’Ue sono gli aiuti di Stato. Si teme che il Regno Unito sovvenzionerà per ritorsione le sue imprese e la sua economia, mentre le regole europee sono molto severe. La soluzione potrebbe arrivare da un meccanismo di consultazione in cui ciascuno informerebbe l’altro dei propri progetti di sovvenzione, o anche la definizione di regole comuni
In caso di divergenza su determinati standard, l'Ue vorrebbe poter ricorrere a contromisure unilaterali e immediate come i dazi doganali. Ma Bruxelles avverte che non accetterà un approccio "selettivo" che consentirebbe al Regno Unito di derogare a determinate regole, a scapito di tariffe che Londra sarebbe disposta ad accettare
Londra e Bruxelles non hanno poi ancora raggiunto un accordo sulla "governance" del futuro rapporto, in particolare sui meccanismi da mettere in atto in caso di controversia
La “blindatura” legale del futuro testo è essenziale per gli europei poiché il recente disegno di legge britannico ha rimesso in discussione alcune parti del precedente trattato concluso tra le due parti: il Withdrawal Agreement, che disciplinava l'uscita del Regno Unito il 31 gennaio e il periodo di transizione che termina alla fine dell'anno
La svolta ha seriamente minato la fiducia di Bruxelles. Le due parti stanno negoziando un meccanismo di risoluzione delle controversie. Potrebbe essere istituito un tribunale arbitrale per le violazioni dell'accordo, simile a quello che esiste in altri trattati commerciali in tutto il mondo
Bruxelles potrebbe, d'altra parte, dover rinunciare alla sua volontà di vedere la Corte di giustizia europea (Cgue), che ha sede in Lussemburgo, svolgere un ruolo nel processo per qualsiasi questione relativa al diritto europeo. Da Londra è arrivato un secco no in nome della sua sovranità