Migliaia di messaggi per Li Wenliang che, a inizio dicembre, aveva avvisato sulla pericolosità del virus. Molti dei post sono stati rimossi. L'Anticorruzione del Partito comunista cinese ha inviato un team investigativo a Wuhan per un'indagine
La morte di Li Wenliang, il medico di 34 anni contagiato e tra i primi a lanciare l’allarme sul coronavirus, è diventato un caso in Cina. Sui social media più diffusi nel Paese orientale come Weibo, il decesso di Wenliang è l’argomento più discusso con hashtag come #vogliolalibertàdiparola e post in cui si mischiano cordoglio per la perdita di un medico definito “eroe” e rabbia per come le autorità cinesi avrebbero cercato di oscurare l’avviso dello stesso dottore sulla pericolosità del virus. Una foto del medico e fiori sono stati sistemati davanti all'ospedale di Wuhan dove è morto. La Commissione per l'ispezione disciplinare, l'Anticorruzione del Partito comunista cinese (Pcc), ha annunciato in una nota che un team investigativo sarà inviato a Wuhan per "condurre un'indagine completa sulla questione relativa al dottore Li Wenliang” (LO SPECIALE - I SINTOMI - LE COSE DA SAPERE - LA MAPPA DEL CONTAGIO - GLI EFFETTI SULL'ECONOMIA GLOBALE).
La morte di Li Wenliang
Li Wenliang, infetto da coronavirus, secondo quanto riporta il Guardian che cita una nota dell’ospedale centrale di Wuhan dove il medico ha lavorato, è morto intorno alle 3 di venerdì 7 febbraio orario locale, le 20 di giovedì 6 febbraio in Italia.
L'allarme lanciato dal medico
Il medico, a fine dicembre, quando l’epidemia non si era ancora diffusa, aveva avvisato i colleghi su WeChat sulla pericolosità del misterioso virus. In seguito, secondo quanto spiegato dalla Cnn che ha sentito Li prima del decesso, il dottore è stato convocato dalla polizia a Wuhan il 3 gennaio e ripreso per aver "diffuso voci online" e "messo a repentaglio l'ordine sociale". Li ha dovuto anche firmare una dichiarazione - di cui la Cnn ha visto una fotografia - riconoscendo il suo "reato" e promettendo di non commettere ulteriori "atti illeciti".
Il ritorno in ospedale e il contagio
Li, secondo quanto ricostruito ancora dalla Cnn, quel giorno ha lasciato la stazione di polizia dopo un'ora. Nei giorni seguenti è tornato a lavorare all'ospedale di Wuhan e il 10 gennaio, dopo aver inconsapevolmente trattato un paziente con il coronavirus, ha iniziato a tossire e ad avere febbre. Li è stato ricoverato in ospedale il 12 gennaio. Nei giorni seguenti, le sue condizioni sono peggiorate fin tanto che è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva e gli è stato somministrato ossigeno. Il primo febbraio è risultato positivo al coronavirus e il 3 febbraio è morto. Per la morte la famiglia riceverà un indennizzo di 114 mila dollari.
L’indignazione sui social cinesi
La morte di Li è diventata l'argomento principale sul sito di microblogging cinese Weibo ed è stata ampiamente discussa in gruppi privati di messaggistica WeChat, dove gli utenti hanno espresso indignazione e tristezza. Tra i vari commenti ce ne sono alcuni con la chiamata a scendere in strada e allusioni poetiche alla fallacia del Partito comunista. Molti dei post sono stati subito censurati. "Li è un eroe e ha messo in guardia gli altri sacrificando la sua vita", ha scritto uno dei follower del medico di Wuhan. In un post trasmesso su Wechat ma ora cancellato, citato dal Guardian, si leggeva: "Spero che un giorno potremo scendere in strada con la foto di Li Wenliang".