Secondo la Cnn, i democratici mirano a votare prima del 28 novembre. Intanto trema il capo staff della Casa Bianca Mulvaney, nel ciclone per la mancanza di strategia dopo lo scandalo. Il tycoon si difende: “Impeachment è truffa, dem scandalosi, non fanno nulla su armi”
Negli Usa i democratici stringono i tempi per l’impeachment contro il presidente Donald Trump. Secondo indiscrezioni riportate dalla Cnn, la speranza dei dem è quella di poter votare alla Camera entro la fine di novembre, prima del giorno del Ringraziamento, che cade il 28 di quel mese. Il caso della telefonata di quest’estate tra il tycoon e il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky (LE TAPPE DEL CASO), in cui Trump ha chiesto più volte al suo omologo ucraino di indagare sui Biden, è scoppiato dopo la denuncia di un informatore, un funzionario della Cia in servizio alla Casa Bianca. Nelle scorse ore è anche emerso il primo repubblicano della Camera ad uscire allo scoperto e dirsi favorevole all'indagine per un possibile impeachment di Donald Trump. Si tratta di Mark Amodei, deputato del Nevada, che comunque precisa che si riserva il diritto di decidere, alla luce di quanto sarà rinvenuto, se Trump dovrà essere messo in stato d'accusa o meno (SI DIMETTE INVIATO USA A KIEV).
Trump: “Impeachment è truffa, democratici scandalosi”
Il presidente Usa replica alle accuse via Twitter: "E' scandaloso quello che i democratici stanno facendo", ovvero la "truffa dell’impeachment". Il tycoon accusa i dem di non far nulla sul fronte delle armi e delle infrastrutture. "Come si può procedere con l'impeachment di un presidente che ha creato la migliore economia nella storia di questo Paese? La conversazione con il presidente dell'Ucraina all'Onu, in cui ha detto di non aver ricevuto alcuna pressione, dovrebbe mettere fine a questa caccia alla streghe”, ha concluso Trump.
Prima volta impeachment su legami con Paesi stranieri
Sarebbe la prima volta nella storia statunitense che la battaglia sull'impeachment riguarderebbe i legami di un presidente con un Paese straniero. Mai prima - né per Andrew Johnson né per Richard Nixon né per Bill Clinton - la procedura per la messa in stato di accusa di un presidente aveva riguardato la possibilità che un presidente, in questo caso Donald Trump, abbia potuto sollecitare o accettare l'aiuto di un Paese straniero per realizzare guadagni politici.
Trema capo staff Casa Bianca
Dopo lo scandalo, ora è in bilico la posizione del capo dello staff della Casa Bianca. Donald Trump sarebbe frustrato da Mick Mulvaney e dalla sua mancanza di strategia dopo la pubblicazione del sommario della conversazione telefonica con Zelensky. La frustrazione di Trump sarebbe così elevata che nelle ultime ore avrebbe tenuto una serie di incontri con i suoi consiglieri e legali per trovare una strategia per rispondere agli effetti della telefonata. Nonostante non sia più nelle grazie del presidente, Mulvaney almeno per il momento non rischia di perdere il suo posto: Trump è infatti consapevole che se lo licenziasse non farebbe altro che aumentare le speculazioni e le critiche alla Casa Bianca.