Il lavoro sulla norma che ha scatenato proteste in tutto il Paese è stato un "fallimento totale", ha detto Lam, che però non ne ha annunciato il ritiro definitivo come chiesto dai manifestanti. L'oppositore Joshua Wong: "Un'altra ridicola bugia"
La contestata legge sulle estradizioni del governo di Hong Kong "è morta". A dirlo, dopo settimane di proteste che hanno infiammato il Paese (FOTO - I MOTIVI DELLE PROTESTE), è la governatrice dell'ex protettorato britannico, Carrie Lam, ammettendo che il lavoro sulla norma è stato un "fallimento totale". Ma l'annuncio non ha placato i manifestanti: il gruppo Civil Human Rights Forum ha detto che le proteste continueranno fino al ritiro formale della legge e uno dei principali attivisti, Joshua Wong, ha definito su Twitter "un'altra ridicola bugia" le parole di Lam.
La governatrice non annuncia il ritiro definitivo
Lam ha escluso che il governo di Hong Kong voglia riavviare il processo nel Consiglio legislativo: "Lo ripeto, non esiste un piano del genere - ha detto -, la legge è morta". Ma, osservano diversi media internazionali, non ha annunciato il ritiro definitivo della norma come chiesto dai manifestanti. L'intenzione della governatrice, secondo la Bbc, sarebbe lasciare che il disegno di legge - che è già stato sospeso a tempo indeterminato - resti nel limbo fino alla fine della sessione legislativa in corso, quando morirà di default.