Dopo la terza bocciatura di ieri alla Camera dei Comuni britannica, la premier non si sarebbe rassegnata e punta a riproporre il suo accordo presentandolo ancora la settimana prossima a Westminster in un ballottaggio con il piano B alternativo d'iniziativa parlamentare
Theresa May non sembra volersi rassegnare, nemmeno dopo la terza sconfitta di ieri ai Comuni del suo accordo sulla Brexit. Secondo fonti di Downing Street citate dai principali media britannici, la premier Tory non crede che l'intesa sia morta del tutto, come le chiedono di riconoscere le opposizioni, e vuol continuare a cercare consensi alla Camera. La sua convinzione è data dalla riduzione dello scarto nella sconfitta, dai 203 voti di gennaio ai 58 di ieri. Secondo le fonti la May sarebbe convinta che "si sta andando nella giusta direzione”. L'offerta dell'Ue di rinvio dell'uscita al 22 maggio è ormai decaduta e a Londra resta tempo solo fino al 12 aprile. Il piano del governo sarebbe ora quello di provare a riproporre l'accordo proponendolo di nuovo la settimana prossima a Westminster in un ballottaggio con il piano B alternativo d'iniziativa parlamentare che potrebbe emergere dalla nuova sessione di “voti indicativi” dell'aula di lunedì. È "probabile che Theresa May ci voglia riprovare", conferma Laura Kuenssberg, political editor di Bbc. Ma - avverte - "è una decisione presa nel bunker mentre il cerchio si stringe" (URI GELLER: FERMO BREXIT CON LA TELEPATIA - IL REPORTAGE DAL TAMIGI - LE TAPPE)..
La terza bocciatura alla Camera dei Comuni
Nella giornata di venerdì 29 marzo, la Camera dei Comuni britannica ha rigettato per la terza volta l'accordo della premier May sulla Brexit, con 344 no contro 286 sì. Ad affossare la leader britannica sono stati 34 “ribelli" Tory. "E' quasi certo adesso che noi si debba partecipare alle elezioni europee", ha detto May, che non si è dimessa pur definendo "grave" l'esito della votazione.
Gli scenari
Il leader laburista all'opposizione ha ribadito che l'accordo va cambiato e che "se May non può accettarlo deve andarsene e consentire al Paese di decidere il suo futuro attraverso elezioni generali". A questo punto, entro il 12 aprile, il Regno Unito dovrà decidere se chiedere a Bruxelles una nuova proroga della Brexit oppure procedere a un'uscita "no deal", senza alcun accordo. Lo scenario "no deal" a partire dalla mezzanotte del 12 aprile "è quello più probabile", sostiene la Commissione europea in una nota nella quale si "rammarica del voto negativo arrivato dalla Camera dei Comuni". In caso di "no deal", precisa la Ue, non sono previsti "accordi settoriali e parziali". Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha intanto convocato un vertice il 10 aprile.
Usa a Gb: non si preoccupi di un “no deal”, noi ci siamo
John Bolton, consigliere di Donald Trump per la sicurezza nazionale, citato dall'emittente britannica Sky News, ieri ha detto che il Regno Unito non deve preoccuparsi per l'ipotesi di una Brexit senza accordo, perché gli Stati Uniti sono pronti e "impazienti" per stipulare un accordo commerciale con Londra, una volta questa sia fuori dall'Ue, anche nello scenario di un “no deal”.