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Brexit: May offre dimissioni in cambio dell’ok al suo accordo

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Nel corso di una riunione dei Tories, la premier si è detta “pronta a lasciare l'incarico in anticipo pur di assicurare una Brexit ordinata”. Per abbandonare il posto però, chiede il via libera della sua maggioranza all'accordo di divorzio dall'Ue già bocciato due volte

"Sono pronta a lasciare l'incarico in anticipo pur di assicurare una Brexit ordinata”. Sono queste le parole con cui Theresa May si è rivolta oggi ai deputati del gruppo Tory riuniti nel comitato 1922, stando a fonti citate da SkyNews. La premier, secondo le attese, ha in sostanza formalizzato l'intenzione di dimettersi prima del previsto in cambio di un via libera della sua maggioranza all'accordo di divorzio dall'Ue già bocciato due volte ai Comuni. Le fonti non citano però l'indicazione d'una data precisa. In mattinata la May aveva detto di considerare ancora il suo accordo di divorzio la migliore soluzione per "attuare il risultato del referendum sulla Brexit” (URI GELLER: FERMO BREXIT CON LA TELEPATIA - IL REPORTAGE DAL TAMIGI - LE TAPPE).

May offre dimissioni

"Ho capito che c'è voglia di un approccio diverso e di una nuova leadership per la seconda fase dei negoziati e io non mi opporrò a questo", ha detto May ai deputati secondo quanto si legge sull'estratto del discorso reso noto da Downing Street. "So che qualcuno è preoccupato che se votate a favore dell'accordo, io lo prenderò come un mandato per fiondarmi nella seconda fase senza il dibattito di cui invece abbiamo bisogno. Non lo farò, ho ascoltato ciò che mi avete detto. Ma dobbiamo approvare l'accordo e realizzare la Brexit", ha proseguito la premier nel suo discorso. “Chiedo a tutti i presenti in questa stanza di sostenere l'accordo così che possiamo portare a termine il nostro dovere storico: realizzare la decisione del popolo britannico e lasciare l'Unione europea con un'uscita lineare e ordinata", ha concluso May (LA PREMIER BOCCIA IL REFERENDUM BIS).

Brexit: 8 piani B al voto dei Comuni

Sono ben 8 le proposte parlamentari di piano B sulla Brexit alternative all'accordo di Theresa May ammesse oggi dallo speaker John Bercow al voto indicativo ai Comuni. Una varietà che comprende opzioni di Brexit più soft (con permanenza nell'Unione doganale o nel mercato unico); più hard (modello 'trattato di libero scambio col Canada' o con uscita no deal 'gestita'); ma anche di un secondo referendum o di revoca del divorzio da Bruxelles. Le 8 opzioni - più numerose delle 6 che si prevedeva Bercow potesse al massimo ammettere - saranno inserite in una scheda. E lo speaker si è sentito in dovere di puntualizzare che saranno invalidati i voti di quei deputati che dovessero marcare la medesima proposta sia con un 'sì' sia con un 'no'. Non è previsto un quorum minimo e anche se il voto non avverrà con la tradizionale divisione (division) tra favorevoli e contrari nell'atrio (lobby) di Westminster, non sarà neppure segreto con la registrazione delle scelte dei singoli parlamentari: prassi costante nel Regno Unito in nome della trasparenza nei confronti degli elettori dei loro collegi. Il Partito Conservatore, come si era capito da ieri, lascerà libertà di voto per non aggravare le divisioni interne. E il governo si asterrà abbassando la soglia richiesta per una eventuale maggioranza (LA MARCIA DEI NO BREXIT).

Governo rigetta formalmente petizione su revoca Brexit

Intanto il governo britannico ha formalmente rigettato la petizione in favore della revoca dell'articolo 50, e quindi della Brexit, che si è chiusa con il sostegno record di 5,8 milioni di firme e che sarà discussa (senza voto) lunedì in Parlamento. Un numero "considerevole", ha riconosciuto il ministero per la Brexit, ma che non cancella la volontà maggioritaria pro-Leave espressa nel referendum del 2016 "da 17,4 milioni di elettori", né la "fermezza politica del governo di onorarne" il risultato. 

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