Il quotidiano americano riporta il dato che emerge da un test sulla tragedia avvenuta lo scorso ottobre su un volo Lion Air. Il sistema automatico è al centro delle indagini così come per il caso dell'Ethiopian Airlines
Meno di 40 secondi per salvarsi. Tanto sarebbe stato il tempo a disposizione dei piloti ai comandi del Boeing 737 Max 8 della Lion Air, precipitato nell’ottobre 2018 in Indonesia. Il dato, riportato dal New York Times, emerge da simulazioni di volo realizzate per far luce sulla dinamica dell'incidente costato la vita a tutte le 189 persone a bordo del modello del velivolo uguale a quello precipitato nella strage in Etiopia, in cui sono morte 157 persone, tra cui otto italiani (INCIDENTI AEREI, I DATI DEGLI ULTIMI 40 ANNI).
La simulazione del disastro
I test hanno simulato una situazione di crisi identica a quella che secondo gli inquirenti hanno vissuto i loro colleghi della compagnia indonesiana. Risultato: in quella manciata di secondi i piloti della Lion Air avrebbero dovuto annullare il sistema automatico di prevenzione del blocco dei motori (denominato MCAS) del Boeing che era stato attivato a causa del malfunzionamento di un sensore.
Sotto accusa il sistema automatico
Non solo il pochissimo tempo a disposizione, per scongiurare il disastro. Sul volo della Lion Air, ad aggravare la situazione anche il fatto che i piloti non avevano ricevuto un addestramento adeguato sul funzionamento del sistema automatico. Proprio il sistema MCAS è al centro delle indagini e del ruolo che ha avuto sia nella sciagura in Indonesia, sia in quella del 10 marzo dell’Ethiopian Airlines.