Giulio Regeni, il tweet della madre per il compleanno: "Ti hanno rubato la vita"

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Oggi il ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto nel 2016 avrebbe compiuto 31 anni. Secondo il procuratore di Roma Pignatone l'inchiesta è sostanzialmente bloccata, visto che non ci sono stati passi o aperture dall'autorità giudiziaria del Cairo

“Caro Giulio, ti hanno rubato la vita, sarebbero 31!”. Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni (CHI ERA), il ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto nel 2016, ha voluto ricordare il figlio con un tweet e l'hashtag #veritapergiulioregeni. I genitori di Regeni continuano, infatti, a chiedere risposte. Oggi il ragazzo avrebbe compiuto 31 anni e, per l’occasione, dall’account Twitter “Verità per Giulio” arriva una dedica: “T'insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece. Caro Giulio, oggi avresti compiuto 31 anni. E avresti dato ancora tanto splendore a questo mondo buio e impazzito. Ovunque tu sia buon compleanno”. Intanto il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone nel corso di un'audizione al Copasir ha detto che la situazione è sostanzialmente bloccata per quanto riguarda l'inchiesta della procura di Roma sull'uccisione di Regeni. Dopo l'iscrizione nel registro degli indagati di 5 esponenti di servizi segreti e polizia investigativa egiziani, da parte delle autorità giudiziarie del Cairo non ci sono stati passi o aperture, mentre da parte italiana è stato fatto tutto il possibile.

L’omicidio di Giulio Regeni

Ricercatore dell’Università di Cambridge, Giulio Regeni nel 2016 era in Egitto per preparare la tesi di dottorato. Il 25 gennaio scomparve e il suo cadavere fu poi ritrovato il 3 febbraio su un cavalcavia dell’autostrada per Alessandria d'Egitto, a 25 chilometri dal Cairo. Il corpo presentava segni di tortura, con tagli sul naso e sulle orecchie e ferite sulla testa e la schiena. Le indagini tra Roma e l’Egitto sono proseguite in un susseguirsi di accuse e smentite fino ad arrivare, a inizio dicembre del 2018, all’iscrizione ufficiale di 5 persone nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa e tortura del ragazzo. Tra gli indagati ci sono ufficiali appartenenti al dipartimento di Sicurezza nazionale e all'ufficio dell'investigazione giudiziaria del Cairo. Il coinvolgimento degli 007 egiziani sarebbe stato dimostrato anche dall’analisi dei tabulati telefonici da cui risulta che il giovane ricercatore italiano venne pedinato e controllato almeno fino al giorno della sua scomparsa.

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