Critiche dal Cairo al presidente della Camera, che ha annunciato l'interruzione delle relazioni con l’Egitto se non ci sarà una svolta nel caso del ricercatore ucciso. Di Maio: Risposte entro l’anno o trarremo conclusioni. Moavero Milanesi convoca ambasciatore egiziano
Il Parlamento egiziano si è detto sorpreso e rammaricato per " le dichiarazioni e l'atteggiamento ingiustificabile" del presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, che ieri ha annunciato di voler interrompere le relazioni con l'Egitto fino a quando non ci sarà una svolta nelle indagini sul caso dell'omicidio di Giulio Regeni (CHI ERA) e un processo che sia risolutivo. Una posizione, quella di Fico, condivisa dal vicepremier Luigi Di Maio, che ha detto che se dal governo egiziano non dovessero arrivare risposte entro l'anno "ne trarremo le conclusioni", eventualmente anche sulle attività dell’Eni nel Paese perché "tutto ne risentirà". Inoltre, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha formalmente convocato alla Farnesina l'Ambasciatore dell'Egitto in Italia, Hisham Badr, per sollecitare le autorità egiziane ad agire rapidamente al fine di rispettare l'impegno, assunto ai più alti livelli politici, di fare piena giustizia sull’omicidio di Regeni.
L’Egitto: iniziativa unilaterale e controproducente
In una nota della Camera dei rappresentanti egiziana, si legge che quella di Fico è “una scelta ingiustificata, ancora di più se si considera che arriva dopo l'incontro tra le magistrature dei due Paesi, in cui è stata confermare la collaborazione sul caso". I deputati egiziani sottolineano che "le indagini procedono in modo costruttivo, così come la collaborazione tra i due Paesi". Inoltre, aggiunge il Parlamento del Paese nordafricano, si tratta di "un'iniziativa unilaterale che rappresenta una fuga in avanti che non è utile agli interessi dei due Paesi e non contribuisce a raggiungere la verità e ottenere giustizia".
Il deputato egiziano Radwan: l'Italia ha bisogno dell'Egitto, Fico non può farlo
Intanto il deputato Tarek Radwan, ex presidente della commissione Esteri e attualmente presidente della commissione Affari africani, fa sapere che Fico non ha comunicato alcun provvedimento ufficiale al Parlamento egiziano sull'interruzione dei rapporti tra i due Paesi. "L'ultimo provvedimento del Parlamento italiano sull'Egitto risale al 2016 - ha detto Radwan - e comunque il presidente Fico non ha il potere di interrompere le relazioni, una prerogativa che spetta al governo". Inoltre, ha aggiunto il deputato, "l'Italia ha bisogno dell'Egitto per tutta una serie di questioni urgenti, tra cui la gestione della crisi libica: lo dimostra anche la partecipazione del presidente Abdel Fattah al Sisi alla Conferenza di Palermo per la Libia".
Moavero Milanesi: forte inquietudine in Italia
Il ministro degli Esteri, spiega una nota della Farnesina, ha sottolineato all'ambasciatore egiziano che gli esiti della riunione svoltasi nei giorni scorsi a Il Cairo tra magistrati italiani ed egiziani hanno determinato una forte inquietudine in Italia e ha nuovamente ricordato che la ricerca della verità e l'individuazione dei responsabili dell'efferato crimine restano prioritarie per le Istituzioni italiane. L'ambasciatore, da parte sua, ha manifestato la volontà del Cairo di proseguire la cooperazione giudiziaria tra le due Procure e ha assicurato che l'impegno del suo governo per fare luce sul caso non può essere messo in discussione, che la collaborazione giudiziaria, come riaffermato anche in occasione dell'ultima riunione a Il Cairo, deve assolutamente continuare e che è intenzione delle Autorità egiziane proseguire le indagini nonostante le difficoltà riscontrate. "Nei mesi scorsi abbiamo ricevuto rassicurazioni" dall'Egitto, aveva detto precedentemente Moavero Milanesi, "per cui le notizie emerse dagli ultimi incontri tra le due procure sono effettivamente delle notizie deludenti rispetto alle rassicurazioni ricevute".
La Procura di Roma indagherà sette agenti dei servizi segreti egiziani
Lo sviluppo politico sui rapporti tra Italia ed Egitto è arrivato ieri, dopo l’incontro al Cairo tra gli inquirenti italiani e quelli egiziani, insieme alla notizia che la Procura di Roma procederà a iscrivere nel registro degli indagati sette agenti dei servizi segreti egiziani. Nei loro confronti i pm contestano il reato di sequestro di persona e il loro coinvolgimento è legato anche all'analisi dei tabulati telefonici. Si tratta di soggetti che avrebbero di fatto messo "sotto controllo" Regeni, a partire dal dicembre del 2015, con una serie di attività culminate con la registrazione video di un colloquio tra il sindacalista Mohamed Abdallah e il ricercatore, avvenuta il 7 gennaio di quasi tre anni fa.